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Nell’aria torrida e semidesertica delle rovine di Efeso in Turchia, tra quelle rocce dalla storia millenaria, la bella Serpia Lotan dai lunghi capelli neri avanzava quasi di corsa in mezzo al viavai di centinaia di insetti, tirata per l’avambraccio dal britannico John Apostole. Con la mano libera leggeva il messaggio appena arrivatole sullo schermo del cellulare:
«Nell’anno 458 a.C. lo scriba Ezra, con un buon numero di compatrioti, ritornò in Palestina da Babilonia. Ed ecco stava arrivando in Palestina uno scriba babilonese, Ezra, con la legge di Dio in mano e armato di un’autorità conferitagli dal re di Persia».
Julius Wellhausen
Prolegomena zur Geschichte Israels, 1885
Distinti saluti, Isaac Vomisa. Fammi sapere cosa trovi. Aspetto qui, urgente. Mi tratterranno.
Serpia sorrise allo schermo del cellulare.
«Che diavolo stai facendo?», l’aggredì John Apostole. «Sei in contatto con gli uomini di tuo padre? Dammi quel maledetto telefono!», e glielo strappò dalle mani.
Max León continuò a saltellare avanti, sulle fragili piastrelle dell’antica basilica.
«Non farle male, ci serve. È il nostro ponte verso qualsiasi cosa stia pianificando suo padre». Con un salto raggiunse il punto in cui, pochi minuti prima, aveva visto dei buchi rettangolari sul pavimento a formare una sorta di stella: il battistero.
«È là, accidenti!», gridò a John Apostole e alla figlia del reverendo. «Quei quattro buchi lì davanti sono il “battistero”!». Osservò la zona riarsa. «Sotto deve esserci un canale, una galleria o qualcosa del genere! Dev’essere questa la strada per la vera tomba!». Poi, sfinito dalla sua stessa corsa, sussurrò tra sé. «Ho lasciato nella tomba di Giovanni la mappa degli assassini che mi hanno assoldato e la chiave della nicchia sotterranea […] La mia vera dimora è il numero 666, in questa tomba».
Riaprì gli occhi e vide l’immagine del suo capo: l’ambasciatore Dorian Valdés. Lo vide contro la luce del riflettore della terrazza del monastero di Patmos. Valdés, come se fosse ancora vivo, gli diceva: “Ora sei di nuovo ciò che sei sempre stato, Max León: un investigatore. La chiave di tutto il mistero è questo sacerdote. Il suo nome era Cerinto”.
Max rivide il proiettile che entrava nel cranio del suo capo, del suo padre adottivo virtuale.
“Cerinto? Il secondo Giovanni è Cerinto?”. Risentì nelle orecchie la voce dell’ambasciatore Valdés.
«L’eresia del falso apostolo Cerinto è un’eresia satanica». Sputò sangue. «Ora domina nella mente di milioni di persone. Sono uomini che controllano il mondo per mezzo del timore reverenziale. Articolo 1820 del codice civile di Città del Messico. Articolo 940 del codice civile argentino. Articolo 1087 del codice di diritto canonico della Chiesa cattolica. Articolo 1267 del codice civile spagnolo. Articolo 1112 del codice civile di Francia. Eppure nessuno ha fatto niente per sradicare questa forma di lavaggio del cervello imposta con la paura. È il cancro del ventunesimo secolo. Si chiama psicosi da sdoppiamento della personalità tramite timore religioso. È la causa del terrorismo. Lo strumento della paura è l’Apocalisse».
Max León scendeva sempre più giù nella scalinata, fino all’inferriata.
Con la mitragliatrice rivolta verso l’alto – una lucida Mendoza HM4S nera – si addentrò sempre di più nel battistero. Nelle narici percepì l’odore di pietra spaccata: pungente, caldo. Sulle pareti tre scorpioni corsero a nascondersi nella loro tana. Anche dei grossi scarafaggi si fecero strada sulla roccia.
«È qui, accidenti!», e sulla parete al di sopra dell’inferriata lesse i caratteri antichi: 3:6 QUOD NATUM EST EX CARNE, CARO EST; ET QUOD NATUM EST EX SPIRITU, SPIRITUS EST.
Socchiuse gli occhi e disse tra sé e sé: «“Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito”. Vangelo secondo Giovanni, 3:6. Sei, sei, sei…», e osservò l’inferriata arrugginita sui bordi. «Non so se oggi tutti noi rinasceremo… e nemmeno se rinasceremo come carne o come spirito». Guardò i tre lucchetti, uno sotto e due di lato.
Sferrò un violento calcio all’inferriata, verso l’interno, nell’oscurità. Il metallo rintronò e il cancello precipitò in un buco completamente nero.
Si schiantò sul fondo che Max non riusciva a vedere. Era buio pesto. Guardò avanti. Accese il cellulare con il pollice e illuminò il tunnel. Sulla parete vide un primo disegno: un feto.
Sono Creseto Montiranio. Sei arrivato al mio Testamento. Qui saprai chi è Abaddon Lotan e chi sono quelli dell’operazione Gladio. Una volta morto, rinascerai. Questo è il cammino verso la Fonte J, verso l’enigma della Bibbia.
Max sentì il cuore battere più forte. Con tutte le sue forze saltò al di là dell’abisso. Si sostenne con le mani sull’altro lato, sulle rocce scure. Alla luce del cellulare vide che la parete era coperta di disegni orrendi e anche di fotografie attaccate con lo scotch. Sorrise tra sé e sé.
«Caro comandante Dorian Valdés», chiuse gli occhi. «Oggi scoprirò chi sono i maledetti bastardi che ti hanno assassinato».