Billy
Sedici anni prima
L’aquilone era precipitato lì da quelle parti, ne era certo. Non riusciva ancora a vederlo, ma sapeva che l’avrebbe trovato.
Era una perfetta giornata ventosa, la ragione precisa che aveva spinto lui e Rose a inaugurare l’aquilone. Nuvole d’argento e ardesia venavano l’azzurro del cielo, velando la tenue luce del sole senza comunque indebolirne il calore.
Ma in quella boscaglia Billy non poteva vederle. Sentiva il freddo sulle braccia nude, gli pizzicava la pelle mentre lui avanzava incespicando su antiche radici che affioravano come ossa nodose sotto i suoi piedi incerti.
Ciononostante, si avventurava con coraggio nel fitto del bosco, creandosi un varco con il fidato bastone.
Aveva un ottimo senso dell’orientamento. Così aveva detto la maestra l’estate precedente, quando erano andati alla ricerca di insetti proprio lì, all’abbazia di Newstead. Perciò Billy marciava deciso, la bussola interna a confermargli che l’aquilone doveva trovarsi per forza nei paraggi, da qualche parte.
Voleva dimostrare alla sorella maggiore quanto era cresciuto, recuperando l’aquilone da solo per poi riportarglielo. Se avesse fatto il bravo, forse lui e Rose sarebbero potuti uscire altre volte.
In quel periodo non facevano mai niente insieme, nemmeno una partita a Monopoli.
Billy udì una specie di fruscio alle spalle. Interruppe la caccia all’aquilone per un istante e scrutò attraverso la fitta vegetazione senza scorgere nulla.
Forse era una volpe. Rose si sarebbe spaventata di sicuro, ma non lui. Ormai aveva otto anni e papà diceva che i ragazzi così grandi non si spaventavano certo degli orsi o dei lupi, né tantomeno di una volpe.
Billy inspirò l’odore freddo e umido del terreno, facendosi strada tra le foglie e i rami, lo sguardo acuto alla ricerca dell’aquilone bianco e azzurro che Rose gli aveva regalato per il compleanno solo poche settimane prima.
Un ramo spezzato e di nuovo un fruscio alle sue spalle. Billy si voltò di scatto, brandendo il bastone per difendersi da un’eventuale volpe pronta all’attacco. I suoi occhi colsero un’ombra in movimento, poi dalla vegetazione emerse una figura diretta verso di lui.
Billy sbuffò contrariato. E lui cosa ci faceva lì?
«Sto cercando il mio aquilone», spiegò. «Non ho bisogno di aiuto».
Quello sarebbe stato capace di prendersi tutto il merito di fronte a Rose.
Billy alzò lo sguardo e notò che l’altro aveva un’espressione… diversa, quasi rabbiosa, e non gli aveva ancora risposto né spiegato perché fosse lì. Eppure lui non aveva fatto niente di male. Si sentì la bocca prosciugata e il petto in fiamme.
«Ora sarà meglio che torni da Rose», disse, voltandosi per scappare fuori dai cespugli, ma prima di riuscire a schivarle, due braccia forti scattarono verso di lui e lo acciuffarono.
Billy udì il brusio delle voci poco distanti e provò a gridare, ma si accorse di non poterlo fare perché una grossa mano gli serrava la bocca e il naso.
Prese a scalciare e dimenarsi, ma ben presto gli mancò il fiato. Udì gracchiare un corvo nelle vicinanze e pensò all’aquilone nuovo, rotto e smarrito tra gli alberi.
Billy tentò disperatamente di inspirare aria nei polmoni affannati attraverso quelle dita che gli avvolgevano il naso e la bocca come una maschera di ferro.
Le voci che aveva udito un istante prima ormai risuonavano attutite e lontanissime.
Lentamente, come una luce che si affievolisce a poco a poco, tutto attorno a lui si fece buio, molto buio.