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Gander era nella stanza dell’Udi e si stava congratulando con tutti per il lavoro svolto. Fece un cenno a Bernie e a Kate e poi guardò Joe, i cui punti in testa erano ormai nascosti dai capelli folti. «Sicuro che se la sente di rientrare oggi?»
«Sissignore. Io e il sergente Watts abbiamo ancora moltissimo da fare in questa indagine.»
Gander annuì, lanciando a tutti un’occhiata benevola. «Un lavoro di prima classe! Prima classe. Voglio che nei prossimi giorni pensiate a qualcosa di cui l’Udi avrebbe bisogno.»
Julian assunse un’aria eccitata. «Una nuova lavagna. Una di quelle giganti, con il touch screen interattivo e…»
Il sovrintendente capo sollevò una mano per frenarlo mentre Furman li fissava. «In questo momento non ci sono moltissimi soldi. Di’ loro quanto abbiamo, Roger.»
Furman arricciò le labbra e lesse da un foglio pieno di numeri che aveva portato con sé. «Ci sono… vediamo… cento sterline al massimo.» Incrociò lo sguardo di Kate, che capì quanto fosse contento di quella somma tanto scarsa.
Gander fece un altro cenno di assenso. «Non è molto, lo so, ma pensateci su. Ho anche pensato che potrei darvi un po’ di aiuto extra, se in futuro lo riteneste necessario. Magari un uomo che possa fare qualche ora in più?» Guardò l’espressione di Kate e aggrottò la fronte mentre parlava, poi immaginò che probabilmente aveva in mente qualcosa di diverso da ciò che stava dicendo lui. «Sto pensando di assegnarvi Whittaker quando vi capiterà di essere di nuovo molto occupati. È un agente giovane e bravo. Un po’… iperattivo. Ha bisogno di essere guidato. Se necessario, potrete ricorrere a lui.»
Julian annuì, rivolto all’ispettore capo. «Whittaker ne sarà felice. Sono mesi che desiderava entrare nell’Udi.»
Kate si rese conto di non conoscere il nome di battesimo del giovane agente. «Come lo chiami quando siete insieme in occasioni informali?»
Gli occhi di Julian guizzarono intorno al tavolo e tornarono su Kate: «… Whittaker?».
Gander si schiarì la voce e la guardò negli occhi. «Ci sarà un’indagine sulla sparatoria che ha coinvolto Wellan.» Kate ebbe un sussulto. «Ma non deve preoccuparsi. Sappiamo che stava per aggredirla e… ehm, la faccenda delle cartelle cliniche. La direttrice della Hawthornes ha acconsentito a… soprassedere.» Fece una pausa, senza smettere di fissarla, sapendo che Kate si sentiva in colpa per le prove perse a Hyde Road. «Facciamo quel che possiamo per ottenere giustizia, Kate. Seguiamo le regole e poi chiudiamo un occhio» disse, lo sguardo fisso ancora su di lei. «A buon intenditor poche parole: lasciamo stare.»
Kate sentì che la tensione cominciava ad allentarsi. Kevin se n’era andato e ora lei aveva modo di interiorizzare ciò che era successo. Sapeva che non avrebbe fatto domanda per nessuna delle due cattedre da professore. Non se questo le avesse impedito di continuare a collaborare con l’Udi. Guardò Bernie. Lui non era nell’elenco dei candidati al licenziamento. Avrebbero continuato a lavorare insieme e a battibeccare. Le tornò in mente la ricerca sui diritti civili di Maisie e il discorso di Martin Luther King. Guardò Gander. «C’è una cosa che vorrei per l’Udi. Non costa molto, ma dobbiamo parlarne prima di decidere.»
Non appena Gander e Furman se ne furono andati, Kate disse agli altri che cosa voleva e poi si guardò intorno, vedendo che Julian stava annuendo, con un leggero luccichio negli occhi, e Bernie stava ammiccando. Guardò Joe, che aveva appoggiato la testa allo schienale con un sorriso rilassato. Prese il telefono.