10

Kate era seduta dietro alla scrivania del suo ufficio all’università. Le parole di Bernie le arrivavano a flusso continuo. «L’Udi è un frigorifero e questo qui si è già preso un raffreddore» disse, indicando Julian con il pollice. Il ragazzo rivolse a Kate un sorriso stanco. «Quindi abbiamo lasciato lavorare quelli della manutenzione. Qui si sta belli al calduccio.» Mentre li ascoltava, Kate pareggiò la pila di libri su un lato della scrivania e controllò brevemente la lista delle cose da fare: Trovare contatti dei tre coinquilini. Chiamare H. Levitte. Sollevando lo sguardo, vide Crystal arrivare con un vassoio di caffè. Aprì un cassetto, ne tolse il sottotazza con scritto «La psicologia sta tutta in testa» e lo mise sulla scrivania.

Bernie proseguì. «Allora, sono tornato al parco e ho dato un’altra occhiata… ah, grazie, tesoro. Sei una brava ragazza.»

Crystal sorrise. «Me lo dice anche mio padre. Che non sa metà delle cose che faccio.»

Ridacchiando, Bernie guardò Kate. «Ecco che cosa ci vuole, qui. Qualcuno con un po’ di senso dell’umorismo e i piedi ben piantati per terra.» Vide l’espressione di Kate. «Presenti esclusi.»

«Com’è il parco a quest’ora della sera?» domandò Kate.

«Forse preferiresti non saperlo, Doc.»

«E invece sì. È per questo che te lo chiedo.»

Bernie inarcò le sopracciglia, lanciando un’occhiata a Joe, poi tornò a guardare Kate. «Nero come le mutande di una strega di notte.» Si sentì ridacchiare Julian. «Banchi di nebbia e tutto silenzioso come la morte, salvo qualche fruscio inquietante. Ti assicuro che quando è arrivato Corrigan ero felice di vederlo.»

Kate guardò Joe. «Ci sei andato anche tu?»

Joe tese le braccia per poi incrociare le mani dietro la testa. «Mm-mm. Come ha detto Bernie, è stato utile da vedere, considerata la probabilità che Troy sia stato assassinato con il favore del buio.»

Julian annuì rapidamente. «Stavo pensando…»

Bevendo rumorosamente un sorso di caffè, Bernie emise un grugnito: «Ecco. Adesso sì che siamo nei guai».

«… a come sia utilissimo per l’Udi che il caso Troy sia stato riaperto proprio adesso. In questo momento dell’anno. Praticamente possiamo farci un’idea di com’era quel posto anche nel novembre in cui fu ucciso.»

Kate annuì. «Ben detto.» Poi guardò i colleghi più anziani. «Altre impressioni del parco, a parte buio e spettrale?»

«Aspetta, non avevo finito. Come ha detto Sherlock l’altro giorno, è vicino alla M5. A quell’ora della sera si sente molto bene il rumore del traffico. Se l’assassinio è avvenuto per mano di un estraneo, è ragionevole pensare che il killer sia arrivato e ripartito sfruttando la M5.»

«Oppure potremmo concentrarci su ciò che stiamo facendo adesso?» suggerì Kate, mentre si alzava per spostarsi davanti alla scrivania. «Vi ho detto ciò che mi ha raccontato John Wellan, non molto a dire il vero, anche se ha confermato l’avversione del padre di Nathan per la sua scelta di studiare arte. Dobbiamo sentire il professor Henry Levitte. Vedere che cos’ha da dire di Nathan Troy, sempre che abbia da dire qualcosa.» Kate si mise a camminare e cambiò argomento. «Vi ricordate che cosa ho detto l’altro giorno riguardo al pavimento del capanno sul lago?»

«Sul fatto che è stato ricostruito?» intervenne Bernie.

«Credo che quel pavimento sia davvero importante. Per riassemblarlo ci sono volute abilità e pazienza. Continuo a pensare che chiunque l’abbia rimosso e poi rimesso insieme fosse a conoscenza del fatto che Nathan Troy fosse nascosto lì sotto. L’ovvia implicazione è che si tratta della stessa persona che ce lo ha messo nel 1993.» Si sedette sul bordo della scrivania. «E poi c’è la torcia. Come ha fatto di preciso a finire lì?»

Julian sembrava eccitato. «E se la persona che aveva messo Troy lì sotto l’avesse portata con sé per cercare qualcosa? Qualcosa che aveva lasciato lì vent’anni fa?»

«Anche i vandali vogliono vedere che cosa stanno facendo» borbottò Bernie, sempre aderente alla sua teoria.

«Io sono d’accordo con Julian. Dal momento che non riesco a trovare una sola ragione plausibile per cui la torcia debba essere stata messa lì di proposito, l’alternativa è che sia stata abbandonata o fatta cadere, magari perché il suo proprietario era di fretta o in condizioni di stress.»

«Cosa che sarebbe plausibile se avesse visto i resti» suggerì Joe.

