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«Litio!» Bernie si strofinò le mani.
Kate annuì. «Abbiamo pensato che saresti stato contento di sentirlo.»
Lui le lanciò un’occhiata inquisitoria. «So che hai la tua teoria su Henry Levitte, ma puoi essere certa al cento per cento che non sia stata lei a farlo fuori? Magari in uno dei suoi stati di euforia?»
«Cassandra?» Kate scosse la testa. «Da ciò che abbiamo visto e che ci è stato detto, non riesco a immaginare che abbia mai avuto le capacità organizzative né la forza di smontare il pavimento del capanno sul lago, di metterci sotto un corpo e di nasconderlo.»
A capo chino, Bernie rimase in silenzio per alcuni istanti. «E se qualcuno l’avesse aiutata?»
«Chi?»
Lui diede un’alzata di spalle. «Non lo so. Sto provando a buttarla lì, okay?» Fece una pausa. «Non ha detto niente di rilevante da poter usare quando interrogheremo il padre?»
Kate sospirò, scorrendo le pagine del quaderno. «Non direttamente. Come ho detto, ha riferito che la casa degli studenti non le piaceva. Ha detto che non le piacevano “i ragazzi” lì dentro.» Guardò Joe. «Tu che cosa ne pensi?»
«È una donna molto spaventata ed è fortunata a essere dov’è.»
Kate annuì. «Sono d’accordo. È terrorizzata da qualcosa. O da qualcuno.»
Gli occhi di Bernie erano fissi sulla lavagna. «Quando faremo venire qui Henry Levitte dovrà raccontarci tutto sul legame di Troy con la sua famiglia. E vogliamo anche sapere che ruolo avessero Johnson e Buchanan, se ne avevano uno, e quello di questo Joel Smythe, che nessuno è riuscito a trovare allora come negli ultimi sei anni.» Il suo sguardo si spostò sugli elementi scritti alla lavagna. «E poi c’è quel Roderick. È davvero strambo, quello lì. Lo sono tutti in quella famiglia, se volete sapere il mio punto di vista. Solo a pensarci mi viene da star male, e non abbiamo ancora rivisto il vecchio.»
Spingendo lo schienale della sedia all’indietro per appoggiarvisi, Joe si stiracchiò e intrecciò le dita dietro la nuca, fissando Kate. «Tu pensi che Troy andasse a casa Levitte per via della sua amicizia con Cassandra e che lei gli abbia raccontato ciò che le aveva fatto suo padre.» Rimase in silenzio, poi: «Credo che tu ci abbia preso in pieno».
«Provarlo è un’altra cosa.» Kate osservò gli appunti che aveva preso prima. «La casa di Hyde Road potrebbe nascondere molti segreti, ma non possiamo fare niente finché non parliamo con Levitte qui.» Frustrata, appoggiò il mento su una mano. «Voglio sapere chi o che cosa ha terrorizzato Cassandra fino a quel punto. Quell’ornamento, l’“Occhio”… o se l’è procurato lei, o qualcuno gliel’ha dato. In ogni caso, è stata manipolata fino a diventarne dipendente. Chi l’avrebbe fatto e perché? Io penso che sia stato lui, suo padre. Non è affatto lo sciocco che descrive Wellan.» Fissò lo sguardo davanti a sé, il mento sempre sostenuto dalla mano. «E c’è una domanda che continuo a farmi: che cosa è successo alla giacca di Nathan Troy?»
Bernie aggrottò la fronte. «Non sono così sicuro che sia importante. Prova ad andare in Broad Street il venerdì o il sabato sera, Doc. Li vedrai con i tuoi occhi: ragazzi senza praticamente niente indosso in pieno inverno. Devenish non fa eccezione. È tipo una roba di virilità giovanile. Ora che hai rivisto questa Cassandra, sei più sicura dei tuoi sospetti sul vecchio Levitte rispetto a quando abbiamo incontrato Gander?»
Kate ci pensò. «Lo sono quanto prima. Cassandra ha confermato che Nathan Troy andava a casa dei Levitte. Da quel che ha detto, una di queste visite è sfociata in una lite. È un peccato che Cassandra non ricordi l’ultima occasione in cui ci è stato.»
Bernie si alzò. «Questo è il problema con lei, Doc. L’inaffidabilità. Bisogna ammetterlo. Come Stuey Butts, questa donna sarebbe una pessima testimone d’accusa.» Abbassò lo sguardo su Kate. «Prova a pensare al tuo ex marito o a qualcuno dei suoi compari avvocati. Li farebbero a pezzi.» Kate lo guardò allontanarsi dal tavolo per dirigersi verso l’area ristoro. Era ovvio che avesse ragione. Bernie aveva ricominciato a parlare. «Continuo a pensare al suo nome, “Cassandra”. Non si sente in giro tanto spesso.»
Kate si alzò e cominciò a raccogliere le sue cose. «Nella mitologia greca, Cassandra era una donna impotente a cui nessuno dava mai retta.»