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Ad Amarna, Mahu, potente e muscoloso capo della guardia imperiale egizia, si inginocchiò davanti al faraone Akhenaton.
«Mio faraone, mio re. Mio sole. Mi inchino sette volte e sette volte, sulla pancia e sulla schiena davanti a voi che rappresentate Aton. Io sono la polvere sui vostri sandali e sui vostri piedi. È in atto un complotto per assassinarvi. Ho un prigioniero».
E gettò a terra arco e frecce.
Il giovane Akhenaton guardò il proprio ministro Yah-Mes, dai lunghi e lucidi capelli neri.
«Un complotto per assassinarmi?»
«Mio faraone», riprese Mahu, «Pabi mi ha inviato un uomo di nome Rapha-El, della terra di Kananna, dei nomadi Apiru, che mi ha portato informazioni su questo complotto. I vostri governatori di Sidone, Yahu e Sumur, a Kananna, cioè Shipti-Ba’al e Zimredda, stanno cospirando per far sollevare tutte quelle città contro di voi. L’invasione la porteranno avanti i nomadi apiru».
«Zimredda?»
«Pabi è il vostro principe a Lakish, a sudest di Urusalim, Gerusalemme. Mi informa che il vostro governatore a Lakish, Shipti-Ba’al, ha detto a Zimredda: “Mio padre nella città di Yarami mi ha scritto ‘dammi sei archi, tre daghe e tre spade. Se scendo in campo contro questa terra del faraone Akhenaton e tu marcerai al mio fianco, vincerò. Quelle terre non saranno più proprietà dell’Egitto. Agiremo stanotte’”».
«Cosa? Stanotte?»
«Mio faraone», continuò ancora Mahu. «Mio re. Mio sole, questa cospirazione c’è davvero. Dovete abbandonare la città di Amarna subito. Le istruzioni a Kananna sono parte di un piano più grande. Lo ha confessato la spia che abbiamo catturato».
Il faraone spalancò gli occhi per la sorpresa.
«L’agente Rapha-El?»
«Tutte quelle città ormai sono in contatto. Le organizzano quattro dei vostri governatori: Lab’aya di Shachmu-Shekhem, insieme al figlio Mut-Baal; insieme a Zimredda di Sidone e Aziru di Amuru e con Aitakama di Kadesh. Stanno cospirando contro di voi». Sollevò il cadavere della spia afferrandolo per i capelli. «Quest’uomo mi ha confessato che dietro ai governatori c’è un re del Nord».
«Chi?», chiese il faraone, rivolgendosi al proprio ministro Yah-Mes, “nato da Yah”.
Entrambi videro la freccia di bronzo che entrò di lato e si conficcò nella testa del nero e muscoloso Mahu.
Il capo delle guardie strabuzzò gli occhi e cadde all’indietro.
«Catturatelo!», gridarono al faraone da dietro le guardie sfinge. «Hanno ucciso il generale Mahu! Si avvicinano gli eserciti del re ittita Suppiluliuma! È un colpo di Stato! Sono a due soli iterus da qui!». Indicarono fuori dalla finestra.
Il faraone rimase come paralizzato e si girò verso la finestra.
«Suppiluliuma?», chiese.
«Proteggete il faraone! Proteggetegli la fuga!».
«Perché non siamo stati informati?», gridò Akhenaton al consigliere Yah-Mes. «Mi hai tradito?». Guardò di nuovo dalla finestra, ma lo trascinarono verso le colonne posteriori, dietro il cesto di paglia che fungeva da trono. «Le nostre sentinelle non se ne sono accorte?», sbraitò di nuovo contro il giovane ministro. «Non ne sapevi niente tu? Dove sono le tue sentinelle?».
Yah-Mes colpì le guardie.
«Chi di voi lavora per il re degli Ittiti?».
E tra il luccichio di spade sotto i raggi del sole che filtrava dalle finestre, il giovane Akhenaton sentì una voce nell’orecchio, come una lenta eco.
«Adesso preparatevi al tuo incontro con Suppiluliuma, re degli Ittiti. Suppiluliuma è l’unico che a volte ha temuto vostro padre. Lo chiamano il Terribile, l’Uomo animale, dato che in lingua ittita suppilu sta per “animale”. Forse c’è lui dietro tutto questo complotto. I miei eserciti sono già pronti a entrare in combattimento per aiutarvi».