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Osservò il movimento della porta, paralizzata, il cuore che le martellava nel petto. «Kate? Kate!»
Attraversò la stanza di corsa e si scagliò oltre la porta. «Julian!»
Julian si era già messo in posizione di guardia, pronto a reagire. Vedendo Kate che si precipitava oltre la porta abbassò i pugni e barcollò all’indietro per appoggiarsi alla balaustra della scala lì vicino. «Gesù, Kate! Sono troppo giovane per morire d’infarto!»
Lei strinse spasmodicamente le mani, parlando a singhiozzi. «Mi dispiace. Non volevo spaventarti, ma non sono mai stata tanto felice di vedere qualcuno. Come hai fatto a capire che ero qui?»
Lo guardò inspirare energicamente e raddrizzarsi. «Ho sentito il tuo messaggio, sono venuto e ho visto la tua auto sulla strada. Poi ho visto arrivare il taxi. Quando l’autista ha portato dentro le borse con gli acquisti, l’ho seguito e mi sono nascosto nel salotto di là. Adesso muoviti, Kate. Potrebbe non essere andata lontano.» La guardò voltarsi. «Che cosa stai facendo?»
«Ho trovato un mucchio di cose, prove in…»
Julian le afferrò il polso. «No, Kate. Se quella torna e ci trova qui, siamo fritti. Non abbiamo il diritto di stare qui, quindi qualunque cosa prendiamo non sarà valida come prova.»
«Vale la pena tentare!»
Julian si stava già muovendo, trascinandosi dietro Kate. «No che non ne vale! Dai.»
Uscirono di corsa dalla porta d’ingresso e, attraversando il prato, andarono a ripararsi sotto agli alberi proprio mentre la Mercedes faceva capolino in fondo al vialetto, nella luce ormai calante della sera.
Erano in auto e Kate aveva reclinato la testa all’indietro. «Non sono mai stata così sollevata di vedere qualcuno.»
«Dopo aver sentito il tuo messaggio, è arrivata una telefonata dell’amico di Bernie, il giornalista. Ha raccolto più o meno le nostre stesse informazioni sui Levitte. Poi sono venuto qui in bici.»
Kate prese il cellulare e chiamò Rose Road per avvisare della quantità di prove che aveva trovato nella villa di Hyde Road. Poi, mentre Julian usciva dalla macchina, accese il motore. «Dove vai adesso?» gli domandò.
«Rose Road.»
«Ci vediamo là e… grazie.»
Julian le fece la rapida imitazione di un saluto militare e se ne andò.
Per la seconda volta Kate lesse le informazioni su Theda Levitte, nata Barr, poi continuò a camminare avanti e indietro per la stanza dell’Udi. In quel momento Joe e diversi altri agenti erano pronti a meno di due chilometri dalla villa di Hyde Road, in attesa che Bernie ottenesse il mandato di perquisizione. Non appena fosse arrivato sarebbero entrati in azione.
Julian la stava guardando. «Abbiamo fatto bene ad andarcene.» Kate annuì rapidamente, pensando a tutto ciò che aveva visto in quel luogo, chiedendosi fino a che punto Theda Levitte fosse coinvolta, ma soprattutto preoccupandosi per Cassandra, che non si sapeva ancora dove fosse.
Il telefono sulla scrivania squillò. Kate sollevò il ricevitore. «Udi. Kate…»
«Ciao, Rossa.»
«Joe! Dove sei?» Si sentiva il suono delle sirene. «Che cosa sta succedendo?»
«Theda Levitte ha dato fuoco a un sacco di roba in giardino. La maggior parte è cenere, il resto è carbonizzato e irriconoscibile.» Sempre aggrappata alla cornetta, Kate lasciò cadere la testa sull’avambraccio. «Kate?»
La sua voce era smorzata. «Non ce la faccio più…» E Cassandra è sempre là fuori, da qualche parte, da sola.
