15
Il venerdì mattina a Rose Road faceva più caldo, anche se, in corridoio, tre elettricisti continuavano a lavorare carponi. Kate entrò a passo svelto nell’Udi, dove trovò gli altri due colleghi.
«Bernie?»
«Perbacco, eccola qui.»
«Sei già riuscito a contattare Henry Levitte?»
«Certo che ti brucia la terra sotto i piedi. Comunque sì, tutto organizzato.»
Kate lasciò cadere la sua roba sul tavolo. «Quando?»
«Oggi pomeriggio alle due.»
«Non dimenticarti che vengo anch’io.»
«Lo so. Sono elettrizzato.»
Bernie sogghignò mentre Kate si avvicinava alla lavagna per leggere i dettagli che Joe stava scrivendo dopo la loro visita a casa di Alastair Buchanan.
Joe si voltò verso di lei. «Vuoi aggiungere qualcosa, Rossa?»
Kate guardò la fotografia che avevano preso dai genitori di Nathan Troy. «Continuo a pensare all’immagine negativa di Troy che ci ha dato Buchanan. Era talmente in contraddizione con ciò che hanno detto di lui non solo i genitori, ma anche John Wellan, che sarei propensa a non crederci.»
Anche Bernie stava studiando le nuove informazioni. «Però è ovvio che i genitori diano immagini positive dei propri figli, no?»
Kate si mise a sedere sul tavolo di fronte alla lavagna, scorrendone il contenuto. «A destare il mio interesse è stato non solo ciò che Buchanan ha detto, ma anche il modo in cui si è comportato quando lo ha detto.»
Bernie fece un cenno di assenso leggendo quanto scritto da Joe. «Mi sa che questo Buchanan è un bel bastardo.»
Kate rifletté. «Sei sulla buona strada. All’inizio sembrava affabile, ma poi si è fatto sempre più restio a fornirci informazioni e a un certo punto è diventato verbalmente aggressivo.»
Bernie attese, con le sopracciglia sollevate. «Con chi stava parlando in quel momento?»
Kate lo guardò di traverso. «Non cominciare.» Agitò una mano per salutare Julian che arrivava in quel momento. «Per tutto il colloquio, Buchanan si è mostrato deciso a dire il meno possibile.»
«Che qualcuno lo abbia avvertito del vostro arrivo?» suggerì. «Qualcuno con cui siamo già stati a colloquio.»
Kate annuì. «È possibile. Sono passati vent’anni da quando Buchanan ha studiato al Woolner College, eppure quando abbiamo nominato Nathan Troy la prima volta gli è venuto un attacco d’ansia.»
Joe intervenne: «Per fare l’avvocato del diavolo: forse ciò che abbiamo visto era semplicemente una persona sconvolta dalla notizia che qualcuno che conosceva fosse morto».
Kate appoggiò il mento su una mano, riflettendo. «Ti ricordi quel cenno al fatto che Cassandra, l’amica di Nathan, fosse sessualmente promiscua?» Joe annuì, scrivendo. «Eppure, anche se fosse, voleva farci credere che né lui né gli altri coinquilini avevano mai sfruttato l’offerta. Una ragazza si propone di sua spontanea volontà a tre giovani maschi in salute e quelli rifiutano?» Kate scese dal tavolo. «Questo non riesco a crederlo.»
Joe annuì. «Sono d’accordo con te, essendo stato un giovane maschio in salute in una vita precedente.»
Bernie si spinse in avanti sulla sedia, pronto a puntare l’indice verso Kate. «Aspettate. State dando per scontato che “maschi” significhi malati di sesso. Magari si sono semplicemente trattenuti, invece. Per via del fatto che questa Cassandra era una specie di mezza matta, come vi ha detto la madre di Troy. Se volete la mia…»
Kate si mise a sedere e cominciò a scrivere. «Preferirei di no, o almeno che fosse breve e del tutto priva di dettagli.»
«… Mi ricordo che anni fa, quando c’erano un bel po’ di ragazze che tiravano fuori le antenne e facevano capire benissimo…»
Kate chinò la testa. «Qualcuno lo fermi» ridacchiò piano Julian.
«Il punto è che nostra madre ci aveva tirato su come si deve, con il rispetto per l’altro sesso. Era quello il punto forte dell’educazione di mia madre. Il rispetto per le femmine.»
«Davvero?» disse Kate, pensando a quanto, certe volte, Bernie fosse politicamente scorretto.
Ma lui non si fermò. «Guarda che ho visto anche il rovescio della medaglia. Con le mie sorelle. Giù bastonate!»
Kate lo fissò. «Alle tue sorelle?»
Bernie le lanciò un’occhiataccia, infastidito. «Ma no, ai tipacci che gli facevano il filo! Sai, per essere una cervellona, a volte sei davvero una delusione.»
Kate gli rispose con uno sguardo scoraggiante. «I ricordi personali non contano.» Poi sorrise. «Ai tempi di cui parli tu la gente copriva anche le gambe dei tavoli.»
«Oh, molto divertente. Senti un po’, sapientona, forse il problema di Buchanan è che non è abituato alle donne aggressive e tu sei parecchio sfacciata.»
Joe distolse lo sguardo dalla lavagna. «Mmm. Quello l’ho notato anch’io.»
Kate si era alzata, iniziando a fare su e giù per la stanza. «Buchanan era sulla difensiva, ed era anche chiaramente sotto pressione. Ha reagito con la tipica risposta “combatti o fuggi”. È apparso a disagio subito dopo che abbiamo nominato Nathan Troy e inoltre ci ha messo un pezzo a chiedere dove fosse stato trovato il cadavere.» Aggrottò la fronte. «Contatterò John Wellan e chiederò se sa qualcosa del presunto uso di droghe da parte di Troy e sulla sua eventuale inclinazione al furto. Intanto che siamo in argomento, che ne direste di fare qualche ricerca su Buchanan?»
«Dacci dentro, Sherlock» ordinò Bernie.
«Già fatto. Niente.»
Voltandosi verso la lavagna, Kate scrisse una parola e poi, subito sotto, un nome. «Credo che Buchanan sia un tipo ambiguo, quindi… che cosa ne pensate? Alastair Buchanan. Indiziato. Il nostro primo indiziato?»
«Strano, ultimamente mi ero fatto l’idea che fossi tu a insistere perché non ci concentrassimo su qualcuno troppo presto.»
«E chi si concentra? Buchanan è un inizio.»