38

Dopo aver passato buona parte della mattinata a rimettersi in pari con il lavoro all’università, Kate si preparava ad andarsene. La porta dell’ufficio si aprì e apparve Crystal, che le tese la stampata di un’email. «Meno male che l’ho trovata. È appena arrivata questa dal vicepreside. Vuole vederla alle tre e mezzo.»

Kate prese il foglio e lo infilò in borsa. «Grazie. Ora sto andando a Rose Road, ma torno più tardi.»

Venti minuti dopo Kate entrò all’Udi e trovò i colleghi che discutevano sottovoce. Quando la videro, smisero di parlare. Lei li guardò entrambi. «Che cosa c’è?»

Bernie si strofinò le guance, un chiaro segno di disagio. «Goosey è appena passato a cercarti. Ha detto di andare nel suo ufficio appena fossi arrivata.»

Buttando il cappotto su una sedia, Kate prese il quaderno dalla borsa. «Non ha detto perché? Be’, posso indovinare. Furman lo avrà imbottito ben bene con le sue idee da smidollato e adesso dirà di no al nostro piano per la retrospettiva.»

Uscì dalla porta, incrociando Julian che arrivava in quel momento. Bernie gridò: «Lo chiamo per dirgli che stai arrivando. Non andarci giù pesante da subito. Stallo a sentire prima di caricarlo».

Kate bussò e poi entrò nell’ufficio del sovrintendente capo Gander. L’uomo era alla scrivania, intento a parlare con Furman, picchiettando le mani intrecciate sul piano di palissandro. Gander le indicò una sedia e Kate si mise a sedere, poi guardò Furman. «Visto che la chiamata l’hai ricevuta tu, faresti meglio ad aggiornarla sull’Uipc.» Kate aggrottò la fronte, cercando di capire che cosa avesse a che fare l’Ufficio indagini preliminari della Corona con il loro caso.

Furman la guardò euforico. «Stamattina l’Ufficio mi ha informato che la preparazione al processo di Creed è ormai avviata.» Kate rimase paralizzata, sentendo solo una piccola contrazione della cicatrice sulla coscia. «Ci faranno sapere la data dell’udienza preliminare, dopodiché potranno darci la data definitiva del processo.» I suoi occhi si posarono su quelli di Kate. «Sono certi che Creed si dichiarerà non colpevole. Lei verrà convocata come testimone dell’accusa.»

Il caso precedente dell’Udi riempì di colpo la testa di Kate. Harry Creed era uno dei loro, un collega. O così avevano creduto. Non solo aveva rapito Chelsey, l’amica di Maisie. Aveva anche assassinato diverse giovani donne che aveva umiliato e violato prima e dopo la morte. Creed era uno psicopatico dall’indole falsa e manipolatrice, ma nonostante tutte le prove raccolte dall’Udi, Kate non aveva smesso di temere che in qualche modo riuscisse a cavarsela. Mantenne un tono di voce fermo anche se sentiva salire la tensione. «So come funziona il sistema di giustizia penale, e sul caso Creed sono più che pronta a offrire la mia assistenza.»

Furman la stava guardando negli occhi, eccitato. «C’è una cosa che non sa, però. Creed intende difendersi da solo.» Kate ebbe un tuffo al cuore. «Ciò significa che sarà lui stesso a controinterrogarla durante il processo.»

Con il viso tirato, Kate tornò all’Udi e raccontò l’accaduto ai colleghi. Nel silenzio che seguì, Bernie si allontanò dal tavolo per tornare dopo qualche minuto con una tazza di tè, che le posò accanto, e un sacchetto bianco con un panino. «Pranzo. Mangia.» Kate guardò nel sacchetto. Conteneva un grosso panino imbottito al formaggio. O un «mattone», come l’avrebbe chiamato Bernie. «Io sono a dieta» borbottò lui.

Gli occhi di Julian passarono in rassegna i visi dei colleghi più anziani. «Così… non pensate… non è che Harry Creed possa cavarsela…»

«Non dire scemenze, ragazzo» lo rimproverò Bernie, con gli occhi fissi su Kate che mangiava.

«Non preoccuparti» disse Kate. «Sono i suoi soliti giochetti.» Finì il tè, poi guardò l’orologio. «Oh, che dia…»

Balzò in piedi, afferrò la borsa e cercò l’email del vicepreside. Gli altri la guardarono correre via.

Niente di umano
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