22

Una musica a tutto volume stava facendo tremare il soffitto dello studio e due paia di piedi battevano all’unisono sul pavimento. Ancora intenta a riflettere su ciò che le aveva detto Joe riguardo a Stuart Butts e al giovane Harper, Kate aveva cominciato a esaminare il contenuto della scatola che le era stata data dalla madre di Nathan Troy. L’avrebbe portata a Rose Road, ma prima voleva fare l’inventario del suo contenuto.

Sollevò i delicati acquerelli, posandoli l’uno accanto all’altro sulla scrivania. Erano stati eseguiti tutti su robusta carta bianca presa da un blocco di dimensioni medie, e tutti avevano un lato frastagliato, laddove erano stati strappati dalla rilegatura a spirale. Kate osservò ciascun disegno, riconoscendo quelli che lei e Joe avevano già osservato a casa dei signori Troy. Ecco Alastair Buchanan. Poi Cassandra. Cassandra Levitte. Ne prese un altro: Joel Smythe, dai lineamenti fini e i capelli chiari. Com’era possibile che quei disegni così raffinati e meticolosi fossero stati fatti da qualcuno che avevano sentito screditare come persona inaffidabile, ladro e probabile tossicodipendente? Si ricordò che numerosi artisti del presente e del passato erano noti per i loro vizi.

Sollevò la testa, sentendo la musica farsi più alta. Uscì dallo studio e salì al piano di sopra, dirigendosi verso la porta aperta della stanza di Maisie. Si appoggiò allo stipite a braccia conserte, osservando le due ragazzine – entrambe in maglietta bianca, minigonna rossa, calzini bianchi e scarpe da tennis – immerse con entusiasmo nelle prove per lo spettacolo che dovevano fare a scuola. Battendo il piede sul pavimento al suono di Mickey, una vecchia hit degli anni Ottanta, Kate le osservò ballare in perfetta sintonia, le gambe sode e prive di difetti, le ginocchia lisce che si sollevavano in sincrono. «Ehi! Su, su, adesso giravolta» gridava Maisie mentre roteavano, i visi coloriti, le gonnelline svolazzanti. «Ehi, Mickey! Sì, Chel, tre, quattro e…» Kate rimase lì, ammaliata dall’energia e dalla perfezione fisica di entrambe. Chelsey, ormai avviata a trasformarsi in una donna, e Maisie più piccola di statura, con appena un accenno di maturazione.

Tornò in studio per riguardare gli squisiti dettagli degli schizzi, disegnati da Nathan Troy quando non era tanto più grande delle due ragazze al piano di sopra. Ormai lui era morto da tempo e non avevano ancora idea del perché. Appoggiando il mento su una mano, Kate ripensò a una conversazione che aveva avuto con i colleghi. Omicidio per mano di un estraneo? Di un maniaco del posto? Di qualcuno che conosceva?

Il suo sguardo si perse in direzione della finestra dello studio mentre pensava alla sua teoria del pavimento a puzzle. La macchia di sangue contenente il DNA di Stuart Butts indicava che era stato al capanno sul lago. Era stato lui a ricostruire il pavimento con tanta cura? Dall’esame che ne aveva fatto, Kate riteneva che avesse l’acume necessario a eseguire un’operazione simile, ma ripensando al movimento isterico dei suoi piedi ritenne improbabile che il ragazzo fosse sufficientemente paziente e capace di concentrarsi. Inoltre, per quale ragione avrebbe dovuto farlo? Non poteva ancora farsi un’opinione sul possibile ruolo di Bradley Harper, sempre che ne avesse avuto uno, perché di lui sapeva troppo poco. I suoi pensieri continuarono a galoppare. Era troppo fantasioso immaginare che, nel momento in cui il pavimento era stato smontato, chiunque avesse ucciso Nathan Troy vent’anni prima fosse capitato di nuovo in quel luogo? Un predatore che faceva scorrerie in giro? Si mise a sedere, sentendosi travolgere dalla tensione.

Suonò il campanello. Kate richiuse la scatola e guardò l’orologio. Le dieci di sera. Probabilmente era la madre di Chelsey. Guardò fuori dalla finestra, vide la Range Rover di Bernie e andò ad aprire. «Stavo andando a casa e allora ho pensato di passare ad aggiornarti.» Seguì Kate in cucina. «Abbiamo fatto un’altra chiacchierata con Stuey Butts. Ha confermato che sia lui che Bradley Harper erano al capanno sul lago.»

«Davvero?»

«La torcia era di Harper, o di suo padre. Quindi il fatto che fosse sotto al pavimento prova che entrambi erano presenti quando è stato rimosso.»

«Ancora niente su dove possa essere Harper?»

Bernie spostò una sedia e ci si lasciò cadere pesantemente. «Niente. Da quando sono stati al parco non lo ha più visto nessuno. Tecnicamente sarebbe un caso per i Piani Alti ma, tenuto conto del fatto che è collegato al nostro, ci siamo messi d’accordo per scambiarci tutte le informazioni che troviamo.»

Kate si mise a sedere di fronte a lui. «Perché la scomparsa di Bradley non è stata denunciata prima?»

Bernie emise un sospiro stanco. «Sembra che ci sia stato un malinteso su dove fosse effettivamente. O più una mancanza di comunicazione, se vuoi il mio parere. Sua madre ha un mucchio di cose di cui occuparsi, ma mi è parsa un po’ addormentata. Abbiamo detto a Gander che riporteremo Stuey Butts a Rose Road. Lui approva e, se il ragazzo continua a non collaborare, prenderemo in considerazione la possibilità di arrestarlo. Domani cominciano a setacciare la zona in cerca di Harper.» Kate annuì, sentendo crescere l’ansia per le nuove possibilità che si aprivano, compresa quella che il sedicenne Stuart Butts avesse ucciso Bradley Harper. «Hai tempo domani mattina?»

«Lavoro da casa fino all’ora di pranzo. Perché?»

«Secondo me, con l’aggressione ad Harper dello scorso anno e il fatto che non si riesca a trovarlo urge far visita a quei tre maniaci della zona.»

«Qualcuno ha specificato di che tipo di aggressione si tratti?»

«Doc, fidati. Sarà stata sicuramente di natura sessuale. Vengo alle otto e un quarto circa, così possiamo coglierli di sorpresa presentandoci la mattina presto. Entro domani mattina do un’occhiata alle mappe del parco. Controllo se ci sono dei bagni pubblici.»

Kate lo fissò, aggrottando le sopracciglia. «Pensi che ci siano degli incontri sessuali nei bagni?»

Bernie alzò le spalle. «Avrebbe senso. Gli omosessuali che vanno in giro in cerca di sesso hanno bisogno di luoghi per incontrarsi, specialmente con questo tempo. Ci vediamo domani mattina.»

Immersa nei suoi pensieri, Kate chiuse la porta. Un luogo d’incontro. Era quella la funzione del capanno sul lago?

Niente di umano
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