Capitolo sessantotto
Carcere di Wakefield, oggi
Per la prima volta da quando lo conosceva, Gareth Farnham rimase completamente senza parole.
«L’ho trovata il giorno stesso in cui me l’hai chiesto, quando hai cercato di convincermi ad aiutarti. Ma non ti ho creduto, ho immaginato che fosse solo un altro dei tuoi trucchi, delle tue bugie».
«Rose, ascoltami, tesoro. Se fossi disposta a dichiarare che ti ho comprato quei fiori e a mostrare la ricevuta come prova, anche se è passato tanto tempo, forse basterebbe ad avviare la procedura per stabilire se si è trattato di errore giudiziario». Gareth distolse lo sguardo e sorrise estasiato. «Oh, mio Dio, potrebbe accadere davvero».
Allungò la mano e afferrò quella di Rose. Lei provò a ritrarla, ma la presa di Gareth era troppo forte.
«Rose, ascoltami. Ho commesso degli errori. Ci sono state occasioni in cui non ti ho trattata bene, ma devi credermi… L’ho fatto solo perché ti amavo da morire».
La guardò in attesa di una risposta, ma Rose rimase in silenzio. Le sue parole le scivolarono addosso come burro caldo sulla lama di un coltello. Gareth pretendeva sul serio che lei accettasse di essere stata rapita e violentata… e Dio solo sa cos’altro… perché lui l’amava?
Rose scosse il capo lentamente.
«Ascoltami», ripeté lui concitato, quasi sapesse che lei stava per andarsene. «Il mio avvocato ha contattato la fioraia in merito a quel giorno, sai. Ma era il periodo della festa della mamma e avevano avuto tanti clienti, perciò non erano certi di avermi visto. Non esistevano le telecamere a circuito chiuso all’epoca, né i rilevamenti delle targhe… Avevamo le mani legate. Quello sbirro, North, voleva solo sbattermi dentro. Con la ricevuta, avrebbe dovuto approfondire il mio alibi».
«E se avessi mandato qualcun altro a comprare i fiori? Se non fossi stato tu?»
«Sono stato io a comprarli, Rose. Per scusarmi, per riconquistarti. Giuro su Dio che è la verità. Non ho fatto del male a Billy, ma là fuori c’è il colpevole e lo troveremo insieme. Quando uscirò di qui, gli darò la caccia per te, amore mio, ti do la mia parola».
Rose rimpianse di avergli confessato della ricevuta. Il viso di Gareth si era rianimato, pieno di speranza, come se riuscisse a vedere, a pregustare la promessa della libertà. Era un uomo disperato.
«Chiederò al mio avvocato di contattarti, Rosie. Probabilmente vorrà una tua dichiarazione e la ricevuta… Ti amo. Lo sai, vero?».
Nonostante le proteste di Gareth, Rose lasciò la stanza delle visite subito dopo. Non aveva raggiunto in fretta nessuna soluzione. Anzi, adesso era più confusa che mai.
Non capiva proprio se Gareth dicesse la verità, ma un pensiero le gelava il sangue.
O lui aveva un complice all’esterno del carcere che le aveva lasciato quel biglietto minaccioso, oppure era davvero innocente e qualcun altro la stava tenendo d’occhio.
Qualcuno che conosceva ogni sua mossa.