39

Alle tre e trentotto del pomeriggio Kate era seduta nell’anticamera dell’ufficio del vicepreside. Era forse venuto a sapere che la polizia aveva prelevato Maisie dal parco? Corrugò la fronte. Se lo aveva saputo, era possibile che ne volesse parlare con Kate. Si morse il labbro. Magari aveva addirittura pensato di allontanare Maisie dalle lezioni universitarie di matematica…

La porta si aprì verso l’interno, e l’uomo le fece frettolosamente cenno di entrare. Kate lo seguì nella stanza e si mise a sedere dove le fu indicato. «Andrò dritto al punto, se non le dispiace.» Il tono di quella frase le diede l’ansia. Si tratta di Maisie. «Il prossimo settembre Aiden Bennett ci lascia, andrà un anno in Sudafrica.» Kate lo fissò e, dopo un po’, fece un cenno di assenso. Il vicepreside stava parlando di un professore di Psicologia criminale del dipartimento. «Inoltre, il professor Frankel si è finalmente deciso ad andare in pensione.» Kate fissò l’uomo dall’altra parte della scrivania, chiedendosi dove volesse andare a parare. «Vedo che questa notizia la sorprende come ha sorpreso il resto della facoltà, considerato tutto il tempo che ci ha messo. Per questo dipartimento significa che il prossimo anno accademico si libereranno due cattedre da professore.» Sollevò lo sguardo su Kate, serio. «A proposito, preferirei che questo incontro rimanesse tra noi. Sa come vanno le cose in questo posto quando si tratta di voci e pettegolezzi. Non voglio accuse di favoritismo.» La guardò di nuovo intensamente. «Secondo me lei è di gran lunga la candidata migliore per entrambe le posizioni. Penso che lavorerebbe in modo eccellente. Ma purtroppo, Kate, devo dire che…» Sorpresa da ciò che gli aveva sentito dire fino a quel momento, Kate sentì la tensione salire nuovamente. Di certo al vicepreside non importava che Maisie fosse finita a Rose Road poco prima, o no? «…benché io approvi il suo attuale operato con la polizia, non potrei sostenere una sua candidatura alla cattedra di professore se volesse continuare a lavorare nell’Unità delitti insoluti. Sarebbe un carico di lavoro eccessivo per chiunque, compresa lei.»

Kate era confusa. Era consapevole dello sguardo dell’uomo fisso su di lei, in attesa di una risposta. Cercò di radunare i suoi pensieri scombinati. «Naturalmente sono molto felice di… saperlo. Terrò a mente ciò che mi ha detto riguardo all’Unità delitti insoluti.»

Cinque minuti dopo stava attraversando il campus gelido, con la mente ingombra di pensieri. Ottenere la cattedra avrebbe significato maggiore sicurezza economica per lei e per Maisie. Gli incarichi aggiuntivi e il peso delle responsabilità sarebbero stati notevoli, ma avrebbe avuto più tempo. Però anche meno contatto con gli studenti. E addio Udi. Non avrebbe più lavorato con Joe e Bernie. Continuò a camminare, gli occhi fissi a terra. Joe. Aveva appena comprato casa, ma probabilmente non doveva importargliene troppo. Joe era single e libero di fare come più gli piaceva, di cambiare i suoi piani non appena terminato l’incarico, alla fine dell’anno.

Con le mani sprofondate nelle tasche del soprabito, Kate continuò a camminare nella foschia, pensando che nel corso dei cinque o sei anni successivi la situazione in casa sarebbe cambiata radicalmente. Maisie avrebbe fatto delle scelte sulla sua vita e sul suo futuro. Forse era ora di pensare davvero anche alla carriera? Kate salì in macchina, rimuginando sulla richiesta del vicepreside di tenersi quelle informazioni per sé, in riferimento al vivace giro di pettegolezzi che ribolliva all’università e in qualunque altra istituzione accademica. Ma non al Woolner College, a quanto pare.

