35

Il suono dell’orologio della torre Chamberlain che batteva le nove si diffuse per il campus e nell’ufficio di Kate, dove Bernie e Joe la stavano ascoltando, scuri in volto. Lei fece un respiro profondo. «Sono stata io a mettermi in quella situazione, a metterlo in condizione di aggredirmi sessualmente, perché pensavo di conoscerlo. Ora mi rendo conto di quanto abbia sbagliato a sentirmi così sicura. Avevo preso per buono tutto il personaggio dell’uomo anziano e famoso, venerabile e affascinante, mentre in realtà Henry Levitte è un consumato manipolatore sessuale. Deve esserlo, perché è riuscito a ingannare me. Tutta la mia preparazione professionale non è valsa a niente. È riuscito comunque a fregarmi. Ciò che ha fatto ieri mostra la sua immane arroganza. Crede di poter fare come vuole. Abbiamo già detto che questo caso è una questione di sesso. In qualche modo Henry Levitte è coinvolto.»

I colleghi la guardarono in silenzio, poi: «Se lo dici tu, per me è sufficiente» disse Joe. Bernie annuì.

Kate proseguì. «Ieri sera ho ripensato a come si è comportato quando gli abbiamo fatto visita a casa sua: il continuo toccare, l’eccessiva vicinanza. Al momento non ci ho fatto troppo caso, ma con il senno di poi ho capito che Henry Levitte è un cosiddetto frotteur: i suoi impulsi sessuali lo portano a toccare e stringersi alle donne. Tuttavia, ciò che è successo ieri è molto più di questo. Il dipinto a cui stava lavorando… credo che il soggetto fosse Cassandra, non solo perché il viso mi è parso familiare, ma anche per via del modo in cui ha parlato di lei, la scelta delle parole, le sue percezioni di lei da bambina. Henry Levitte è privo di limitazioni sessuali. Credo che abbia abusato di Cassandra.»

Gli occhi di Bernie la scrutarono in viso. «A casa sua avevo notato che con te era un po’ troppo… smanaccione, ma ho pensato che fosse perché vi conoscevate.» Scosse la testa. «Quello che mi mette in difficoltà, se ciò che dici è corretto, è il perché abbia rischiato comportandosi così con noi, con te, con tanta sfacciataggine: mettersi seduto lì a dipingere quel quadro, dire le cose che ha detto e poi fare quello che ha fatto a te.» Scosse di nuovo la testa. «Non capisco.»

Kate invece capiva. Lei stessa non aveva dovuto sforzarsi per rendersi conto del tipo di personaggio con cui avevano a che fare? «Henry Levitte è un manipolatore sessuale molto infido, che è riuscito ad abusare impunemente della sua stessa figlia e, con ogni probabilità, nel corso degli anni, di altre donne con cui non aveva legami di parentela. Si sente sicuro di poter continuare perché si crede immune da ogni condanna. Dubito che ritenga la polizia una possibile minaccia. Di conseguenza, le sue azioni sono sfrontate e si crogiola nel dare a intendere che cosa fa, che cosa è. Sono anni che se la cava così. Probabilmente l’atteggiamento di John Wellan nei suoi confronti riassume ciò che pensano in molti: che sia un vecchio eccentrico e innocuo.» Kate si spostò le ciocche dei capelli dal viso. «Per lui è tutto un gioco.»

Bernie la fissò. «Senza offesa, Doc, ma ciò che stai dicendo… sì, con te si è comportato in un certo modo, ma non abbiamo prove che abbia fatto alcunché ad altri. Okay, a Wellan non piace, ma altre persone con cui abbiamo parlato sembrano considerarlo un tipo a posto.»

«Ho semplicemente delineato un modello di comportamento. Non gli staremo addosso né tantomeno agiremo finché non sapremo di esserne certi.»

«Levitte non ha paura che Cassandra possa screditarlo?» domandò Joe.

Stanca, Kate si sforzò di stare ben dritta sulla sedia. «No. Se riuscisse a formulare un’accusa contro di lui, chi le darebbe ascolto o credito? È su questo che Levitte fa affidamento.» Kate guardò Bernie, dall’altra parte del tavolo. «Tu l’hai vista. Che cosa ne pensi?»

Lui scosse la testa. «Da un punto di vista poliziesco, l’idea di Cassandra come vittima e testimone è destinata a fallire in partenza. Inoltre come facciamo a star dietro a tutta questa storia di Henry Levitte mentre dobbiamo proseguire l’indagine su Troy?»

«Sono collegate» rispose Kate.

Sentì il sospiro esasperato di Bernie, che chiese: «Dove sono i fatti, Doc? Le prove?».

