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I giorni che seguono li vive nella distanza. Ci sono le cose consuete e rassicuranti dell’estate. Gli amici, il mare, i discorsi con papà e mamma, le uscite in gommone con Manfredi, le birre ghiacciate e le granite. Giorni sottratti al tempo dell’utile e donati al tempio delle divinità locali: Bellezza e Abbandono.

È una notte di stelle e di mare quella di san Lorenzo del 1993. Una di quelle notti in cui dovrebbe esserci luce, tanto l’universo è pieno di galassie, che conoscono il tempo che c’era prima del “c’era una volta”. E invece vediamo il buio perché la luce non è abbastanza veloce per raggiungere i nostri occhi fiacchi, ma in verità, in realtà, tutto è luce nella notte.

Non c’è vento a deviare la traiettoria delle stelle che si sganciano dal firmamento. Sono stelle piene di ricordi ordinari, che rivivono come fossili dissotterrati.

Il ragazzo ricorda la professoressa di scienze, fissata col fatto che metà del programma di chimica lo si impara guardando le stelle, dato che il nostro sistema solare è nato da una esplosione stellare. Gli elementi si sono sparsi e aggregati, in condizioni uniche nel nostro pianeta.

I fuochi del cielo precipitano e nei frammenti di ogni stella che decade gli elementi della vita si rimescolano in forme rinnovate e insospettabili: Lucia, i bambini, don Pino, il dolore, la fuga, la paura, il sangue…

E tutte queste cristallizzazioni dell’essere non possono fare a meno dei nostri occhi per non precipitare nel nulla.

La bambina le osserva, curiosa di scoprire cosa c’è dietro il mare, nel punto in cui finiscono tutte le stelle. E lo racconta a Bambola, che, paziente e silenziosa, ascolta tutto.

Don Pino ringrazia per un cielo acceso come un fuoco d’artificio in quella festa dei figli degli uomini, e il suo desiderio è avere la forza del firmamento per continuare ad amare.

Maria e Francesco aspettano la vita felice che arriverà, anche se nessuno gliel’ha promessa. E Maria quella notte non vuole che nessuno bussi alla loro porta, per questo il campanello suona invano e le luci sono spente.

Manfredi e Costanza progettano mille vite felici e nomi di bambini.

Lucia fa a gara con i fratellini a chi ne vede di più, perché anche da Brancaccio si vedono cadere le stelle e sorgere i desideri.

Il Cacciatore le indica ai suoi figli e, se potesse, gliele andrebbe a prendere.

Dario è fuggito dalla strada dove il suo corpo è in vendita e vuole fare incetta di stelle per convincere il destino che c’è un’alternativa. E le sue ali sono quasi pronte.

Serena non ha la forza neanche di guardare fuori, incapace di decidere se andare a parlare con don Pino. Non c’è un Dio di cui fidarsi in quel cielo.

Totò dorme da un pezzo, ugualmente beato.

Anche Nuccio le guarda, si ricorda di quando era bambino e sua madre gliele mostrava. Ma sua madre non c’è più da troppo tempo.

In quella notte sembra che niente possa cancellare lo spasimo di ognuno nella città di stelle.

A ogni vita la sua attesa e a ogni giorno il suo spasimo.

Ma chi degli infiniti destini e desideri si prende cura, chi di questi giorni tiene il conto, perché nulla vada perduto?

Ciò che inferno non è
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