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L’inferno non esiste. E se esiste è vuoto. Dicono.
Vivono forse in quartieri con giardini e scuole. Ignorano.
Inferno sono gli enormi palazzi di cemento, alveari screpolati e abbandonati dalla bellezza, che fanno di cemento l’anima che li abita.
L’inferno si annida nei sotterranei di questi palazzi stipati di polvere bianca tagliata alla meglio e carne umana in saldo.
L’inferno è fame mai soddisfatta di pane e di parole.
Inferno è un bambino sfregiato da fuori verso dentro, dalla pelle fino al cuore.
Inferno è il lamento degli agnelli accerchiati dai lupi.
Inferno è il silenzio degli agnelli sopravvissuti.
Inferno è Maria madre a sedici anni, prostituta a ventidue.
Inferno è Salvatore che ha poco pane per i figli e per la vergogna quel poco se lo beve.
Inferno sono vie senza alberi e scuole e panchine su cui parlare.
Inferno sono strade da cui non si vedono le stelle, perché non è concesso alzare gli occhi.
Inferno è una famiglia che decide chi e che cosa sarai.
Inferno è la consapevolezza fredda della disperazione altrui.
Inferno è farla pagare ad altri perché sentano il sapore amaro che mastichiamo.
Inferno è quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro.
Inferno è ogni bellezza volontariamente interrotta.
Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello in mano, perché all’inferno non voleva più starci e sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfalto.
Inferno è l’amore possibile ma mai inaugurato.
Inferno è odiare la verità, perché amarla ti costerebbe la vita.
Inferno è Michele con la schiuma alla bocca e gli occhi bruciati da un’overdose solitaria.
Inferno è un vecchio senza nome morto da giorni in casa sua, senza che nessuno se ne accorga.
Inferno è non vedere più l’inferno.
In questo quartiere di questa città di uomini governano due demoni.
Non hanno nomi esotici. Astaroth, Malebranche, Gog e Magog… No.
Miseria. Ignoranza. Così si chiamano. Come cavalieri dell’Apocalisse.
Misericordia e Parola basteranno ad arginarli?
L’inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno la tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perché hanno più cara la vita di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perché se la parola non salva lo dovrà fare il sangue.
Inferno è un padre che toglie la vita ai figli.
L’inferno esiste ed è pieno.
Non è al di là, ma al di qua, con mappe e indirizzi. Su Tuttocittà 1993.