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I giorni si susseguono in un calendario di luce e di tenebra.
I preparativi per la festa del 25 luglio sono ormai febbrili.
Lucia sta allestendo degli striscioni con l’aiuto di Dario, che ha mani abili e precise. Ogni tanto lui si ferma e resta a fissare il nulla, con il pennarello in mano, come se non ricordasse la lettera giusta da aggiungere.
«Dai, Dario, abbiamo poco tempo» lo risveglia Lucia.
Lui la guarda serio.
«Che guardi?»
«Puoi abbracciarmi?»
Lucia si avvicina e lui le si getta tra le braccia, affondando il viso nel petto di lei. Singhiozza senza ritegno e si stringe di più, sino a farle male.
«Ma che hai, Dario? Che è successo?»
Lui si stacca lentamente ma non riesce a sollevare gli occhi da terra. Poi, pieno di vergogna, scappa.
«Papà, mi metti sulle spalle?» chiede il bambino.
«Perché?»
«Così vedo. Da qui non si vede niente! Sono troppo nico.»
«Bravo. Dove non arrivi tu, arriva tuo padre.»
Lo solleva e se lo adagia sulle spalle. Il bambino gli si aggrappa alla fronte. D’improvviso gli si spalanca davanti la distesa blu, prima nascosta dalle capanne che nei mesi estivi trasformano la spiaggia di Mondello in un fortino colorato e inespugnabile.
«Miii, che bello! Si vede tutto il mare.»
«Ti piace?»
«Sì, papà. È bellissimo. Io voglio vedere tutto così.»
«E tu basta che me lo chiedi e ci penso io.»
«Me lo compri un gelato?»
«Solo se ti comporti bene.»
«Io sempre mi comporto bene.»
«Insomma, ogni tanto fai i capricci.»
«Ma io sono un bambino e ogni tanto i bambini li fanno i capricci. Tu non li facevi?»
«Ogni tanto. Vero è.»
«Allora me lo compri il gelato?»
«Miii, siamo fatti sperti, eh. Andiamo. Con la panna o senza?»
«Con la panna! Sennò che gelato è?»
Il bambino sussulta sulla schiena del padre, come se andasse al trotto.
Il Cacciatore asseconda il movimento del figlio e gli tiene strette le gambe, con le mani forti di padre.
Dopo aver affidato il lavoro a un altro bambino, Lucia si mette in cerca di Dario. Lo trova seduto per terra in disparte a guardare il vuoto.
«Che succede?»
Lui non risponde, scuote la testa, quasi senza accorgersene.
Lucia gli prende il viso e lo solleva.
«Che hai?»
«Mi fanno male, Lucia. Mi fanno sempre male.»
«Chi?»
«I grandi.»
«Ma chi?»
Dario abbassa gli occhi, e per l’ennesima volta il silenzio se lo prende.