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Kate entrò a gran velocità nel parcheggio di Rose Road, rallentando quando due agenti in uniforme si voltarono a guardarla. Parcheggiò e sentì il cellulare squillare nel portabagagli. Lo cercò e rispose alla chiamata: «Pron… Oh, buongiorno, John».
«Kate.» La voce di Wellan sembrava turbata. «Le dispiacerebbe spiegarmi che cosa sta succedendo? Mi ha appena telefonato Miranda Levitte.»
«Ha nominato Cassandra? Ha detto se era con lei?»
«Che cosa? No. Ha detto che la sua matrigna si aspetta di essere arrestata e ha chiesto che la chiamassi.»
Kate si buttò la tracolla della borsa su una spalla, chiuse la macchina e si affrettò a raggiungere le porte principali dell’edificio. Disse a Wellan che era appena arrivata a Rose Road ma che probabilmente Theda Levitte era stata convocata per essere interrogata. «Potrebbero voler ascoltare anche Miranda e Roderick.»
«Oh, capisco.» Wellan parve tranquillizzarsi. «Non voglio farmi coinvolgere in questo casino, ma ho l’impressione che mi ci stiano trascinando. Secondo Miranda, Theda continua a parlare di qualche “ragazzino” che, da quanto ha sentito dire, era al lago di recente. Si è messa in testa che sia stato lui ad assassinare Henry. Le ho spiegato che per quanto potesse darsi da fare per camuffarsi, un ragazzino non sarebbe mai potuto entrare alla White Box.»
Kate era entrata e stava passando dalla reception. «Mi dispiace, devo andare.»
Dopo che ebbe riappeso, guardò Whittaker. «Ci sono tutti?» domandò senza fiato.
«Solo Julian. Il tenente Corrigan è in riunione con la Squadra antiterrorismo.» Whittaker alzò la voce per finire di parlare anche mentre Kate percorreva il corridoio. «Anche il sergente Watts è di sopra.»
Kate spalancò la porta dell’Udi e Julian sollevò la testa. «Sto cercando di fare le ricerche su Theda Levitte che mi hai chiesto, ma il sistema è lentissimo, oggi. Mi sono offerto di metterci mano per accelerare le cose, ma Goosey ha detto di no.»
«Per adesso lascia perdere le ricerche.» Kate lasciò cadere la borsa sul tavolo e si tolse di dosso il cappotto scrollando le spalle, poi sollevò lo sguardo su Joe che arrivava in quel momento. «Devo dirvi un sacco di cose. Dov’è Ber… Ah, eccolo» disse, vedendolo comparire subito dietro a Joe.
«Hai un’aria seccata, Doc. che cosa succede?»
«Cassandra se ne è andata dalla Hawthornes e sono molto preoccupata per lei. Ma innanzitutto, ho un mucchio di informazioni che vi devo comunicare. Partiamo dalle immagini.» Prese il cellulare e selezionò una foto, esaminandone la versione a schermo intero: niente male. «Ecco. Date un’occhiata.» Posò il telefono dall’altra parte del tavolo. Tre teste si avvicinarono per studiare la foto di un braccio isolato dal corpo, l’area intorno al polso al centro dell’immagine.
«È l’orologio!»
«Da’ qua, Devenish. Non riesco a vedere niente se lo sventoli qua e là.» Bernie prese il cellulare e lo studiò, per poi guardare Joe. «Che cosa ne pensi?»
Joe osservò l’immagine e poi fece un cenno di assenso. «L’IWC. Dove l’hai visto, Rossa?»
Kate parlò piano, guardando i colleghi uno alla volta. «La prima volta che ho visto questo ritratto è stato in Margaret Street, quando ho incontrato Roderick, ma in quel momento non significava nulla. Poi l’ho rivisto ieri sera, due volte, prima sul programma commemorativo e poi in quella stanzetta… ma avevo altre cose per la testa. Stamattina ho controllato il programma, ma l’immagine era troppo piccola. Sono stata alla White Box per vedere l’originale.» Riprese rapidamente fiato e poi andò a guardare l’orologio nell’immagine visualizzata sul cellulare. «L’orologio da aviatore. Un dettaglio da un ritratto ufficiale di Henry Levitte datato circa…» Aggrottò la fronte. «Be’, non lo so esattamente, ma deve risalire a parecchi anni fa, a giudicare dal suo aspetto. E ovviamente è antecedente al 1993.» Attraversò la stanza per raggiungere la lavagna. «Vi ricordate quando siamo stati nella villa di Hyde Road e Henry Levitte ha parlato del legame della sua famiglia con la parrocchia di St Peter’s, a Harborne?» Cominciò a scrivere, parlando allo stesso tempo delle informazioni che aveva trovato riguardo alla famiglia di Henry Levitte, compreso il collegamento di suo padre con la de Havilland.
