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Davanti alle mura, mentre era in corso il massacro, ai piedi della torre della fonte del Gihon, la bella Radapu rimase ferma. Con la lancia tra le mani, guardò il colossale trasporto di Tahhak. Contro la luce del cielo rossastro vide la pancia aprirsi al centro e da lì una cesta di legno venne calata con le catene. Dentro c’era il muscoloso re di Babilonia, nudo e sporco di sangue.

La guardò sotto i raggi del sole rosso che aveva alle spalle. Nei suoi occhi riluceva un lampo giallastro.

Fece un piccolo salto verso le rocce, risalendo come un toro tra i cespugli, alzando lentamente i suoi due lunghi bastoni di legno: le sue uniche armi.

Nel silenzio più totale, settemila soldati osservavano senza fiatare.

Il re si fermò. Guardò dritto Radapu.

Dietro di lui, le guardie rimasero in silenzio. Alle spalle della donna, la città di Davide moriva tra migliaia di urla. Sangue. Scoppi.

«Sei un vigliacco», gli disse Radapu, ripetendolo nella sua lingua accadica. «Pardu galatu. . Non hai nemmeno il coraggio di andare di persona ad affrontare tutte queste persone innocenti. Hanno dovuto farlo i tuoi soldati per te». Con una smorfia, alzò la lancia in aria.

Il re gli sorrise.

«Amtu Ardat Saiahu. Lawu rahasu». Brandì le due aste di legno.

Radapu sollevò la lunga lancia. Con i suoi occhi neri, brillanti nel sole, lo osservò attentamente con la testa inclinata di lato.

«Non ti ucciderò con questa lancia. Non ti toccherò nemmeno», gli sorrise. «Ti ucciderò con la tua stessa superbia».

Nabucodonosor strabuzzò gli occhi.

Dietro, dall’altra parte del monte Sion, nella cavità del Tyropoeon, diecimila soldati cobra egizi iniziarono ad alzarsi non appena indossate le armature.

Il principe Psammetico sollevò silenziosamente il potente braccio al cielo. Alla vista del suo esercito, inclinò due dita in avanti.

Le truppe, con cavalli e struzzi Fortum, iniziarono ad avanzare. Da dietro Lethis gli disse: «Psammetico! Un messaggio da vostro padre! I Nubiani stanno invadendo l’Egitto!».

Il principe si voltò.

«Che cosa?»

«Vostro padre vi chiede di tornare. Babilonia ha pagato Aspelta, il re dei Nubiani. Ha bisogno di queste truppe. Aspelta sta circondando le sue terre».

Il principe abbassò gli occhi. Il caldo era insopportabile. Più avanti riusciva a vedere le fiamme alzarsi all’interno delle mura della città di Davide, con l’esercito babilonese in formazione, luccicante sotto il sole.

Fece per voltarsi a nord, verso la torre delle mura, e vide la piccola donna mezza nuda, in procinto di affrontare Nabucodonosor, che gli agitava davanti la sua lancia sottile.

«Psammetico!». Gli prese il braccio il capo della sua squadriglia. «Cominciate la ritirata, vostro padre è in pericolo!».

«La Giudea cadrà nelle mani dei Babilonesi!».

«Vostro padre è più importante! Se Aspelta uccide vostro padre, oggi morirà anche l’Egitto, nelle mani della Nubia».

Psammetico fissò la ragazza.

«È stato Nabucodonosor. Ha comprato Aspelta, in Nubia». Chiuse gli occhi. “Devo abbandonarti qui, donna coraggiosa”, pensò.

L’enigma dell’ultima profezia
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