Kate era in cucina. Gli avvenimenti di quel giorno l’avevano resa ansiosa e irritabile. Aveva cercato di non pensare a quanto le aveva detto Furman sull’imminente processo a Creed, ma non riusciva a ignorare le implicazioni per il suo futuro professionale. Sbatté il bollitore sul pianale della cucina. Dannato Furman! Dannato tutto!

Attraversata la stanza, spalancò una delle porte finestre che davano sul giardino e uscì al freddo, camminando sui lunghi sentieri finché non si ritrovò senza fiato. Poi rientrò, richiudendosi la porta alle spalle con un gesto deciso. Avrebbe preso in considerazione le parole del vicepreside quando fosse stata meno sotto stress. E la prossima volta che penserò al processo di Creed sarà a due settimane dal suo inizio, quando mi sentirò perfettamente preparata ad affrontarlo. Prima di allora, basta.

Erano andate al cinema a vedere una commedia e stavano tornando a casa. Maisie stava ridendo. «E quella parte in cui lui… Mamma?»

Kate se n’era già accorta. Davanti casa, sul vialetto, lampeggiava la luce azzurra di un’auto della polizia. Mantenne un tono calmo, ma si sentiva già oppressa dall’ansia. «Hai messo l’allarme come ti avevo detto?»

«Mi pare proprio di sì.»

Arrivarono sul vialetto e Kate spense il motore, osservando le luci intermittenti bianche e azzurre che illuminavano la facciata della casa. La sua mente stava già correndo da una stanza all’altra, mentre le parole le si ammassavano in testa: la collana di perle, l’anello di sua madre. Danni? Si era ricordata di pagare l’assicurazione?

Aprì la portiera, lanciando un’occhiata a Maisie. «Resta qui.» Vedendo due agenti sconosciuti in uniforme uscire dall’auto e mettersi il cappello, scese dalla macchina e attese che la raggiungessero. «Questa è casa mia. Sono Kate Hanson. Che cosa è successo?»

«È arrivata una segnalazione di furto con scasso in corso a Bradford Street. Siamo intervenuti» disse il più alto dei due agenti.

Kate guardò la casa. Qualcuno è stato dentro. Le sembrava una casa sconosciuta. Tornò a prestare attenzione agli agenti. «E voi siete…?»

Entrambi le mostrarono i tesserini. «Ispettore Trent e agente Nicholls. Siamo appena arrivati. Se rimane qui entriamo e…»

«Vengo con voi.» Fece per avviarsi.

L’uomo si voltò per ammonirla con uno sguardo severo. «Signora, la porta d’ingresso è aperta, quindi è meglio se rimane qui finché non capiamo che situazione c’è all’interno.» Con una seconda occhiata severa si incamminò verso la casa con il collega e Kate li guardò scomparire all’interno. Stringendosi nelle braccia per il freddo pungente della sera, tornò verso l’auto.

Maisie era in piedi, fuori dal lato del passeggero. «Mamma! Che c’è? Che cosa è successo?»

«Non ne sono sicura. Dobbiamo rimanere qui finché non ce lo dicono.» Dopo un’attesa che le parve eterna, Kate vide ricomparire l’ispettore Trent che, con viso imperscrutabile, si incamminò verso di loro. «La casa è vuota.»

Kate era già in movimento. «Voglio controllare se c’è qualcosa che…»

«Solo un attimo.» Il tono dell’uomo la bloccò. La sua espressione era impenetrabile. «Questa è sua figlia?» Lei annuì, chiedendosi che importanza avesse. «Devo parlarle un istante. Da solo.»

Kate si rivolse a Maisie. «Torna in macchina e resta dentro, per favore.» Si voltò, raggiunta la casa insieme all’ispettore Trent, entrò dentro. «Oh!» L’ingresso era coperto di vestiti e libri sparpagliati. Seguì l’uomo, evitando di calpestarli, e arrivò in cucina, dove vide che erano sparite la macchina da caffè e la radio. Guardò l’ispettore Trent e il collega. «E il resto della casa?»