Più tardi, quella sera, Kevin era nell’atrio quando il telefono suonò. Al sesto squillo rispose. «Sì?» Dopo una breve pausa, Kevin stirò le labbra mentre guardava Kate avvicinarsi. «Chi parla?» Lei gli prese il ricevitore di mano.
«Lo sai chi è» rispose Joe.
«Sono io, Joe» disse Kate.
«Ma che problema ha?» domandò lui.
Lei lanciò un’occhiataccia alla schiena di Kevin, che stava lentamente tornando nello studio. «È una storia troppo lunga.»
Joe andò dritto al sodo. «Stavo pensando. Non abbiamo niente che colleghi Troy a quella casa. Dobbiamo tornare a concentrarci su dove sia andato, che cosa abbia fatto nei giorni precedenti alla scomparsa. La mia impressione è che abbiamo un solo avvistamento affidabile prima della sparizione: l’incontro con John Wellan. Ho preso un appuntamento con lui domani mattina, al Woolner.»
Lei pensò rapidamente agli impegni del giorno seguente. «A che ora?»
«Dieci e mezzo.»
«Io ho lezione dalle nove e mezzo alle dieci e mezzo, anche se a dire il vero non me l’hai chiesto.»
«Stavo per farlo. Per quando pensi di farcela?»
«Dieci e quarantacinque?»
«Mi va benissimo. Allora ci vediamo domani.»
«Aspetta, Joe!» Guardò la porta dello studio, che era mezza aperta. «Qual è lo scopo specifico della visita?»
«Dobbiamo sapere esattamente come fosse Troy nel breve lasso di tempo prima della scomparsa. Escludo ciò che ha detto Buchanan, non ci si può fidare di quel tizio. Però abbiamo John Wellan, e voglio sentire direttamente da lui che cosa ha visto, con la massima esattezza. Pensi che sia possibile tirargli fuori qualche nuovo dettaglio con quella roba mnemonica soft che ti ho già visto fare?»
«È possibile, se ti riferisci alla tecnica dell’intervista cognitiva per potenziare il ricordo di…»
Sentì un sospiro profondo. «Rossa, sei l’unica donna che conosco a parlare in questo modo e a suonare eccitante…» Kate scoppiò a ridere. Le sembrava che fosse la prima volta da giorni. «Come stai?»
«Sto bene. Domani mattina ci sarò. Notizie di Cassandra?»
«Mi dispiace.»
Kate sospirò. C’era qualcosa, della sua esperienza a Hyde Road, che non riusciva a mettere a fuoco. Una delle tante sensazioni che aveva percepito e che però non riusciva a ricordare, segno del terrore provato in quel luogo. Qualcosa che aveva visto in quella casa, che aveva sentito… «Ci vediamo domani.»
«Dormi bene, Rossa.»
Di sopra, Kate trovò Maisie seduta a gambe incrociate sul letto, circondata da fogli e libri. «È un po’ tardi per studiare ancora. Che cosa sono?»
Maisie indicò alcuni fogli stampati. «È la mia ricerca sui diritti civili. Martin Luther King. L’hai mai sentito nominare?»
«Vagamente» rispose Kate, guardandola di traverso mentre spostava i libri per sedersi.
«Quindi saprai che era un oratore brillante e che ha detto un mucchio di cose sulla giustizia e sulla libertà.»
Kate annuì, lasciando vagare lo sguardo su uno di quei fogli. Lo prese in mano e riconobbe ciò che vi era scritto. Era il discorso Sono stato in cima alla montagna. Continuò a leggere: … Nessuno mi farà tornare indietro… La giustizia scorrerà come acqua… Rimise a posto il foglio. «Devi prepararti per andare a letto.» Guardò l’orologio. «Oh, guarda. Siamo in pieno orario vietato ai bambini.»
«Sì, infatti… e io non sono una bambina.» Maisie saltò giù dal letto e si diresse verso il bagno. «Ti rendi conto, mamma, che hai sempre qualcosa da dire? Papà ti chiama “Quella dell’ultima parola”.»
Kate la guardò entrare in bagno. Tale madre, tale figlia.