Con le braccia incrociate sul petto, Bernie guardò Kate. «Qualche idea su come mai il colpevole abbia aspettato tutto questo tempo prima di tornare? E perché prendersi la briga di farlo? Come hai detto tu, Doc, il corpo era rimasto ben nascosto per vent’anni. Se lì sotto ci fosse stato qualcos’altro, poteva rimanerci per altri vent’anni senza che se ne accorgesse nessuno.»

Joe guardò i colleghi. «Dobbiamo chiedere ai signori Troy se per caso c’è qualche oggetto di Nathan che non è mai stato ritrovato. Se ci confermano che tutte le sue cose sono state ritrovate allora, qualunque cosa sia stata recuperata laggiù con lui, probabilmente apparteneva all’assassino.» Lanciò un’occhiata a Bernie. «Ma come dici tu, perché l’assassino si sarebbe dovuto prendere la briga di andare a vedere? Perché disturbare ciò che era stato al sicuro per vent’anni?»

«Siamo pieni di idee e ci mancano le informazioni. Qualcuno di voi ha sentito Connie?» Bernie e Joe fecero cenno di no con la testa.

Joe lanciò un’occhiata di striscio a Bernie. «Di’ a Kate quanto ti piace la teoria della M5.»

Bernie colse l’espressione sul viso di Kate. «Va bene, Corrigan. Stavo aspettando il momento giusto. Io penso che Troy sia stato ucciso da qualcuno che non conosceva. Se siamo d’accordo su questo punto possiamo andare avanti su questa linea, controllare se ci sono stati altri casi simili.»

«Qual è la base della tua teoria?» domandò Kate.

Le sopracciglia di Bernie si abbassarono. «La base è, come ho detto, la vicinanza della M5 alla scena del delitto. Quando si lavora in polizia si sviluppa un certo intuito e a me questa cosa pare più sensata che non l’idea che l’abbia fatto secco qualche suo amico artistoide.»

Kate scosse la testa, tornando alla scrivania. «Ma non possiamo ancora dire “estraneo”, no? È troppo presto per decidere quale direzione investigativa prendere.» Strizzò le palpebre. «Hai borbottato?»

«Dico solo che anche se non ti piace l’idea che sia stato un estraneo, ragion per cui ci troveremmo di fronte a un altro recidivo, non significa che non lo sia.»

Kate si appoggiò alla scrivania, chinandosi in avanti. «Non c’entra niente quel che mi può piacere o meno. Io mi baso sulla teoria. In questo momento non abbiamo ancora informazioni sufficienti per formulare un’ipotesi su questo caso.»

Bernie tornò a braccia conserte. «Civili. Non faccio altro che segnalare le cose, io.» Batté l’indice grassoccio sul bracciolo della poltrona. «Sto cercando di far cuocere le cose a fuoco lento, per così dire. Su, Devenish. Va’ da Lady Gaga a chiederle se mi fa un altro caffè.» Julian prese la tazza e, con un sospiro, si incamminò verso la porta che dava sull’ufficio comunicante.

Kate si appoggiò allo schienale della sedia, osservando il campus ghiacciato oltre la finestra. «Ci servono informazioni su Nathan Troy e sulla sua vita e dobbiamo averle da persone che lo conoscevano al tempo della sua scomparsa. Potrebbero indicare che sia stato ucciso da qualcuno che lo conosceva. O potrebbero suggerire anche che la direzione da prendere è un’altra.» Passò dalla faccia irritata di Bernie a quella rilassata di Joe. «Questo è il mio punto di vista. Qual è il tuo, Joe?»

Lui le lanciò un’occhiata mite. «Che c’è spazio per entrambi gli approcci e che mi piace lavorare in un’atmosfera di tensione.»

Kate abbassò lo sguardo sugli appunti. «A quanto pare il giorno specifico della scomparsa non è mai stato stabilito.»

Joe scosse la testa. «Ecco, questa è una cosa che non capisco. Avrebbe dovuto essere facile da capire. Aveva dei coinquilini e delle lezioni da seguire.»

«Un mucchio di studenti saltano le lezioni» proruppe Julian, che stava tornando con il caffè. «Ovviamente non le tue, Kate.»

«Dottoressa Hanson» borbottò Bernie.

Kate fece un cenno di assenso. «La frequenza alle lezioni non viene registrata su base giornaliera e c’è sempre un certo numero di studenti che frequenta senza seguire schemi precisi, anche se, da quanto ho sentito da John Wellan, dubito che fosse il caso di Nathan Troy. Contatterò il Woolner College per vedere se hanno dati sulla frequenza da…»

«Già fatto, Doc. Hanno informatizzato l’archivio solo nel 1995, che quindi è l’anno zero.»

Kate si lasciò cadere sulla sedia. «Perché mi aspetto che le cose siano facili?» Indicò gli appunti. «Al tempo della scomparsa di Troy, il direttore del dipartimento era Henry Levitte. Dobbiamo parlargli il prima possibile.»

