22
Agosto appartiene al tempo del mito. Si colloca fuori dai calendari, si sottrae alle regole dell’utile.
Il figlio del Cacciatore emerge dall’acqua con un polpo in mano.
«L’ho preso, papà, l’ho preso!»
Il Cacciatore si avvicina soddisfatto e glielo toglie di mano, con uno strappo per evitare che si avvinghi a lui. Lo afferra per i tentacoli e gli sbatte la testa contro la roccia, con colpi secchi e violenti.
«Bisogna farlo subito, così la carne diventa bella morbida.»
Il bambino osserva serio.
Poi il padre prende la testa del polpo, infila i pollici nella cavità e la rivolta come un calzino. Pulisce la materia scura aggrappata alle pareti e ancora tremolante.
«Rigiralo e dagli qualche altro colpo tenendolo dai tentacoli. Sentirai la carne che si rilassa sempre di più.»
Il figlio obbedisce.
«Senti com’è morbido?»
«Sì.»
I tentacoli penzolano inerti. Un antipasto tra i più gustosi, le granfe di purpo con il limone.
«Hai capito? Gli devi spaccare la testa.»
«Sì.»
«Il prossimo lo fai da solo.»
Il bambino annuisce, gli occhi rivolti a terra.
Lui voleva costruire i castelli con la sabbia.