72

Stavano camminando sulle fredde colline di Clent, facendo cenni di saluto ad altre anime coraggiose che erano venute a passeggiare lì quella domenica mattina. Un’azione quanto mai temeraria, pensò Kate, schermandosi gli occhi dal sole accecante. Maisie correva a perdifiato davanti a loro, i capelli e il cappotto che le svolazzavano intorno. Non le aveva ancora raccontato di aver sparato a un uomo al Woolner. La polizia non aveva diffuso dettagli al riguardo. Doveva pensare a come dirglielo. Ammesso che fosse una buona idea. Segreti. Scosse il capo: doveva dirglielo. Si rivolse a Joe. «China la testa in avanti, così vedo che aspetto ha alla luce del sole.» Joe ubbidì e Kate gli posò delicatamente le mani sulle braccia per esaminare la ferita in via di guarigione, che ormai si vedeva a malapena. «Mmm… Sta migliorando. Sei stato fortunato, sai, ti ha colpito forte.»

Joe le sorrise. «Cranio irlandese trapiantato a Boston, modello da combattimento.» Sollevarono lo sguardo e videro che Maisie stava correndo loro incontro. «Tornando a quello che stavamo dicendo prima, io e Rupe abbiamo un sacco di cose in comune. Siamo entrambi soli e abbiamo entrambi bisogno di qualcuno di cui prenderci cura.»

Kate lo guardò di traverso. «E adesso pare proprio che abbiate trovato ciò che vi serve: avete bisogno l’uno dell’altro. Te l’ho già detto che sei un gran ruffiano?»

Lui annuì. «Penso che tu l’abbia già fatto.»

Continuarono a camminare. «Quanto rimarrai da Bernie, adesso che hai lasciato l’appartamento?»

L’attenzione di Joe era rivolta alle morbide colline davanti a loro. «I lavori di ristrutturazione in Regent Road dovrebbero concludersi tra meno di tre mesi. Resterò fino ad allora.»

«Sembra una minaccia» rise Kate.

Lui fece lo stesso. «Julian ormai si è sistemato lì.» Kate sapeva che Julian era fuggito dalla sua stanza allo studentato perché Bernie gli aveva proposto di occupare una camera in casa sua a un affitto ragionevole.

«E Connie è passata l’altra…»

Kate gli mise di nuovo una mano sul braccio, squadrandolo. «Aspetta! L’ultima frase era uno scherzo?»

«Ti pare che io…»

«Certo che sì.»

Joe si chinò ad accarezzare la testa del cane mentre Maisie li raggiungeva, le guance in fiamme, senza fiato, quasi incapace di parlare. «Non ha… quasi… le zampe, ma… corre!»

Mise il guinzaglio rosso in mano a Joe, che lo agganciò al collarino di cuoio di Rupe. «Andiamo, ragazzo.» Abbassò la voce. «Senti, non preoccuparti. Farò pubblicità a entrambi e la farò maledettamente bene.» Si raddrizzò.

«Sogna, sogna, Corrigan» disse Kate, anche lei a voce bassa.

Lui abbassò le sopracciglia scure. «L’hai detto tu.»

Con un sorriso, Kate continuò a camminare accanto a lui e poi guardò in alto, mantenendo un tono di voce noncurante. «Ti ricordi niente di quando eri privo di sensi?»

«Niente. Tranne…» Kate sentì il suo cuore saltare un battito. «Mi ricordo di aver sentito la pioggia sul viso.»

Kate aggrottò la fronte e scosse la testa. «Ha iniziato a piovere solo quando eri già in ospedale.»

Lui la guardò correre avanti per raggiungere Maisie, i capelli rossi di entrambe sollevati e svolazzanti, il cane saltellante intorno a loro con le orecchie che sbattevano nel vento freddo. Le gridò dietro: «Pioveva eccome, Rossa. L’ho sentita…» Le sue parole furono portate via dal vento.

Il turno di pulizia a Rose Road era nel pieno del suo svolgimento. La porta dell’Udi venne spalancata e uno degli addetti entrò trascinandosi dietro un aspirapolvere. Lo passò sulla moquette, poi spolverò le superfici e immerse un paio di tazze nell’acqua bollente. Dopo quindici minuti raccolse il materiale che aveva usato per pulire e lanciò un’ultima occhiata alla stanza. Qualcosa catturò la sua attenzione sulla parete, dove le grandi finestre si affacciavano sulle graziose casette a schiera dall’altra parte della strada.

I suoi occhi percorsero il muro. Quello non c’era, ieri. Fissò le grandi lettere in corsivo nero, scandendo con la bocca:

La giustizia scorrerà come acqua.

Niente di umano
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