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«Il suo vero nome era Cerinto. Cerinto Dionisio Epagelio», disse l’analista dello spionaggio Moshe Trasekt al biondo e riccioluto Isaac Vomisa.

Si trovavano nelle strutture del Mossad, in Israele. Seduti alle loro postazioni ultramoderne osservavano la fotografia sullo schermo: il giovane sacerdote Creseto Montiranio, autore dell’attentato. Sulla consolle, composta da vari schermi e tastiere, venivano processate le informazioni provenienti da tutte le agenzie di sicurezza nel mondo: era un’apparecchiatura moderna che conteneva ogni informazione possibile. Israele negava di possedere uno strumento simile.

«Secondo GENYSYS, il database più grande del mondo, il suo vero nome è Cerinto Dionisio Epagelio ASMV71-162. Questo è il nome che gli ha dato sua madre. Tuttavia, né lei né il consorte avevano questo cognome. Non era loro. Gli fu affidato da un sacerdote, lo hanno adottato».

Rimasero in silenzio per un paio di secondi. Isaac premette un pulsante.

«Mi sembra che persino il suo nome nasconda qualcosa di strano».

«Qualcosa di strano?»

«Guarda qua».

Sullo schermo comparve una scheda dati:

Il libro chiamato Apocalisse non fu scritto dall’apostolo Giovanni. Non fu scritto nemmeno da un cristiano. Lo scrisse un impostore: Cerinto, il fondatore dell’eresia cerintiana. Cerinto è il vero autore del testo chiamato Apocalisse, che è una blasfemia.

San Dionisio d’Alessandria papa

Epistola - Peri Epaggelion

Sulle promesse

Anno di Dio 250 d.C.

I due analisti si guardarono perplessi.

A Patmos, sulla terrazza del monastero di Giovanni apostolo, una pallottola colpì di striscio l’ambasciatore Dorian Valdés alla tempia. Prese subito a sanguinare; la carne gli bruciava per via dello sparo.

Nonostante ciò, riuscì a dire a Max: «L’eresia del falso apostolo Cerinto è un’eresia satanica». Cercò di bloccare l’emorragia alla testa con la mano.

«Adesso questa eresia guida la fede di miliardi di persone». Si accasciò sul corpo senza vita di Creseto Montiranio.

«Cerinto sostiene che Gesù Cristo non fu mai Dio; che l’universo non fu creato da Dio ma da un demonio, il Demiurgo. Questo è zoroastrismo. È un’infiltrazione dello zoroastrismo persiano. Cerinto non agiva per conto suo. Fu mandato dall’imperatore persiano Artabanus per pilotare la rivolta cristiana contro Roma. Quando la notizia della ribellione di Cresto si sparse in tutto il mondo, Artabanus decise di sfruttarla per attaccare il suo nemico: l’imperatore romano Tiberio. Inviò ufficiali, falsi apostoli».

La ferita gli ustionava la carne e non poteva toccarla senza provare un dolore intenso.

«Dissero di essere apostoli di Cristo. Compaiono negli Atti degli Apostoli, nei passaggi 13:8 e 8:9. Elimas Magus-Barjesus, Simone Magus, lo stesso Cerinto. Nessuno conosce i loro veri nomi persiani: Limji, Ashem-Vohu, Khorshant. La parola magus è persiana».

L’ambasciatore cadde addosso a Creseto Montiranio. Iniziò a vomitare sangue. «Maggi significa “sacerdote dello zoroastrismo”. La religione cristiana attuale, basandosi sull’Apocalisse, è zoroastrismo. I sacerdoti cristiani che difendono l’Apocalisse… sono sacerdoti persiani…».

«Accidenti», fece Max. «È questo che voleva annunciare oggi l’ambasciatore Moses Gate?». Prese Valdés tra le braccia per scaldarlo. «Fate venire un paramedico!». Cercò un elicottero all’orizzonte.

«No. C’è dell’altro», gli rispose una voce sconosciuta.

Sopra di loro, contro il chiarore dello schermo gigante sul palco, si stagliava una figura nera. Aveva un revolver in mano.

«Oggi Moses Gate avrebbe rivelato qualcosa di molto più importante di tutto questo, qualcosa che avrebbe cambiato il mondo. Si tratta della Bibbia intera, nel suo insieme. Ma non accadrà. Moses Gate è morto. E ora lo sono anche i suoi maledetti alleati, come questo miserevole terzomondista». E sparò di nuovo alla testa di Dorian Valdés. Stavolta gliela fece esplodere.

Il sangue schizzò sul volto di Max León. L’investigatore osservò gli occhi aperti del suo capo, dislocati. Urlò e fece per alzarsi. Con una violenza inaudita afferrò l’arma dello sconosciuto per la canna e la torse contro il suolo. Era una SIG Sauer P320 color argento.