Joe la stava scrutando. «Come intendi procedere?»

Lei sollevò lo sguardo su di lui. «Henry Levitte è un maniaco sessuale, è falso e astuto. Non fare nulla non rientra nelle nostre opzioni. Voglio che venga messo in cima alla lista degli indiziati della nostra indagine. Lo voglio a Rose Road per un interrogatorio ufficiale e voglio che Gander ci dia la sua autorizzazione.»

Bernie stava scuotendo la testa. «Dovrai trovare delle buone ragioni per fare una cosa del genere.» Esitò. «Come ti sentiresti all’idea di raccontare a Gander e Furman ciò che Levitte ha fatto… a te?»

Kate ebbe una stretta al cuore. «Dovrei pensarci.» Guardò fuori dalla finestra. «Ho sempre pensato di capire quanto fosse difficile parlare per le persone che hanno avuto esperienze come quella di Cassandra. Ora lo capisco davvero. Il problema è che se nessuno parla, non si riesce a fare giustizia, no?»

Kate si alzò e andò alla finestra a osservare la desolazione del campus in pieno inverno. «Tornando a ciò che hai detto, Bernie, riguardo ai fatti, alle prove… Cassandra aveva parlato con Nathan, no? Ti ricordi che cosa ci ha detto Rachel Troy di lui? Che era una persona dai saldi princìpi morali, che si opponeva a ciò che riteneva sbagliato. Era amico di Cassandra.» Si voltò verso i colleghi. «E se, nelle occasioni in cui avevano parlato, Cassandra gli avesse rivelato la sua storia familiare, le sue esperienze? E se fosse stata la conoscenza di quei fatti a farlo finire ammazzato? Sono preoccupata per dove possa essere Stuart Butts, ma in questo momento sono ancora più preoccupata per Cassandra. Dobbiamo vedere Gander. Oggi

Entrarono nell’ufficio del sovrintendente capo, sotto gli occhi dell’onnipresente Furman. Nel giro di mezz’ora Kate aveva esposto la sua teoria e le sue crescenti preoccupazioni riguardo alle condizioni di Stuart Butts e alla sicurezza di Cassandra Levitte, senza fare direttamente riferimento alla sua esperienza alla White Box Gallery. Ne avrebbe parlato solo se necessario. Nel silenzio che seguì, fissò il sovrintendente capo con uno sguardo intenso e poi disse: «Henry Levitte deve venire qui. In centrale».

Con la coda dell’occhio, Kate vide che Furman faticava a contenere l’esasperazione. Poi sbottò. «Non deve fare niente.» Nello stato di turbamento in cui si trovava, Kate percepì quelle parole come un pugno in pieno viso. «Questa folle teoria sul professor Levitte come maniaco sessuale è stata costruita da lei, per via di quello che pensa di sapere su questo caso, e questo tizio, questo studente morto, non è certo una prova.» Una volta tanto la stava guardando dritta negli occhi. «Senza prove in mano, che cosa le fa pensare di poter richiedere un interrogatorio ufficiale?»

Nelle ultime ore Kate si era sentita svuotata di ogni emozione. Ora sentiva salire la rabbia, ma tenne la voce bassa, controllata. «Ve l’ho già detto. Credo che Levitte sia stato coinvolto nell’uccisione di Nathan Troy. Ha i mezzi economici per poter essere il proprietario dell’orologio sepolto con i resti di Troy…»

«Non può saperlo, questo! Avrebbe potuto lasciarlo lì chiunque.»

Kate chiuse gli occhi, poi guardò di nuovo Furman. «Ciò che sospetto è che Levitte abbia abusato sessualmente di componenti della propria famiglia, che aggredisca le donne e che sia stato coinvolto nell’assassinio di Nathan Troy. E questo potrebbe significare che è in qualche modo collegato anche all’omicidio di Bradley Harper che, insieme a Stuart Butts, ha trovato i resti di Troy.» Si rivolse a Gander. «Non sappiamo dove sia Stuart Butts. Dobbiamo trovarlo…»

Furman intervenne, rivolgendosi a sua volta a Gander. «Abbiamo già mandato un paio di pattuglie nella sua zona. Non approveremo altre spese per quello. Il ragazzo si sa arrangiare…»

«È vulnerabile» sbottò Kate. «E si sta dimenticando di Cassandra Levitte…»

«Non c’è niente da “dimenticare”! È un caso psichiatrico. Se ne stanno già occupando dei professionisti. Non è affare della polizia.»