«E tu conosci anche lui, immagino» disse Bernie.

«L’ho incontrato una volta, anni fa. Prenderò un appuntamento. Wellan ha detto che se avesse trovato qualcosa mi avrebbe mandato i contatti degli ex coinquilini di Troy…»

Julian si tirò su di scatto, come se l’avessero punto. «Aspettate! Furman mi ha dato delle cose proprio mentre me ne andavo.» Lo videro estrarre dei fogli spiegazzati dallo zaino.

Kate li prese e li lesse velocemente, pensando che in fondo anche Furman serviva a qualcosa. Eccoli. I nomi dei coinquilini: Alastair Buchanan, Joel Smythe e Matthew Johnson, tutti accompagnati dai rispettivi recapiti – tranne Smythe. Kate sollevò lo sguardo sui colleghi. «E di questo che mi dite? Qui c’è scritto che Matthew Johnson è attualmente professore di belle arti a Woolner. Con ogni probabilità ha sostituito Levitte. Ha fatto il colpo grosso, il ragazzo.» Diede un’altra occhiata al foglio e poi guardò Joe. «Ti ricordi che Rachel Troy ci ha nominato un altro studente, tale “Rod”? Qui non c’è. Bisogna capire chi è e dove si trova.»

Si alzò e andò a sedersi sul bordo della scrivania. «Non mi importa un accidente di quel che dice Furman sulle prove e sugli indizi. Io dico che quando conosceremo veramente Nathan Troy come individuo, la persona che era, le opinioni di chi lo frequentava, allora sapremo perché è stato ucciso.»

Julian frugò di nuovo nello zaino e ne tirò fuori una cartelletta marrone. «Questo è l’ultimo fascicolo che ha portato Whittaker dall’archivio prove. Che ne dite se rimango qui e lo studio per…»

Kate tese una mano. «Dallo a me, per favore.» Glielo prese di mano e si voltò, lasciandolo cadere nel cestino della carta straccia.

Bernie fece un balzo in avanti. «Aspetta!» Joe ghignò cominciando lentamente ad applaudire.

Kate indicò il cestino. «Quella roba non è servita a niente nel 1993. Non ci aiuterà neanche oggi. Sono informazioni raccolte nello stile della polizia.»

«E questa è un’indagine nello stile della polizia, nel caso in cui te ne fossi dimenticata! Gli altri li abbiamo riletti tutti.»

Kate rimase a osservare Bernie che, tutto rosso in viso, tirava fuori il fascicolo dal cestino. «E ci avete trovato qualcosa di utile?»

«Troppo presto per dirlo» sbottò lui.

Joe si avvicinò e si mise a sedere accanto a Kate, sul bordo della scrivania, puntandole addosso quei suoi occhi azzurri. Lei ignorò la sensazione di calore che le davano. «Devo dire che l’assassinio per mano di un estraneo ha parecchio senso, Rossa.»

Il telefono sul tavolo squillò. Turbata, Kate si volse per rispondere. «Kate Hanson.»

«Ciao, Katie. Se tu e i tuoi tre moschettieri passate da Rose Road nella prossima mezz’ora, posso dirvi qualcosa di più su Nathan Troy.»

Posò il ricevitore. «Connie.» Si alzarono tutti tranne Julian. Lei si voltò a guardarlo. «Vieni?»

Fu il primo a uscire.

Niente di umano
titlepage.xhtml
index_split_000.html
index_split_001.html
index_split_002.html
index_split_003.html
index_split_004.html
index_split_005.html
index_split_006.html
index_split_007.html
index_split_008.html
index_split_009.html
index_split_010.html
index_split_011.html
index_split_012.html
index_split_013.html
index_split_014.html
index_split_015.html
index_split_016.html
index_split_017.html
index_split_018.html
index_split_019.html
index_split_020.html
index_split_021.html
index_split_022.html
index_split_023.html
index_split_024.html
index_split_025.html
index_split_026.html
index_split_027.html
index_split_028.html
index_split_029.html
index_split_030.html
index_split_031.html
index_split_032.html
index_split_033.html
index_split_034.html
index_split_035.html
index_split_036.html
index_split_037.html
index_split_038.html
index_split_039.html
index_split_040.html
index_split_041.html
index_split_042.html
index_split_043.html
index_split_044.html
index_split_045.html
index_split_046.html
index_split_047.html
index_split_048.html
index_split_049.html
index_split_050.html
index_split_051.html
index_split_052.html
index_split_053.html
index_split_054.html
index_split_055.html
index_split_056.html
index_split_057.html
index_split_058.html
index_split_059.html
index_split_060.html
index_split_061.html
index_split_062.html
index_split_063.html
index_split_064.html
index_split_065.html
index_split_066.html
index_split_067.html
index_split_068.html
index_split_069.html
index_split_070.html
index_split_071.html
index_split_072.html
index_split_073.html
index_split_074.html
index_split_075.html
index_split_076.html
index_split_077.html
index_split_078.html