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Bill e Rachel Troy ascoltarono Bernie riassumere gli sviluppi delle indagini. Poi Bernie smise di parlare e i signori Troy rivolsero a Kate uno sguardo carico di aspettativa. «La scatola che ci avete dato in prestito ci è stata di enorme aiuto. Avremmo bisogno di trattenerla ancora un poco.» La coppia annuì e Kate continuò. «Non possiamo ancora parlare liberamente come vorremmo, per via delle future udienze in tribunale, ma c’è qualcosa che vogliamo dirvi. Apprezziamo molto l’aiuto che ci avete dato quando siamo venuti qui e anche quando ho telefonato e parlato con lei, Bill.» Guardò Rachel. «Lei ci ha detto delle cose molto importanti su Nathan, ci ha parlato di un aspetto della sua personalità che si rifletteva nel suo modo di vivere. Ci ha aiutati a capirlo. Ci ha condotti a scoprire la ragione per cui è morto.» Si interruppe per non perdere il controllo della voce. «Lei ci ha detto che Nathan era una persona dai saldi princìpi morali. Aveva ragione. Lo era.»
Nel silenzio che seguì, Rachel Troy guardò il marito, sorrise e poi tornò a guardare Kate. «Conoscevamo bene nostro figlio. Io e lui avevamo un legame forte. Non avrebbe mai taciuto riguardo a qualcosa che riteneva sbagliato.»
Venti minuti dopo si trovavano a casa di Debbie Harper, che presentò loro la sorella. «Viene qui ogni tanto, mi aiuta a organizzarmi e a pulire.» Ascoltò ciò che le dissero di Bradley. Poi pianse, la mano della sorella sulla spalla. Dopo un breve silenzio si riprese. «Grazie per avermelo detto. Il mio Bradley era un bravo ragazzo. Dovrò chiamare suo padre per fargli sapere cos’è successo.» Li guardò entrambi. «Anzi, sapete, mi sa che lascerò stare. Tanto non viene più qui.»
Bernie e Kate si alzarono e la donna li accompagnò alla porta. «Vi sono grata per ciò che avete fatto. L’altro che lavora con voi, l’americano, dopo che ha chiamato l’assistente sociale per farla venire qui quel giorno… quella donna ha fatto una riunione nel suo ufficio. Adesso ho un’assistente sociale tutta per me. Mi sta aiutando molto. Ha aiutato me e il padre dei bambini a risolvere le cose tra di noi. Ha trovato una squadra di calcio dove mandare i ragazzi e robe simili, e Amber frequenta un gruppo dove fanno teatro. Il piccolo comincia al nido lunedì, cinque mattine la settimana. Hanno detto che posso fermarmi anch’io ad aiutare.» Annuì. «Mi piacerà.»
Li accompagnò alla porta e li fece uscire. Il giardino era pulito, non c’era più spazzatura. «Meglio, eh?»
Bernie si voltò verso di lei con le sopracciglia alzate. «Chi è stato?»
Stringendosi nelle braccia per ripararsi dal freddo, la donna gli lanciò un’occhiata. «Ho fatto tutto da sola.»
Erano entrambi esausti, ma Kate lo convinse e andarono anche alla Hawthornes. L’atteggiamento di Leila Jones nei confronti di Kate era ancora ostile per via della sua piccola infrazione con le cartelle cliniche, ma si ammorbidì quando si rese conto del ruolo che aveva avuto nel ritrovamento di Cassandra. «Nel breve periodo in cui è stata qui si è più o meno stabilizzata. Lavoreremo con lei sugli avvenimenti legati alla sua famiglia, sia nel passato che nella storia recente. Inizieremo domani, a casa di sua sorella. Miranda Levitte ha offerto casa sua a Cassandra e la Hawthornes manterrà comunque un ruolo nelle cure di cui potrà aver bisogno in futuro.»
Kate si chiese se Leila Jones fosse disponibile ad ascoltare la sua opinione professionale sui problemi di Cassandra. Ma non poteva saperlo se non ci provava: «Probabilmente riuscirà a migliorare nella gestione dei disturbi dell’umore se verrà curata per disturbo post-traumatico da stress e se le verrà data la possibilità di parlare dell’aborto. Se lo desidera, ovviamente».
La direttrice annuì. «Faremo tutto ciò di cui ha bisogno.»