Kate si rivolse a Gander. «Credo che Stuart Butts e Cassandra Levitte sarebbero più al sicuro se il padre di Cassandra venisse arrestato. Sicuramente in ciò che ho detto ci sono motivi sufficienti almeno per un mandato di comparizione, così potremo ottenere delle prove…»

«Ottenere delle prove?» latrò Furman, indicando Kate con un movimento isterico dell’indice. «Ha sentito?» disse a Gander. «Sta chiedendo di procedere a un interrogatorio ufficiale in modo da ricavarne prove per accusarlo. È un biglietto di sola andata per una querela!» Tornò a guardare Kate, pallido, furente. «Ma è fuori di testa? Si rende conto della posizione, dei contatti altolocati di quest’uomo? Tutta la sua famiglia è nota in questa città. Fa parte di commissioni e…»

«E in che modo tutto questo è rilevante a fronte di ciò che vi ho appena detto di lui?» chiese Kate, il viso ormai rovente.

Le labbra di Furman quasi scomparvero. Stava schiumando di rabbia. «Voi civili siete tutti uguali. Non capite proprio, eh? Be’, pensi a questo.» Batté il pugno sulla scrivania di palissandro, mentre Gander si alzava in piedi. «È ricco, è riverito, è uno a cui daranno un mucchio di onorificenze. Questo è ciò con cui abbiamo a che fare. No… stia a sentire lei.» Kate vide Bernie aprire la bocca e Joe alzarsi. Scosse la testa rivolta a entrambi, furibonda. «Qualunque azione della nostra polizia si basa sui fatti

Ora Kate era in piedi. «Invece dovrebbe basarsi sulla comprensione di ciò che abbiamo davanti…»

«Basta!» La voce di Gander fece sprofondare la stanza nel silenzio. Lanciò un’occhiataccia a tutti, soffermandosi su Kate. «Se è sicura di Henry Levitte come sembra, allora il prossimo passo dovrà essere orchestrato con grande cura. Io non autorizzerò nessun mandato di comparizione. Se viene qui, dovrà farlo di sua spontanea volontà. Oltretutto, comincia ad avere un’età.» Kate aprì la bocca ma Gander sollevò una mano. «So che non ha pazienza quando si tratta di procedure. Noi non possiamo permetterci questo lusso.» Poi guardò Furman. «Le forze di polizia devono seguire tutti i casi con la consapevolezza delle possibili conseguenze. Per agire ci servono motivi concreti. Se i motivi non lo sono, allora occorre riflettere con attenzione su come procedere.» Gander si mise di nuovo a sedere, appoggiandosi allo schienale, deciso e inflessibile, gli occhi fissi su Kate. «Lei e i suoi colleghi tornerete qui quando saprete come concretizzare maggiormente questa vostra teoria.»

«Io so come.»

Furman aveva il viso incandescente. Si rivolse al capo. «Signore, lei deve mettere fine…»

Gander si chinò in avanti, la parte posteriore della giacca che gli saliva sulle spalle massicce, gli occhi fissi su Kate, le mani intrecciate che battevano sul piano della scrivania senza emettere alcun suono. «Come

«Contattiamo Henry Levitte. Chiediamo di incontrarlo brevemente. Suggeriamo di vederci al Woolner College… No, aspetti. C’è un posto migliore. La White Box Gallery. Al ricevimento inaugurale della retrospettiva. Nel corso di quell’incontro lo informiamo che è tra i principali indiziati per l’omicidio Troy e gli facciamo capire di presentarsi volontariamente a Rose Road.»

Furman la fissò. «Dirà di no…»

«No, non lo farà. Penso che acconsentirà a incontrarci alla retrospettiva» disse Kate, sempre guardando Gander. «Perché quello è il luogo dove esporranno le sue opere. Lo considererà il suo porto sicuro, il luogo dove ha il controllo di tutto. Henry Levitte ama avere il controllo, e sua moglie ha già chiesto che qualunque conversazione con lui, in futuro, abbia luogo ovunque ma non a casa loro.» Sia Bernie che Joe annuirono in segno di approvazione.

«E l’interrogatorio ufficiale? Qui!» sbraitò Furman. «Se non si presenta con un avvocato, e sarebbe un dannato miracolo, allora chiederà quali prove, quali circostanze concrete avete prodotto per fare di lui un indiziato, e la risposta è nessuna

«Ve l’ho già detto. È sessualmente pericoloso.»

«Secondo lei! Tutto ciò che sa chiunque altro è che ha settant’anni, cazzo! Come minimo!»

Kate chiuse gli occhi. «Penso che quando lo interrogheremo qui otterremo le prove che ci servono.»