«Può venire qui, per favore?» A disagio per il tono formale dell’uomo, Kate si avvicinò. Lui era in piedi accanto a uno dei tanti cassetti aperti. Indicò qualcosa con il dito. «Dia un’occhiata qui.»

In un cassetto, appoggiate ad alcune tovagliette americane – le altre erano sparse sul pavimento – c’erano parecchie pastiglie bianche e tonde, ciascuna con impresso il muso stilizzato di un gatto. Kate rimase a fissarle, sentendo delle voci giungere dalla porta d’ingresso, una delle quali le era familiare. Joe entrò in cucina, calmo, rivolgendosi agli altri due poliziotti con la sua voce suadente. «Joe Corrigan, Rose Road.»

Dall’espressione di Trent si capì che sapeva chi fosse Joe. «Tenente.» Lui fece un cenno di assenso.

Rientrò anche l’agente Nicholls, seguito da Maisie. «Ho controllato le case su entrambi i lati» disse l’agente a Trent. «Niente da segnalare.»

Joe osservò i vari oggetti sparsi a terra, poi guardò il viso sconvolto di Kate e infine si rivolse a Trent. «Che cosa sta succedendo qui?»

«Abbiamo risposto a una segnalazione di furto con scasso in corso.» Abbassò la voce. «Abbiamo trovato della droga e sto prendendo in considerazione l’idea di denunciare…»

«Sì, come no. Parliamone un attimo.» Si parlarono sommessamente, spostandosi a poco a poco in un punto più lontano, dove continuarono a discutere sottovoce. Kate vide Trent girarsi a guardarla, dopodiché i due agenti si diressero verso la porta d’ingresso.

Kate andò da Maisie e le mise un braccio intorno alle spalle. «Mamma, che cosa sta succedendo?»

Non lo so. «Tutto a posto, Maisie. Va tutto bene.»

Kate entrò in cucina, dando una rapida occhiata all’orologio. «Confusione superficiale ripristinata in venti minuti.»

«È lo scasso più strano che abbia mai visto in vita mia» borbottò Bernie, che era arrivato dopo aver ricevuto la telefonata di Joe. Si voltarono quando videro entrare un agente della Scientifica di Rose Road. «Trovato niente?» gli domandò Joe.

Lui indicò qualcosa alle sue spalle. «Qualcuno ha disattivato l’allarme e poi ha forzato la finestra della lavanderia. Sono riuscito a rilevare un’impronta sulla cornice della finestra. Dovrò prendere le impronte di tutte le persone che vivono qui per fare un confronto a esclusione.» Procedette a prendere le impronte usando una particolare apparecchiatura che teneva in mano.

«E dov’è l’inchiostro?» domandò Maisie.

«Adesso si usano questi scanner portatili.» Le sorrise. «Prende la tua impronta nel giro di quindici secondi.»

Lei lo guardò scansionare la sua mano. «Wow!»

Nel giro di pochi minuti l’agente e il collega se ne andarono, lasciando Kate ad arrovellarsi sulla lista di oggetti rubati composta soltanto da due cose.

Joe le fece un cenno e lei si avvicinò. «Immagino che tu sappia cosa sono queste?» le disse a voce bassa, indicando le pasticche ancora nel cassetto.

Lei annuì. «Il disegno indica il mefedrone. O 4-metilmetcatinone. “MCat”.»

«Già.» Joe la guardò, serio. «A me viene solo un’idea sul perché qualcuno debba mettere in piedi una simile farsa.»

Intervenne Bernie: «Qualcuno sta cercando di rovinarti la reputazione, Doc. Io ho la mia teoria su chi potrebbe essere stato. Quella finestra in lavanderia non è tanto grande».

Kate sollevò le sopracciglia. «Stai pensando a Stuart Butts? Ma lui non sa niente di me.» Guardò Joe. «Per fortuna che sei passato tu, altrimenti avrebbero potuto arrestarmi.»

