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Il mare la notte desidera l’abbraccio del porto e lo impregna di sé come in un rito amoroso in cui le mani sembrano moltiplicarsi. L’odore dei cespugli di gelsomino si mescola alla tenebra, più intenso se la vampa del giorno appena spento è stata maggiore. Lungo una strada solitaria si scorgono due sagome scolorite.
Dario parla con una ragazza le cui labbra sono tutta una promessa di carne. Dario ha una decina d’anni e il viso di un bambino che diventerà un bel ragazzo. Le braccia e le gambe sono magre ma proporzionate a un corpo troppo acerbo persino per essere efebico. La dolcezza dello sguardo è dono di una malinconia amara. I capelli ricci gli si affollano sulla fronte come la schiuma sugli scogli.
«Che ci fai con sti piccioli?»
«Ci compro un sacco di vestiti, di cose che mi piacciono. E ci do da mangiare ai miei. Tu?»
«Io ci compro una pistola.»
«Per fare?»
«Per ammazzare chi mi ha messo qui e andarmene.»
«Dove?»
«Dove mi porterà il vento, con le ali che sto costruendo.»
Il silenzio per un attimo diventa complice dei rumori lontani della città. Qualche televisore acceso balbetta luci e voci dalle finestre aperte. A questo punto il mare dovrebbe alzarsi, coprire tutto il porto e lavarlo do ogni detrito umano. Ma il mare è troppo ignorante di ciò che capita sulle coste che leviga.
Una macchina entra nella via, sgretola i cocci di bottiglie disseminati sull’asfalto e si avvicina lentamente. Un uomo sulla cinquantina con la barba sfatta e i capelli sudati guarda Dario e gli fa cenno di salire.
Lui sorride alla ragazza imitando una pistola con il pollice e l’indice. Sale sulla macchina che si perde nel buio, tra arbusti e oggetti abbandonati: frigoriferi, carcasse di macchine, divani.
Dario si mette in tasca i soldi e se ne va a piedi, cammina come un sonnambulo.
Presto comprerà una pistola e le ali saranno pronte.
Nel buio si sdraia in riva al mare e si addormenta immaginando la storia che gli ha raccontato Lucia. La storia di quel ragazzo che, per fuggire da un mostro, ottiene dal padre le ali costruite con penne e cera e se ne vola via. Volerà via come quel ragazzo, ma lui non si avvicinerà troppo al sole. Quell’ultimo sforzo di immaginazione vince anche la speranza che lo tiene desto e lo precipita nel sonno.
E sogna che una donna uscita dal mare lo tenga tra le braccia e lo porti in fondo. Il mare gli si avvicina con la risacca notturna, sembrerebbe quasi volerlo accontentare e nasconderlo dentro di sé, risparmiandogli la luce amara di un altro giorno.