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«Questo è per te.»
«Cos’è?»
«Un libro.»
«Lo vedo.»
«Il Canzoniere di Petrarca. Il mio poeta preferito. Te lo avevo portato l’altra volta, ma poi un pugno mi ha fermato.»
Lucia prende il libro, lo apre, lo annusa.
Poi lo sfoglia.
«Non ho mai letto un libro di poesie. Un libro fatto tutto di poesie.»
«È uguale agli altri libri, è come se i capitoli fossero più brevi.»
«Perché me lo hai portato?»
«Perché ti piacciono i libri e io ne ho tantissimi. O forse per farmi perdonare.»
«Perché proprio questo? Petrarca a scuola mi è sembrato un po’ noioso.»
«Perché parla dell’amore per la donna a cui lui dedica queste poesie.» Mi torturo le mani e sento il viso avvampare.
«E come va a finire? Non mi ricordo.»
«Non tanto bene.»
«Perché?»
«Lei muore.»
«E lui?»
«Lui continua ad amarla, la ricorda, e scrive.»
«E qual è quella che ti piace di più?»
Cerco le pagine più segnate. Le porgo il libro.
«Leggila» mi dice Lucia.
«Ma no, leggila tu…»
«Leggila. È la tua.»
Faccio una pausa per schiarirmi la gola e poi comincio lentamente, un po’ in imbarazzo:
Pace non trovo, e non ò da far guerra;
e temo, e spero; e ardo, e son un ghiaccio;
e volo sopra ’1 cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto 1 mondo abbraccio.
Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
e non m’ancide Amore, e non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.
Veggio senza occhi, e non ò lingua e grido
e bramo di perir, e cheggio aita;
e ò in odio me stesso, e amo altrui.
Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita:
in questo stato son, donna, per voi.
«Le prime righe sono molto belle. Anche perché si capiscono. Dice che non ha pace, ma che non sa neanche come fare a combattere ed è pieno di contraddizioni. Poi non ho capito più niente.»
«Se vuoi ti spiego.»
«Sì, spiegami. Chi è che lo tiene imprigionato?»
«È Laura, la donna di cui è innamorato. È come se lo tenesse prigioniero, anche se non lo costringe, perché non gli apre né lo rinchiude, non lo lega ma non lo scioglie. E lo stesso fa Amore, vedi che lo scrive con la maiuscola? Per lui è una presenza misteriosa, una specie di ombra che lo opprime, come quando sei in una stanza e senti nel buio la presenza di qualcuno. Sei sicuro che è lì, ma lui non dice nulla e tu hai paura di chiedere.» Parlo senza avere il coraggio di alzare gli occhi.
«È strano, perché lui dice delle cose che insieme non possono stare. Legare e liberare, tenere chiuso e aprire. Com’è possibile?»
«Sono le poesie. Nelle poesie succedono cose che altrimenti non si riescono a spiegare. Lui ci riesce. È uno che ha trovato le parole per dire come si sente sdoppiato, diviso, due stati contemporaneamente a causa dell’amore.»
Lucia sorride per il mio gesticolare, come se tenessi le parole in mano, simili ai birilli di un giocoliere.
«Infatti poi dice che grida ma non ha lingua? E che vede ma non ha occhi?»
«Sì. Si chiamano ossimori. Sono delle parole che stanno insieme anche se si contraddicono.»
«Ossimori?»
«Sì.»
«Mi piace. Non la sapevo questa parola. Sembra il nome di un frutto. Ma che vuol dire “chieggio aita”?»
«Chiedo aiuto.»
«“Pascomi”?»
«Mi nutro.»
«“Piangendo rido” è un ossimoro?»
«Sì, il più bello di questa poesia.»
«A te è mai capitato?»
«Un ossimoro?»
«Sì, cioè no, di ridere piangendo?»
«No. A te?»
«Sì.»
«E quando?»
«Affari miei. Ti piacciono molto le parole…»
«Per me sono come le ancore. Servono a far star ferme le cose.» La guardo negli occhi.
«Sembra interessante Petrarca. La nostra professoressa lo ha fat-to diventare noioso… Senti, ho dei problemi con il testo di Orlandino. Non è facile da sistemare.»
«A me sembrava bellissimo.»
«Non fare il ruffiano. Alcune parti non sono venute bene. Questo magari mi aiuta. Grazie» dice Lucia prendendo il libro. «Però le parole non bastano a fare un bello spettacolo. Ci vogliono tempo e sudore. Tenere questi bambini è un’impresa. Per questo ti ho detto che devi venire a ogni prova. Ho bisogno di aiuto.»
«Non sono partito per l’Inghilterra per venire qui.»
Lucia rimane in silenzio, poi chiede: «Ma perché devi far star ferme le cose?».
«Altrimenti mi viene il mal di mare.»
Sorride come non l’avevo mai vista fare fino a ora. Uno di quei sorrisi in cui si abbassano le difese ed è come se si dicesse a chi guarda: se vuoi ferirmi, sappi che questo è il punto in cui devi colpire.
Ossimori. Contraddizioni.
La vita proprio non mi torna: per possederla devi perderla per qualcuno.