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Nella vasca da bagno vuota una ragazza nuda sfrega un sapone secco sulle cosce, come se cercasse di lavare qualcosa di invisibile. Non scorre acqua.
«Mamma! Cosa mangiamo oggi?» urla Francesco in piedi davanti al bagno, con l’orecchio appiccicato alla porta.
Maria continua a sfregare. Una ragazza sola, con un bambino di sei anni e senza un vestito da sposa nell’armadio. Bellissima, con gli occhi scuri nascosti dai capelli lunghi. Una bellezza da fiaba, tutta sbagliata per la realtà.
«Mamma? C’ho fame» insiste il bambino, più per aver risposta che per affermare il suo bisogno.
«Arrivo, arrivo, Francesco. Mi sto lavando. Guarda i cartoni.»
«Va bene, ma che cosa mi fai? Io c’ho fame.»
«Il pescespada.»
«Ma a me non piace il pesce!»
«E io la spada ti do, non il pesce.»
«Dài, mamma! Non mi piace.»
«Quello c’è.»
«Allora io non mangio, e tu sei cattiva.»
Maria tace, mentre sfrega il sapone e non sa se è più una madre cattiva o una cattiva madre.
Francesco dà un calcio alla porta e scoppia a piangere.
«Io non lo volevo uccidere il cane, mamma, non volevo.»
«Quale cane?»
Il bambino singhiozza contro la porta.
Maria apre e lo prende in braccio.
«Io non voglio rompere tutto, io voglio aggiustare le cose, non romperle.»
«Ti aiuto io, amore mio, gioia mia.»
Entra nella vasca insieme a lui. Apre il rubinetto e l’acqua lo bagna così com’è, ancora vestito. Francesco cerca di difendersi, ma la mamma lo tiene stretto e gli fa il solletico per vincere ogni resistenza.
Lui ride e la stringe. Si aggrappa al suo calore, al suo grembo, capace di riparare ogni cosa, come accade alle madri, anche a quelle che lo sono loro malgrado.
Ci sono posti dove l’inferno non può arrivare, neanche all’inferno.