Julian esultò buttando le braccia al cielo. «Sì! Suo padre lavorava sugli aerei. E ha lasciato al figlio il suo orologio da pilota.»
Kate si voltò. «L’orologio colloca Levitte sulla scena dell’omicidio di Troy. Oppure ce l’ha messo qualcun altro… qualcuno che l’ha rubato, o che lo aveva ricevuto in dono o in prestito.»
«Se è stato un membro della famiglia, che ne direste del figlio ed erede, Roderick?» suggerì Joe.
Kate si spostò i capelli dal viso. «Possibile, ma ho riflettuto su Henry Levitte. Il suo ruolo di padre era incentrato sul potere. Le persone potenti sono capaci di rendere vittime gli altri. E sono anche capaci di ricompensare. Dove sono le dichiarazioni di Johnson e Buchanan?»
Bernie andò a prendere due e-mail. «Ecco.» Kate le prese. Erano a dir tanto tre righe ciascuna. Buchanan dichiarava di non aver visto niente di strano alla retrospettiva e di essersene andato prima delle otto e mezzo perché doveva fare parecchia strada per tornare a casa. Johnson, altrettanto sinteticamente, diceva che non si sentiva bene e che era tornato a casa prima delle nove. Entrambi negavano di essere a conoscenza della morte di Henry Levitte fino a quando, quel mattino, non erano stati informati e chiamati a rilasciare una dichiarazione. «Te l’ho detto che non dicevano granché.» Kate osservava l’e-mail di Johnson, turbata. Doveva dire agli altri ciò che era appena venuta a sapere.
«Non sei l’unica ad avere delle informazioni, Doc.» Bernie sventolò una grossa busta quadrata nella sua direzione. «Questa è arrivata dai Piani Alti cinque minuti fa. Vuoi dare un’occhiata?» Estrasse dalla busta un foglio lucido con un’immagine sfumata in varie tonalità, dal bronzo al grigio chiaro, e la posò sul tavolo. «Il risultato dell’identikit. Ronnie Dixon ha confermato che è molto somigliante.» La stava osservando. «Ci vedi forse qualcuno che conosciamo?»
Kate fissò l’immagine sul tavolo, ricordando come si era comportato la sera prima alla galleria, dopo la scoperta del corpo, quando aveva riso fino alle lacrime. Si ricordò anche di un suo riferimento alle «lenti». Lenti a contatto. I suoi pensieri tornarono alla raccolta di foto di famiglia che Henry Levitte aveva definito «foto segnaletiche». Ce n’era una di un ragazzino. Aveva pensato che avesse un’aria da secchioncello. Aveva gli occhiali. «Lo facciamo convocare?»
Joe venne al tavolo per guardare una seconda volta l’identikit sorprendentemente accurato di Roderick Levitte. «È già qui. È arrivato un’ora fa. È ubriaco fradicio. Completamente devastato. L’ufficiale medico gli ha dato un’occhiata e per adesso è accusato solo di guida in stato di ebbrezza. Lo stiamo ospitando mentre smaltisce la sbornia con una bella dormita.»
Kate strofinandosi le tempie, tornò alla lavagna a prendere il pennarello. «C’è qualcos’altro. Qualcosa di davvero importante riguardo a Cassandra.» Scrisse le iniziali che aveva ricavato dai documenti della Hawthornes più alcune altre parole e si voltò a guardare i colleghi.
Esaminando quei dati, con le mani sui fianchi, Bernie scrutò Kate. «Come le hai trovate?»
Lei lo fissò. «Lascia stare. Ciò che importa è averle ottenute. Dobbiamo vedere Matthew Johnson.»