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Il Cacciatore taglia a pezzi la carne di un capretto.
«Il capretto di latte ha la carne più tenera dell’agnello. Carne finissima è. Il sapore e l’odore sono meno intensi, per questo bisogna cuocerlo bene con il vino e le spezie giuste. Si scioglie in bocca.»
«Di latte significa che è piccolo?»
«Sì, ma soprattutto che gli dai da mangiare solo latte, niente erba. La vedi la carne di che colore è?»
Il coltello taglia le fibre rosate con meticolosa perizia. La pelle giace ammucchiata in un angolo simile a un vestito dismesso. Il capretto sembra sempre più nudo e spudorato. Con l’occhio perso nel vuoto e la lingua strizzata tra i denti, inerte.
Il Cacciatore tira fuori le interiora che guizzano tra le mani, come vive. Seziona con la fermezza di un chirurgo. I muscoli dell’animale cedono compatti sotto la lama affilata. Il grasso è bianco e sodo e la carne trema come se quei tagli ferissero ancora.
«Devi fare un lavoro.»
«Dimmi» replica Nuccio mentre osserva la punta del coltello recidere i tendini che legano la carne alle ossa.
Poi il Cacciatore affonda le mani nella cassa toracica dell’animale e fruga. Quando le tira fuori, stringono un cuore piccolo che gronda sangue.
«Questo, fatto a pezzetti con fegato, polmoni, rognoncini e animelle, sale, cipolla tritata e foglie d’alloro, è una cosa del paradiso.»
Raccoglie tutte le frattaglie in un recipiente in cui galleggiano immerse nel sangue. Adesso del capretto rimane solo la carne morbida.
«Dobbiamo bruciare qualche porta.»
«E che ci vuole? Cose di picciriddi.»
«Sta’ attento, Nuccio, sei troppo sperto, troppo sicuro di te. Non fare minchiate.»
«Con me puoi stare tranquillo.»
«Una volta c’era un imperatore romano che si divertiva a uccidere i suoi schiavi nel prato davanti alla reggia, semplicemente perché gli piaceva vedere il sangue fresco luccicare sull’erba verde.»
«Chi te la disse sta storia?»
«Non ricordo, l’ho letta da qualche parte, o era nel libro di storia di mio figlio e me l’ha raccontata lui.»
«E perché me la dici?»
«Perché noi queste cose non le facciamo. Quell’imperatore finì ucciso dalle sue stesse guardie. Gli tagliarono la testa mentre cercava di scappare in una latrina. Trascinarono il corpo nudo per tutta la città e alla fine lo gettarono nel fiume.»
«Se l’era meritato.»
«Sì. Se l’era meritato.»
Con un colpo secco il Cacciatore taglia il collo del capretto e la testa rimbalza sul tavolo, viva, per un attimo, come consapevole di quell’ultima offesa.