25

Quella sera, approfittando di un momento di quiete nella conversazione, Kate mise i piatti in forno e poi si allontanò dalla stufa, ripensando alle recenti ansie di Maisie riguardo al suo corpo mentre guardava la donna statuaria seduta su uno degli sgabelli della cucina. Celia stava parlando del suo argomento preferito, del quale discuteva spesso con Kate, se ne aveva l’occasione. Sperando di scoraggiare ulteriori commenti, Kate si mosse intorno al grande tavolo, distribuendo le tovagliette per poi andare a prendere le posate da un cassetto, sentendosi addosso gli occhi dell’amica.

«Hai un bell’aspetto, nonostante la deplorevole mancanza di attività fisica… e quella mi piace molto.» Accennò alla maglia di lino azzurra. «È la maglia che ti ho regalato a Natale? Comunque, che cosa stavo dicendo? Ah, sì. Devi metterti orecchie a terra come un indiano… non è che, poi, sia troppo lontana la terra.» Sogghignò. «Devi scoprire che cosa fa. Fare qualche domanda discreta. Sentire i pettegolezzi di Rose Road. Scommetto che lì ci sono donne che gli fanno il filo, quindi devi darti una mossa.»

Dopo un pomeriggio pesante, Kate non era dell’umore per una conversazione del genere. «Non farò niente di tutto ciò. Quello che Joe Corrigan fa del suo tempo non è affar mio, come non è affar mio con chi lo passa!» Inspirò rapidamente. «Per quanto ne so, magari si vede con qualcuna. E allora? Se anche fosse? Che cosa ne desumeresti? Anch’io ci sono uscita a bere qualche volta.» Scosse la testa, irritata perché si era fatta trascinare di nuovo in quella discussione.

Celia non intendeva demordere. «E a chi interessa che usciate? Quel che speriamo noi è che tu e Joe Corrigan ve ne stiate ben chiusi in casa.»

«Io non spero niente» la rimbrottò Kate.

«Adesso ti si allunga il naso» ridacchiò Celia.

La porta d’ingresso si aprì e una voce profonda cantilenò dall’ingresso. «Ciao, tesoro, sono arrivato!»

Kate lanciò un’occhiata irritata all’amica, che se la stava godendo un mondo. «Ha fatto solo una battuta.»

Joe entrò in cucina con i sacchetti del ristorante. «Ora arriva altra roba con Bernard, il mio fascinoso assistente.» Posò tutto sul piano da lavoro in granito. «E adesso mi trasformo in barista. Che cosa bevete, ragazze?»

Maisie entrò in cucina con passo elastico. «Zia Cee! Non sapevo che fossi arrivata.»

«L’avresti saputo se fossi scesa quando ti ho chiamata, senza aspettare di sentire l’odore del cibo» disse Kate, accingendosi ad aprire i sacchetti di plastica.

«Ciao, tesoro. Bellissimi quei pantaloncini invernali. Li metterei anch’io, se avessi cent’anni di meno.» Torreggiando sopra Maisie, Celia la abbracciò.

«Mamma? Possiamo andare a trovare zia Cee, per favore?»

«Quando avrò un po’ di tempo libero» rispose Kate, cercando di identificare i piatti cinesi che avevano ordinato mentre Bernie entrava con altro cibo.

Nel giro di cinque minuti la cena era in tavola e tutti stavano prendendo posto. «Dove sono le mie costolette con la salsa?» chiese Maisie.

«Davanti a te» rispose Kate indicandogliele. Lanciò un’occhiata a Joe, che si stava avvicinando al tavolo. Lui ammiccò e mise una birra davanti a Bernie e un bicchiere di succo per Maisie.

«Grazie, Joe… Mamma, non va bene. Ci sono dentro delle cose tentacolose. Guarda!»

Kate schioccò le dita. «Dammi qua. Se non fossi stata costretta ad aspettarti per tre quarti d’ora, avrei ordinato da Wong per telefono un’ora fa.»

«Comunque i calamari non li mangio.»

Joe aveva ora in mano due gin tonic, uno per Celia e uno per Kate. «Ecco, Rossa. Beccati questo.» Abbassò le sopracciglia con fare teatrale e a voce altrettanto bassa disse: «extra forte».

Celia ne bevve un piccolo sorso, a occhi chiusi. «Mmm. Questa è vita.» Guardò i commensali. «Come va il caso? State per arrestare qualcuno?»

«A mamma non va bene sentirsi fare due domande di fila, zia Cee. Dice che sono troppe.»

«Con le piste fredde ci vuole tempo» disse Bernie.