Furman aveva l’aria di uno che stava per avere un infarto. «Lei pensa

Gander sembrava preoccupato. «L’ispettore Furman non ha tutti i torti. Se il professor Levitte acconsente a presentarsi qui e voi non avete prove, le cose potrebbero farsi molto difficili per noi e anche per lei, Kate.» Lei capiva bene le implicazioni della faccenda. Quel piano era stato elaborato da lei, che era una civile. Se non fosse stata in grado di giustificare le azioni dell’Udi sarebbe potuta divenire oggetto di eventuali azioni legali da parte di Levitte e le avrebbe dovute affrontare da sola, mettendo a rischio la sua sicurezza economica e la sua reputazione professionale. Il cuore le si strinse in petto. Respirò profondamente. Non avrebbe fatto un passo indietro. Non poteva. Il silenzio nella stanza parve eterno.

Guardò il capo ispettore. «Allora è un sì?»

Dopo una deviazione in bagno per mettere le mani sotto l’acqua fredda, Kate entrò nell’Udi. Julian stava parlando. «Non dirmelo! Troppo forte!» Si voltò di scatto verso di lei. «Stavo solo ripetendo ciò che Joe ha appena detto riguardo alla riunione.»

«Stavo pensando.»

«Ma no?» esordì sarcastico Joe guardandola, a braccia conserte, con la testa piegata da un lato.

«Per i signori Levitte è praticamente ovvio che Nathan Troy si drogasse. Nei suoi resti Connie ha trovato solo litio e non ha riferito niente che indicasse una scarsa cura di sé.» Si avvicinò alla lavagna, in cerca di informazioni. «Oltre a denigrare Troy, i Levitte sembravano anche sapere ben poco di lui. E se lo avessero fatto semplicemente per prendere le distanze? E se avessero avuto invece contatti diretti con lui? Dopotutto, Troy e Cassandra erano amici. E se fosse stato un assiduo frequentatore di casa Levitte? In tal caso, perché non dirlo?»

Kate tornò al tavolo e sollevò il ricevitore. «Nessun altro ha confermato che Troy avesse seri problemi con l’uso di droghe. Sua madre ci ha detto specificamente che le disapprovava. Buchanan ci ha detto che Troy prendeva l’ecstasy, ma non ci fidiamo delle sue dichiarazioni. Se Troy si drogava, come mai Henry Levitte, dall’alto della sua posizione di professore, non ha mai fatto niente al riguardo? È questo che gli chiederò quando verrà qui. Oltre a varie altre cose.»

«Buongiorno, Kate. Come sta andando?»

Mise in vivavoce la conversazione con John Wellan. «John, lei sapeva per caso se Nathan Troy facesse uso di droghe?»

La voce rilassata dell’uomo aleggiò nella stanza. «No, ma è possibile. Probabilmente sa che un sacco di ragazzi fumano…»

«Non sto parlando di canne.» Guardò i colleghi. «Qualcuno ha suggerito che Troy fosse cocainomane.»

«Che cosa?»

«Mai sentito niente del genere?»

«Mai. Chi l’ha detto?» Kate non rispose. «Non so cosa dire. Cosa posso dire? Senta, sto andando a Brindleyplace. Roderick sta combinando un disastro con le opere da esporre, quindi devo…»

«Va bene. Non intendevo chiederle altro.»

Kate posò il telefono. «Theda e Henry Levitte hanno preso le distanze da Troy perché non volevano si venisse a sapere che era un abituale frequentatore di casa loro.» Camminò verso la finestra e guardò fuori, lo sguardo perso nel vuoto. «Nathan e Cassandra erano amici. Lei si confidava con lui. Gli aveva raccontato ciò che le aveva fatto il padre. Ma come… perché in tutto questo c’è finito Bradley Harper? E Stuart Butts?» Dove sei, Stuart? E Cassandra è al sicuro dove si trova ora?

Kate tornò al telefono, compose il numero della clinica Hawthornes e chiese di parlare con un responsabile.

Una voce gradevole giunse alle sue orecchie. «Sono Leila Jones. Come posso aiutarla, dottoressa Hanson?»

Kate spiegò brevemente il suo ruolo all’Udi e fece un rapido riassunto dell’indagine in corso. «Sono molto preoccupata riguardo alla sicurezza di una delle vostre pazienti, Cassandra Levitte…»

La voce che la interruppe, ora, si era fatta fredda. «La signorina Levitte è qui solamente come ospite

«Dobbiamo incontrarla.»

«In questo momento non è possibile. È troppo fragile dal punto di vista emotivo, ma posso assicurarle che qui, alla Hawthornes, è perfettamente al sicuro.»

Niente di umano
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