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Dal lato nord dell’isola, anche Creseto Montiranio osservò la cima imponente del monte Chora e il grande monastero sulla vetta. Era un giovane ex sacerdote, sentinella dell’Apocalisse, un fanatico con un quoziente intellettivo pari a settanta. Gli occhi neri e lucenti, adesso pieni di lacrime, di quel giovane bruno dal volto scavato ammiravano il colossale castello fortificato, costruito nel 1088: il monastero di San Giovanni apostolo, noto come Μονή του Αγίου Ιωάννου του Θεολόγου, Moné toi Agion Ioanni Theologon, il monastero di San Giovanni il teologo.
Fissando le merlature dell’edificio, Creseto strinse a sé la sua grossa Bibbia e balbettò, con le labbra sottili e tremanti: «Apocalisse 20: “E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’abisso e una grande catena. Afferrò il drago, il serpente antico, che è il diavolo e Satana, e lo incatenò per mille anni…”».
Dopodiché si incamminò verso il monastero, che sembrava più una fortezza, con le sue pareti lisce, le feritoie e le merlature. Sull’isola faceva caldo, come per quasi tutto l’anno. La giovane ex sentinella avanzò con coraggio, il pensiero rivolto unicamente alle parole dell’Apocalisse, finché non arrivò alle scale scavate nella roccia che lo avrebbero portato in cima al monte Chora.
Non appena ebbe salito i primi gradini, recitò: «“Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare”. E verrà la fine dei tempi».
Con la sua tonaca nera, si inginocchiò su uno degli asimmetrici scalini di marmo. Una goccia di sudore cadde per terra. Non era il solo a fare quel cammino. Visitatori da tutte le parti del mondo e abitanti del luogo gli passavano accanto senza badare al fatto che si facesse il segno della croce in maniera compulsiva, pregando in silenzio con le labbra appena schiuse e sbattendo le palpebre. In quel luogo i dementi come lui erano una cosa normale.
Serrò gli occhi con forza, come se soffrisse, senza allontanare la Bibbia dal petto; poi continuò a salire per la tortuosa scala di pietra bianca, tra le pareti squadrate dell’isola di Patmos, circondata dal mare. C’erano altri passaggi come quello: formavano una rete che conduceva in cima al monte Chora, come un labirinto. La sommità era il monastero di San Giovanni apostolo.
«Signore, per favore non abbandonarmi in questo momento di sofferenza e di paura». Gli tremò il pomo d’Adamo. «Non so se sto facendo la cosa giusta».
Si portò la mano all’orecchio quando sentì una voce maschile, con l’accento greco, nel minuscolo auricolare.
«Sì, stai facendo la cosa giusta. Non pensare. Quando non saprai cosa fare, ci sarò io a indicarti la strada. Io sono il tuo intermediario con Dio». Ci fu una breve pausa. «Tu sei stato creato per difendere le Sacre Scritture. Dio non può risolvere tutto questo da solo. Ha creato noi per difenderlo, qui sulla terra, ora che questi uomini di scienza vogliono distruggere Lui e la Bibbia. Oggi tu sei Ha Mash-hit, l’angelo sterminatore di Esodo 12:23. Ricorda cosa fece lui in Egitto, contro i nemici, contro i primogeniti».
Il giovane sacerdote continuava a sentir fremere la gola. Deglutì. Una lacrima gli cadde giù dalle palpebre chiuse. L’asciugò in fretta.
«Va bene. Va bene».
Riaprì gli occhi. In cima alla montagna, attorno al gigantesco monastero fortificato scuro come caffè, c’era una gran frenesia. Creseto Montiranio osservò il cielo: venti elicotteri militari del governo greco e altrettanti velivoli di reti televisive sorvolavano il castello. Nel frattempo, in mare, varie lance militari, alcune dotate di possenti missili intercettori, pattugliavano le acque che circondavano l’isola.
«Arrivo».
Si rimise in marcia verso il suicidio.
A ogni scalino che saliva si stringeva al petto l’oggetto che più aveva amato nella vita: la sua grossa Bibbia.
«Non ti deluderò, amato padre del cielo. Chiunque non abbia il segno del sangue alla porta della sua casa morirà. Esodo 12:23. Nel nome del padre, del figlio e dello Spirito Santo». Si fece ripetutamente il segno della croce.
Per portare a termine la missione, nascondeva un’arma inconsueta nel suo tomo. Accelerò l’ascesa attraverso il labirinto di gallerie bianche, verso il segreto della Bibbia, in mezzo a centinaia di turisti.