«E tu chi diavolo sei, bastardo?!». Lo colpì alla mascella con il gomito.

Il tizio esplose in una sonora risata. Afferrò Max per i capelli e gli diede una gomitata sulla bocca dello stomaco.

«Vuoi sapere chi sono? Ken Tarko, ambasciata degli Stati Uniti. Chi credi che vi sparasse da lassù?». Colpì di nuovo Max allo stomaco, questa volta con un cazzotto, continuando a masticare la sua gomma. «Sei in arresto per concorso in strage e associazione a delinquere di stampo terroristico. Fai parte della cellula messicana dello Stato Islamico. Non avresti dovuto assassinare il tuo ambasciatore. Mettetegli le manette».

Max gli diede un’altra gomitata sulla mascella. L’uomo aveva capelli biondi, occhi azzurri e lineamenti duri.

«Che stai dicendo?», ribatté l’investigatore. «In Messico non esistono organizzazioni del genere».

Nove agenti militari lo raggiunsero di corsa alle spalle. Avevano le manette pronte e si parlavano via radio. «A terra, bastardo!», gli urlarono. «Non renderci le cose più difficili. Dategli qualche scarica. Immobilizzatelo».

Lo afferrarono per le braccia. Max si sentì attraversare il corpo da una scossa elettrica, come se mille coltellini gli perforassero le articolazioni. Lo presero a calci sulle cosce e in mezzo alle gambe per fargliele aprire. «Sta’ giù, figlio di puttana! Ammanettatelo. Fatela finita con questo mangiafagioli».

L’americano fece due passi indietro. Senza smettere di masticare la gomma, rivolse un sorriso a Max. «Ti sottoporrò io stesso a processo, terzomondista. Questo è il Codice degli Stati Uniti, articolo 18, comma 2332. Terrorismo. Massima violazione della sicurezza nazionale». Si passò una mano tra i capelli biondi, per pettinarseli. «Ho delle tue fotografie insieme a questo sacerdote terrorista. Sono sulle pareti della sua camera d’albergo. Siete complici. Entrambi fate parte dello Stato Islamico, siete la cellula messicana». Indicò la valle. «Portatelo alla cappella Cristodulo per interrogarlo. Iniettategli del Norcuron per immobilizzargli la bocca. Non voglio che parli con qualcuno che non siamo noi».

Max León era sbigottito. Sentì i duri strattoni degli anelli di ferro sui polsi.

«No, no… Tutto questo è un incubo».

Si voltò verso Serpentia Lotan.

Lo trascinarono all’interno dell’edificio. «Ti faremo un’iniezione, schifoso mangiafagioli. Non hai mai obbedito ai miei ordini. Sarò io stesso a conficcarti la siringa nei testicoli. La legge mi autorizza a farlo. È antiterrorismo».

Max León abbassò lo sguardo.

«No…». Scosse la testa. «Io non sono un terrorista. Io non ho mai visto questo stupido sacerdote prima d’ora».

Nella penombra distinse gli enormi occhi neri dell’esotica Serpentia Lotan. Lei gli sorrise.

«Mi hai teso una trappola», la accusò Max.

Lei procedette accanto a lui. «Anche io ti torturerò, mio caro. Non ti saresti mai dovuto fidare di una donna che ti ha distratto dalla tua missione. Perché voi uomini siete tutti uguali? Questo fu l’errore di Adamo con Eva. Si lasciò trascinare da lei verso il peccato. Noi siamo superiori». Piego le labbra in un sorriso carico di ilarità. «Io ti ho condotto fino all’albero, e tu semplicemente hai morso la mela. Adesso sei condannato».

«Porco demonio!». Max scosse di nuovo la testa. «Cos’hai intenzione di farmi, serpe maledetta?»

«Ti farò tutto ciò che è descritto nel Libro dell’Apocalisse. Fu scritto per questo. Mio padre condurrà le cerimonie. Io sono solo la sua assistente».

Alle spalle di Max, un grosso elicottero di quattro tonnellate si avvicinò dal lato nord della terrazza. Il velivolo bianco e azzurro, un Aerospatiale Dauphin HC-3, si abbassò con un frastuono di rumori meccanici e tonanti messaggi nell’altoparlante. Sui fianchi c’era scritto: λιμενικό σώμα-ελληνική ακτοφυλακή. LIMENIKO SOMA-ELLINIKI AKTOFYLAKI. GUARDIA COSTIERA ELLENICA. OPERAZIONE DI EMERGENZA.

Era l’elicottero richiesto dall’ambasciatore Dorian Valdés.

L’enigma dell’ultima profezia
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