Lui sorrise. «Fa tutto parte del servizio, signora, e adesso le sistemiamo la finestra della lavanderia.»

Kate fece un altro giro della cucina e scosse la testa. Due soli oggetti scomparsi da tutta la casa. Uno scasso molto strano, come aveva detto Bernie. Il telefono dell’ingresso squillò. Guardando l’orologio, aggrottò la fronte e andò a rispondere, temendo che si trattasse di altri guai.

Era Stella, la nuova fidanzata di Kevin. «Kate? Ascolta… c’è… un piccolo problema.» Kate rimase ad ascoltare mentre la sua interlocutrice copriva il telefono con la mano. «Sto chiamando dal Queen Elizabeth Hospital.» Kate sentì una stretta alle costole. «Si tratta di Kevin. L’hanno ricoverato…» La voce si smorzò di nuovo e Kate pensò subito a un infarto. Mangiava sempre le cose sbagliate e nell’ultimo anno era ingrassato. Chiuse gli occhi. Che cosa dico a Maisie?

Stella riprese a parlare: «Nelle ultime tre ore siamo stati al pronto soccorso di traumatologia. Si è strappato un muscolo del polpaccio giocando a squash e…»

I meccanismi del cervello di Kate, già messi a dura prova dalle tensioni del giorno, si bloccarono di colpo, pieni di risentimento e irritazione. «Non mi interessa sapere queste cose.»

«Nei prossimi giorni non sarà in grado di spostarsi da solo.»

«Molto scomodo per entrambi» commentò Kate.

«Io e Kevin non stiamo più insieme da quando siamo rientrati da Parigi.»

La voce schietta e familiare di Kevin sostituì quella di Stella. «Kate, sono in difficoltà e mi serve un posto dove stare per una settimana circa.»

A queste parole Kate si sentì corrugare la pelle intorno agli occhi. «Qui non ci vieni.»

La voce di Kevin si fece stizzosa. «Perché no? Phyllis può portarmi da bere e da mangiare durante il giorno. C’è un bagno al pianterreno. Dormirò sul divano nel tuo studio. Stella se ne è appena andata, quindi vieni a prendermi.»

«Chiama un taxi.» Kate guardò il ricevitore già muto nella sua mano e poi lo sbatté giù mentre Maisie scendeva gli ultimi scalini con un balzo. «E adesso che cosa è successo?»

Niente di umano
titlepage.xhtml
index_split_000.html
index_split_001.html
index_split_002.html
index_split_003.html
index_split_004.html
index_split_005.html
index_split_006.html
index_split_007.html
index_split_008.html
index_split_009.html
index_split_010.html
index_split_011.html
index_split_012.html
index_split_013.html
index_split_014.html
index_split_015.html
index_split_016.html
index_split_017.html
index_split_018.html
index_split_019.html
index_split_020.html
index_split_021.html
index_split_022.html
index_split_023.html
index_split_024.html
index_split_025.html
index_split_026.html
index_split_027.html
index_split_028.html
index_split_029.html
index_split_030.html
index_split_031.html
index_split_032.html
index_split_033.html
index_split_034.html
index_split_035.html
index_split_036.html
index_split_037.html
index_split_038.html
index_split_039.html
index_split_040.html
index_split_041.html
index_split_042.html
index_split_043.html
index_split_044.html
index_split_045.html
index_split_046.html
index_split_047.html
index_split_048.html
index_split_049.html
index_split_050.html
index_split_051.html
index_split_052.html
index_split_053.html
index_split_054.html
index_split_055.html
index_split_056.html
index_split_057.html
index_split_058.html
index_split_059.html
index_split_060.html
index_split_061.html
index_split_062.html
index_split_063.html
index_split_064.html
index_split_065.html
index_split_066.html
index_split_067.html
index_split_068.html
index_split_069.html
index_split_070.html
index_split_071.html
index_split_072.html
index_split_073.html
index_split_074.html
index_split_075.html
index_split_076.html
index_split_077.html
index_split_078.html