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«Tuo padre vuole che tu ti metta in contatto con gli addetti alla sicurezza. Devi distrarli. L’incontro comincia fra un’ora».
La bellissima Serpentia Lotan, seduta alla sua scrivania, aggrottò le sopracciglia mentre ascoltava gli ordini. I capelli corvini le arrivavano alla vita e aveva occhi neri e grandi, con ciglia lunghissime.
«Perché devo distrarli?»
«Perché si possa portare a termine l’operazione Montiranio».
«Di cosa si tratta?», chiese lei.
«Sono sei uomini, funzionari di sei ambasciate: Congo, Namibia, Regno Unito, Brasile, Australia e Messico. Tutti e sei sono stati scelti per coordinare la vigilanza all’incontro di stasera. Tutti hanno prestato servizio nell’esercito del proprio Paese, nell’antiterrorismo o in polizia. Sono conoscenze dell’ambasciatore Moses Gate. Li ha scelti lui stesso come sua scorta personale. Sa che in molti vorrebbero assassinarlo oggi».
«Li conosco», sorrise Serpentia. «Li ho già sedotti tutti».
Era una donna splendida, con un fisico prosperoso. Indossava un tailleur nero aderente. Distese lentamente le gambe e si mise in piedi.
«È un ordine di mio padre?»
«Sì, è un ordine del reverendo Lotan. Vuole che te ne occupi tu».
«Mio padre è il presidente del patronato Isola di Patmos. È un grand’uomo, con molti agganci. A volte non comprendo le sue azioni. Ma non devo comprenderle. Non sono qui per discutere le sue decisioni. Lui è uno strumento di Dio. Dio lo ha scelto».
Serpentia Lotan, che spesso si faceva chiamare Serpia, si diresse lentamente verso la porta. I capelli neri si adattavano con grazia alla forma del corpo, alle spalle, alla schiena. Aprì la porta e subito entrarono i suoi consiglieri, vestiti quasi come lei.
La donna si rivolse al suo assistente. «Voglio delle fotografie di questi soggetti per darle agli uomini di mio padre. Di’ loro di contattarli. Devono dirgli che li aspetto nella cappella di Cristodulo, da soli. Ripeto: mi desiderano tutti». Lo disse con soddisfazione. «Risponderanno al mio invito».
Oltre la porta osservò l’accesso al passaggio Theologon del monastero, realizzato con grandi archi bianchi distanziati da dove passava l’aria condizionata. Serpia e i suoi uomini si trovavano all’interno dello stesso complesso, negli uffici del patronato diretto da suo padre. Sopra le loro teste, sulla terrazza del monastero, in greco Oροφή, orofí, stava per verificarsi l’evento più importante nella storia della Bibbia in quanto libro: la rivelazione dei nomi dei suoi veri autori; e allo stesso tempo anche un atto terroristico della massima gravità.
Tre grossi elicotteri della diplomazia solcarono il cielo. Iniziarono ad abbassarsi sull’edificio.
«Sta arrivando Moses Gate, l’ambasciatore di Israele. Scorta di accoglienza pronta a riceverlo». Serpia sentì la comunicazione nell’auricolare. «Anche l’agente Creseto Montiranio sta entrando nel complesso sorvegliato dalla guardia Lotan».