Capitolo ventisei

 

 

 

 

 

Sedici anni prima

 

Rose era d’accordo con Cassie che sarebbe andata da lei subito dopo la scuola per aiutarla a preparare la festa.

Filarono dritte al piano di sopra, seguite dai fischi ululanti di Jed e dei suoi amici che giocavano in salotto. Rose scacciò dalla mente il pensiero dell’ira di Gareth, se li avesse sentiti.

«Tra poco se ne andranno», disse Cassie all’amica, una volta arrivate in camera. «Nel frattempo possiamo prepararci. Stasera mostrerai a Gareth che schianto di donna puoi diventare».

Rose era sul punto di protestare, ma capì presto di non avere voce in capitolo. Tanto valeva lasciarla fare.

Venti minuti dopo, l’amica applicò l’ultimo tocco di mascara con un gesto plateale ed esclamò: «Ta-da!».

Rose si voltò e fissò la propria immagine allo specchio.

Cassie le aveva ricoperto gli occhi di svariati strati di trucco, molto più pesante dell’ultima volta. Con il rossetto color prugna e i due pomelli fucsia sulle guance, somigliava a una bambola di porcellana, e non in senso buono.

Cassie si imbronciò. «Mi raccomando, non ti entusiasmare troppo».

«Scusa. È fantastico, sei stata bravissima, Cass». Rose premette insieme le labbra. «È solo che non so se questo look sia adatto a me, tutto qui».

«Non dire sciocchezze! Certo che è adatto a te. Non sembri nemmeno tu».

«Infatti è proprio questo il punto. Non sono sicura che Gareth voglia che io sembri…».

«Al diavolo Gareth! Conta solo quello che pensi tu e tu vuoi essere uno schianto, no?». Cassie le cotonò e scompigliò i capelli al punto che a Rose pareva di essere una banshee selvaggia. «Gli piacerà da morire, fidati. E in ogni caso, è il tuo ragazzo, ricordi? Non un guardiano del cavolo».

Rose sospirò e si sedette sul letto, mentre l’amica si truccava con strati di ombretto multicolore.

«Ho due paia di questi». Cassie le mostrò due pantaloncini striminziti, uno nero e uno rosa. «E due top bianchi attillati da abbinarci».

Rose rifiutò di infilare gli shorts ma, su insistenza di Cassie, provò il top e scoprì con grande sorpresa che le cadeva a pennello nei punti giusti.

Si girò e rigirò davanti allo specchio, ammirando le proprie curve esili e immaginando quanto sarebbe apparsa femminile agli occhi di Gareth.

Quando sentirono Jed e i suoi amici dirigersi al pub, le due ragazze scesero al piano terra e diedero inizio ai lunghi preparativi.

Mentre Cassie dava una sistemata in giro e sceglieva i CD musicali, Rose svuotava pacchetti di patatine e noccioline nei piatti e li distribuiva nel microscopico salotto.

Poi presero a trottare su e giù per il giardino, trascinando bottiglioni di birra e casse di bevande alcoliche, nascoste dietro il capanno fatiscente per tenerle lontane da Jed e dai suoi amici assetati.

Quando Rose guardò l’orologio, si stupì che fossero già le sette e mezza. Mentre Cassie era di sopra in bagno, qualcuno bussò alla porta. Rose chiamò l’amica ma, non ricevendo risposta, andò ad aprire titubante e sussultò di sorpresa.

«Gareth, sei in anticipo!». Gli sorrise e fece un passo avanti, allungando il collo per baciarlo. «Non è arrivato ancora nessuno, ma entra pure, così conoscerai Cassie».

Lui non si mosse.

«Qualcosa non va?», chiese Rose, indietreggiando con occhi sgranati.

«Come ti sei conciata?». La voce di Gareth era cupa e strana.

«Intendi questo?». Rose agitò le dita attorno al viso e ai capelli. «Mi ha truccata Cassie, per la festa. Vo… volevo farmi bella per te, stasera».

Sorrise di nuovo, ma sentì il rossore invaderle le guance, sotto lo spesso ed eccessivo strato di trucco.

Lui non disse niente, allora Rose gli posò le mani sulle spalle.

«Sono felice che tu sia qui». Gli sorrise.

«Rose», disse lui lentamente. «Non sembri nemmeno tu. Per nulla».

«L’idea era più o meno quella», ridacchiò lei, alquanto compiaciuta dell’espressione scioccata di Gareth. Se prima lui la considerava una ragazzina del college, ora il nuovo look pareva avesse cambiato radicalmente la sua opinione. «Volevo sembrare attraente, per una volta».

«Ma così sei volgare, Rosie».

Gli occhi di Gareth si posarono sul top attillato che le aderiva al corpo e lei incrociò le braccia sul petto.

«Non hai bisogno di spalmarti quella roba sul viso». Gareth entrò in cucina e l’afferrò per le braccia. «Non hai bisogno di mettere in mostra il tuo corpo. Questa non sei tu, Rose».

Lei cominciò a sentire caldo e prurito e lo stomaco che si agitava come se fosse sul punto di vomitare. Si era lasciata convincere da Cassie a provare qualcosa di diverso, che si era ritorto contro di lei nel peggiore dei modi.

Gareth la tirò a sé e la strinse tra le braccia. «Sei bella come sei, Rose, una bellezza naturale. Non ti serve questo schifo». Si leccò il dito, glielo premette contro le labbra e lo fece scorrere lentamente lungo la guancia.

Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime, mentre il rossetto le impiastricciava il viso. La vergogna che provò fu come una vampata di calore che si diffuse ovunque. Sotto la pelle e nelle pozzanghere degli occhi.

«Volevo solo dimostrarti di poter essere anch’io sofisticata», singhiozzò, mentre le lacrime cominciavano a scorrere a caduta libera. Avrebbe voluto morire all’istante.

Lui si ripulì il dito impiastricciato sulla sua maglietta e l’abbracciò forte. Il petto di Gareth le sembrò solido e sicuro. Le dispiaceva averlo fatto arrabbiare tanto e, allo stesso tempo, non capiva quella reazione.

«L’ultima cosa che voglio è che tu sia sofisticata, Rose. A me piaci semplice e naturale». Gareth la baciò sulla testa e si chinò per sussurrarle all’orecchio. «Mi piaci giovane».

A Rose venne la pelle d’oca su tutte le braccia e si ritrasse di colpo.

«In che senso, ti piaccio giovane?».

Suonava così… così ripugnante. Quasi Gareth fosse una specie di pervertito.

Lui scoppiò a ridere e l’attirò di nuovo a sé.

«Non intendevo in quel senso, sciocchina. Voglio dire che mi piaci così come sei: giovane e genuina. Non dipinta come una…». Esitò. «Non come Cassie».

Perché diceva quelle cose? Lui non aveva mai visto Cassie!

Eppure, doveva forse dispiacerle che Gareth la volesse così com’era, anziché sexy e attraente come poteva diventare? La maggior parte delle ragazze l’avrebbe trovato un commento meraviglioso.

«Voglio solo il meglio per te, Rosie, credimi». Gareth l’abbracciò forte e lei sospirò sollevata.

Tutto lì. Si preoccupava solo per lei.

Si preoccupava sempre per lei.

Non fidarti di lui
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