Dopo qualche minuto trascorso quasi in silenzio, Maisie balzò in piedi. «Finisco tra un minuto. Devo preparare la mia roba.» Kate la guardò allontanarsi con fare assente, poi sbirciò di traverso Joe che mangiava e beveva, seguendo i movimenti delicati della sua bocca. Quando sollevò lo sguardo, vide che Celia le stava facendo un sorriso smagliante. Le rispose strizzando le palpebre.

Bernie guardò Joe e Kate, seduti di fronte a lui. «Oggi ho passato un pomeriggio interessante. Ho fatto visita a un padre deficiente e a un ragazzino che credo si stia divertendo a fare giochini omosessuali.»

Celia sollevò le sopracciglia. «Vorrei non aver parlato del vostro lavoro. Dove sta andando Maisie?»

«Va a dormire da Kevin. Hanno ricominciato a vedersi nei weekend e sembra che vada tutto bene. Così ho acconsentito a lasciarla andare, anche se siamo a metà settimana. Dovrà portarla a scuola domani mattina. Penso che lui abbia voltato pagina e che abbia cominciato a capire dove…»

«Ah! E io sono Dolly Parton» la prese in giro Celia, roteando gli occhi.

L’arrivo di Kevin, mezz’ora dopo, fu annunciato da un colpo di clacson. Maisie corse verso l’ingresso. Kate la seguì più lentamente, guardandolo entrare con il suo completo gessato scuro. Era elegante ma anche sulla difensiva. Fece un cenno di saluto a Kate, lanciando un’occhiata fugace a Celia, sulla soglia della cucina. «Vieni, topolina. Stella ci aspetta in macchina.» Mentre Maisie raccoglieva lo zaino per sfrecciare fuori di casa, Kevin guardò oltre Celia, in cucina. Si rivolse a Kate a voce bassa. «Ti stai divertendo? Sbirri e una vecchia amica ubriaca.»

«Tutte cose che non sono più affar tuo» rispose Kate, a sua volta a voce bassa.

«Invece sì, finché mia figlia vive qui.»

Kate sentì salire la rabbia. «Non c’è un “finché” in questa situazione.»

«Smettila di fare la stronza.»

«E tu che ne diresti di smetterla di scocciarmi?»

Celia si mise al fianco di Kate, sorseggiando il primo e unico bicchiere della serata e guardando intensamente Kevin. «Questa l’hai sentita, Kevin? Un uomo entra in un bar e vede una bionda favolosa. Ci va a parlare. “Ciao” le dice. “Io sono pronto a fottermi chiunque, a qualunque ora e dappertutto. Che ne dici?” E la donna risponde: “Oh! Sei un avvocato anche tu!”.»

Kevin fece un sorrisetto, ma Kate vide che la barzelletta aveva colpito nel segno. «L’ho già sentita. Dovresti lasciar stare quella roba.» Si voltò e si diresse verso la porta.

Le due amiche tornarono in cucina, dove trovarono Joe e Bernie immersi in una conversazione. Joe sollevò lo sguardo. «Rachel Troy ha telefonato nel tardo pomeriggio, Rossa. La nostra visita l’ha fatta riflettere. Si è ricordata che Nathan Troy le aveva detto che Joel Smythe era sconvolto da qualcosa. O da qualcuno.»

«Ha detto da che cosa, o da chi?»

«Non è mai venuta a saperlo.» Il sospiro di Kate si trasformò in un singhiozzo. Quando lo sentì, Joe si appoggiò sugli avambracci, gli occhi fissi in quelli di lei, e in tono scherzosamente ufficiale le disse: «Mi scusi, signora, ma credo che ci siano motivi sufficienti per prenderla in custodia e sottoporla a un test alcolemico». Celia lanciò un’occhiata a Kate, sogghignando.

Dall’altra parte del tavolo, Bernie guardò Joe. «Quello che dicevo prima, su Stuey Butts. Avevi ragione stamattina, giù al lago, quando hai parlato di un incentivo e del fatto che potesse essere tornato indietro. Gli ho chiesto se ha portato via qualcosa. E sapete che cos’ha detto? “Non sono stato io”. È stato Harper a prendere qualcosa. E continuo a pensare che ci sia di mezzo una questione di sesso.»

«E se alleggerissimo i toni, Bernard?»

«Va bene. Come va con l’agente immobiliare?»

Kate sollevò la testa di colpo. «Agente immobiliare?»

Lanciando un’occhiata a Bernie, Joe rispose alla domanda. «Tra qualche mese dovrei rescindere o rinnovare il contratto d’affitto del mio appartamento. Questo significa che ho delle decisioni da prendere riguardo al mio futuro.»

Kate appoggiò i gomiti sul tavolo. Meno di un anno e se ne sarebbe andato… Sarebbe tornato a Boston. Sentì l’effetto del gin svanire di colpo mentre Celia continuava a guardarla, esasperata.

Niente di umano
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