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Così, un assassino a cui era stato clinicamente diagnosticato un disturbo borderline della personalità si introdusse all’evento più importante nella storia della Bibbia: il giorno in cui, dopo millenni, la sua vera origine sarebbe stata rivelata.
Dallo stesso ingresso entrò anche l’ex investigatore Max León, il quale mostrò alle guardie il distintivo dell’ambasciata messicana. I suoi uomini erano con lui.
Le guardie li fermarono, ma quando uno dei due lo perquisì e trovò la sua arma, Max li redarguì: «Max León. Responsabile della sicurezza e della logistica. Devo coordinarmi con Aaron Starway, assistente dell’ambasciatore di Israele Moses Gate».
Sollevò lo sguardo. Oltre i grandi archi bianchi vide la terrazza del complesso: la terrazza delle cappelle, dove stava per avere luogo l’incontro. Riconobbe gli elicotteri in lontananza. Il castello dalle mura marroncine era avvolto da una certa tensione ed elettricità. Tirò fuori il documento. Dopo aver richiesto l’autorizzazione alla centrale, le guardie lo fecero passare.
«Prego, agente León, entri».
Quando furono dentro, Max si rivolse ai suoi. «Da questo momento, voi e tutte le altre risorse della sicurezza rispondete agli ordini miei, di Starway e degli altri cinque responsabili. Trasmettete le direttive».
All’interno, la riunione sembrava un normale incontro diplomatico internazionale. C’erano dei tavoli con vassoi di cibo e vivande. Max León passeggiò tra i funzionari e i giornalisti in abiti da cerimonia, salutandoli. Avanzò tra il fitto brusio in lingue diverse. Sorrise alle signore più belle, le quali ricambiarono con sguardi discreti e sorrisi. Sentì gli elicotteri sopra la sua testa. Tra la folla notò alcuni padri della chiesa greco-ortodossa: indossavano il camaleuco, il cappello cilindrico con il velo. Avvistò anche rabbini e sacerdoti protestanti e cattolici. Tutti facevano conversazione. C’erano anche dodici ambasciatori.
Tastò l’HM4S che portava alla cintura. Poi si avvicinò il minuscolo microfono alla bocca, con discrezione.
«Controllo il settore sei del complesso. A partire da questo momento, i miei uomini sono coordinati con Starway e con gli altri incaricati. Distribuitevi nella zona del portico, sulle rampe, nella tromba delle scale. Ho già tutto sintonizzato sul dispositivo di monitoraggio. Osservate ogni potenziale fattore di rischio. Identificate, localizzate e isolate qualunque cosa infranga il protocollo. E comunicatemi ogni cosa qui, sul canale aperto».
Abbassò il microfono.
Un uomo di colore gli si avvicinò sorridendogli. «Max León, amico mio». Gli tese la mano. «È un onore averti qui. Ho saputo che hai conseguito un’onorificenza dall’università di Oxford per la conferenza su Previsione della violenza, Logica sfocata ed Empatia criminalista».
Alle sue spalle comparve una donna di media statura, con i capelli corvini lunghi fino alla vita e grandi occhi neri.
“Dio…”, pensò Max León. Deglutì. “È Serpentia Lotan…”.
La donna gli sorrise con fare enigmatico, con gesti che sembravano trascendere il tempo, come al rallentatore.
«Vieni, Max». Lo tirò a sé. Le sue dita erano delicate e subito fecero pressione per avvicinarlo. Lui avvertì il suo calore.
Tutto il resto divenne silenzioso. Serpentia prese Max sottobraccio e lo trascinò lungo il corridoio affollato. Fece un respiro profondo, ingrossando il petto. Lui le scrutò i seni, che indovinava caldi sotto la scollatura.
Proseguirono fino in fondo al corridoio.
«Vieni con me, Max León. Andiamo di sotto, devo mostrarti una cosa molto importante. Si tratta della sicurezza dell’ambasciatore Moses Gate». Parlava con voce civettuola, né troppo grave né troppo acuta. «Si chiama cappella Cristodulo».
Max León deglutì. Volse lo sguardo da un lato.
All’auricolare il suo capo, l’ambasciatore messicano in Grecia, gli disse: «Sono sull’Eurocopter. Tra quindici minuti atterreremo sul monastero. Ci sono delle cose che non ti ho ancora spiegato. Nel 1968, prima ancora che tu nascessi, papa Paolo VI consegnò al Messico un regalo molto speciale. Lo donò al presidente Luis Echeverría. Nessuno riferì quale fosse il contenuto segreto di quel mosaico. Si sapeva solo che aveva a che fare con il passaggio di Isaia 7:15, che parla della nascita di Cristo. Il mosaico andò in pezzi nel terremoto del 1985. Ma ora lo porto con me. È cruciale in relazione alla scoperta di oggi».
Max deglutì di nuovo. Non avrebbe dovuto separarsi dal gruppo così presto, ma intuì che poteva trarne qualche beneficio.
Serpentia Lotan lo condusse fino alla cappella. Sopra alla porta di gesso, l’investigatore riconobbe l’iscrizione in greco che indicava l’ingresso alla cappella Cristodulo. Il profumo di Serpia gli invadeva le narici. Guardò di sottecchi le spalle scoperte della donna, la pelle liscia e tiepida.
Max sospirò. Nell’auricolare l’ambasciatore ripeté: «Isaia 7:15 è la chiave di decifrazione dell’enigma della Bibbia».