Capitolo quaranta
Sedici anni prima
Lo stava aspettando fuori dall’ufficio del cantiere verso l’ora di pranzo.
Era una splendida giornata, per niente fredda, e Rose guardò la gigantesca area dei lavori attorno a sé. Tentò di vedere oltre le montagne di terra ammassata e le zolle d’erba secca, immaginando l’ingegnosa progettazione paesaggistica con tanto di laghetto per la pesca riportata sulle piantine che il padre aveva steso sul tavolo di casa. Non era facile.
Restava ancora molto lavoro da fare, almeno altri diciotto mesi, aveva detto Gareth. Poi si sarebbe trattato di supervisionare il tutto, gestire la manodopera e coinvolgere l’intera comunità perché facesse la propria parte sfruttando le nuove strutture.
Gareth progettava di rimanere in paese ancora a lungo e Rose si rese conto di non poter sfuggire alla situazione come niente fosse. Doveva pensare a Billy. Aveva otto anni e lei gli aveva chiesto di mentire a suo favore, di proteggere un uomo che li aveva trattati entrambi come spazzatura.
Ora Rose comprendeva di essersi lasciata trasportare da quello che sembrava un dolcissimo sogno d’amore. Si era crogiolata in ogni complimento, in ogni singola istruzione ben congegnata da Gareth.
Lo aveva fatto senza riflettere perché era convinta che volesse solo il meglio per lei.
Quella visione era stata distrutta dal modo in cui l’aveva trattata e, soprattutto, da come aveva trattato Billy.
Sembrava che qualcuno avesse puntato un faro rivelatore illuminando quell’angolo buio e sinistro… Rose non sarebbe più stata capace di sorvolare. Le vecchie banalità che propinava a se stessa per scusare le manie di controllo di Gareth ora risuonavano prive di significato nella sua mente.
Era stata una sciocca, semplice e chiaro.
Rose si voltò e sbirciò attraverso il vetro dell’ufficio. La riunione si stava sciogliendo, la gente si alzava in piedi e si stringeva le mani.
Il padre alzò lo sguardo e la salutò con la mano. Era radioso. Per la prima volta da tanto tempo si sentiva di nuovo parte di qualcosa.
Dopo qualche secondo, Rose sentì scricchiolare la ghiaia alle sue spalle e Ray sbucò fuori in tuta da lavoro e scarponi pesanti con la punta rinforzata.
«Rose! Sei qui per me o per Gareth?»
«Devo vedere Gareth, papà». Accennò un debole sorriso. «Gli serve il mio aiuto per qualcosa».
Il padre si voltò e sorrise. «Parli del diavolo ed eccolo in carne e ossa».
«Ciao, Rose». Gareth esitò, spostando lo sguardo velocemente da padre a figlia. «Tutto bene?»
«Sono venuta a dare un’occhiata a quella cosa che mi dicevi», spiegò con un tono che parve brusco perfino a lei, ma il padre non sembrò notarlo.
«Ah, sì, ma certo. Ray, ti dispiacerebbe mostrare agli impresari la zona dei primi scavi, mentre io chiedo a Rose la sua preziosa opinione su una cosa?»
«Sarà fatto», rispose Ray a testa alta. «Ciao, tesoro».
«Ciao, papà», salutò lei con voce fioca, guardandolo allontanarsi con decisione.
Avrebbe voluto corrergli dietro, prenderlo per un braccio e raccontargli tutto quello che era accaduto nelle ultime settimane.
Invece si voltò verso Gareth.
«Ho bisogno di parlarti», disse. «Subito».
L’ufficio di Gareth si trovava in un angusto prefabbricato del cantiere. Lui allungò il braccio e indicò a Rose di accomodarsi su una delle due sedie di fronte alla scrivania, quasi fosse uno dei tanti visitatori.
La scrivania era pulita, con un sottomano nuovo di zecca in bella vista. Non c’erano ghirigori né appunti, il blocco dei fogli giaceva candido e immacolato. Cucitrice, perforatrice e portapenne erano allineati in perfetto ordine accanto al telefono portatile. L’effetto impeccabile era guastato solo da un paio di piantine piegate male e sparpagliate sul lato destro del tavolo.
Gareth si sedette e si appoggiò allo schienale, premendo le dita di una mano contro l’altra, come se stesse per farle una proposta.
Invece non disse niente.
Rose fece un bel respiro.
«Ci… ci ho pensato molto e credo sia meglio se… insomma, se smettiamo di vederci». Non intendeva andare dritto al sodo, ma ormai era fatta.
Si aspettava una scenata furiosa, parole d’accusa, insulti crudeli, invece non si materializzò nessuna di quelle reazioni. Gareth la guardava fisso, in silenzio.
«Il punto è…». Rose riempì i polmoni d’aria, ma rimase comunque a corto di fiato. «Che non riesco a togliermi dalla testa l’episodio dell’altro giorno, come hai trattato me e Billy e… e ci sono anche altre cose, che ormai preferisco lasciar perdere».
«Capisco benissimo, Rose», replicò lui senza fare una piega.
«Sul serio?»
«Certo. Mi sono comportato in modo riprovevole». Gareth sospirò e guardò fuori dalla piccola finestra offuscata. «A essere sincero, ero un po’ stressato qui al lavoro e tentavo di fare tutto da solo, ma questo non giustifica il mio comportamento. Posso solo dirti che sono molto dispiaciuto».
Rose aprì la bocca e la richiuse. Aveva immaginato ogni sorta di scenario, ma nessuno comprendeva una reazione così umile.
«Sono un idiota. Ho perso la ragazza che amo per la mia arroganza e ho turbato il piccolo Billy, al quale sono tanto affezionato».
Gareth aveva sempre parlato di Billy come di una seccatura… Che Rose avesse frainteso anche quello?
«Sembra che tu abbia ponderato a lungo la tua decisione, perciò non mi resta che rispettarla», concluse lui con tono morbido. «Ma ti prego, Rose, possiamo rimanere amici? Non tollero il pensiero di incontrarti per strada e non salutarci nemmeno. Non potrei sopportarlo».
«Ma certo», lo rassicurò lei, e finalmente intere ore di tensione crescente scivolarono via di colpo dai suoi muscoli irrigiditi.
«Mi dispiace tanto», ripeté Gareth e Rose notò quanto apparisse abbattuto, seduto sulla sua sedia, pieno di rimorso.
«Scuse accettate». Gli sorrise. «Sono felice che resteremo amici. Magari di tanto in tanto verrò qui al cantiere ad aiutare papà».
«Sarebbe fantastico», annuì lui, spingendo indietro la sedia. «Abbi cura di te, Rose. Mi auguro di vederti presto».
Dopodiché, Rose si ritrovò congedata, con cortesia ma inaspettatamente.
Di ritorno a casa, provò un curioso senso di stordimento, per non dire paura.
Il vento le faceva svolazzare i lunghi capelli sciolti e d’un tratto lei capì cosa le era parso tanto strano e fuori luogo.
Gareth sembrava una persona del tutto diversa.