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All’interno del monte Sion, la bionda Clara Vanthi, circondata da terroristi, si immobilizzò di colpo nell’acqua fredda.

«Un momento…», disse al capo. «Cosa significano le Pietre di fuoco già lo so». Nel buio spalancò i suoi occhi da gatta. «Già lo so cosa sono!».

L’uomo barbuto le sorrise.

«Allora dimmelo!».

Clara chiuse gli occhi e recitò lentamente.

«Isaia 6:6: “Allora uno dei serafini volò verso di me, teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca”». Riaprì gli occhi, «Lo so cosa significa! I serafini sono le Pietre di fuoco! I serafini a sei ali!».

Il terrorista era esterrefatto.

«E questo come lo sai?!».

«Mi hai detto di cercare nell’inconscio». Chiuse di nuovo gli occhi. Nella sua mente passò il ricordo dell’archeologo Syr Sheen che diceva all’ambasciatore Moses Gate: «Un ebreo lo pronuncia seraph, che significa “ardente”. I serafini sono entità con sei ali. Derivano da Babilonia e sono le tre divinità del fuoco: Gibil, Girra e Nusku».

Sorrise all’uomo.

«Dobbiamo risalire. Il documento J non si trova qui nelle gallerie. Sta sopra», guardò il soffitto di roccia. «Il Documento J si trova nella sala del trono tra le Pietre di fuoco! Dove sono i cherubini. Nel Megathronos».