Capitolo quindici

 

 

 

 

 

Sedici anni prima

 

All’inizio Rose aveva temuto che il tragitto verso il cinema si sarebbe trascinato in modo penoso, frenato dalla sua scarsa sicurezza di sé. Invece chiacchierarono piacevolmente del più e del meno.

«Dove vivevi prima di trasferirti qui?», chiese.

Gareth armeggiava con la radio, alzando e abbassando il volume della musica.

«Prima di venire a Newstead, intendo», insisté Rose. «Non riesco a individuare il tuo accento. Non sembra del Nottinghamshire, ma…».

«Non saprei da dove cominciare», la interruppe lui. «Ho vissuto ovunque. In tutto il Paese, per non dire il mondo».

«Wow», commentò Rose sinceramente impressionata. «Tipo dove?»

«È un interrogatorio formale? Devo chiamare il mio avvocato?», rise Gareth e lei fece altrettanto.

«Sono solo invidiosa», precisò Rose. «Io non sono mai stata all’estero».

«Sul serio?». Gareth la guardò, radioso in viso. «Che cosa dolce».

«Non è dolce, è triste». Rose fece una smorfia. «Il posto più lontano che ho visitato è Newquay, in Cornovaglia».

«Sei la classica ragazza della porta accanto, vero, Rosie? Pura e incontaminata».

Lei strinse le labbra e guardò fuori dal finestrino.

«Mio padre era nell’esercito», raccontò Gareth. «Prestava servizio in Germania, ma ci siamo spostati molto». Indugiò prima di proseguire. «In realtà, i miei si sono separati quando ero piccolo. È sciocco, davvero, ma mi fa ancora male parlarne».

«Oh! Mi dispiace», si affrettò a scusarsi Rose, rimproverandosi per il poco tatto. «Capisco benissimo e non intendevo ficcare il naso nella tua vita».

Dopo qualche istante di silenzio imbarazzato, ripresero a chiacchierare.

Gareth mostrò più entusiasmo nel descrivere il nuovo progetto di rinascita nel quale era coinvolto.

«Abbiamo un mucchio di cose in programma che, alla lunga, procureranno lavoro alla gente locale».

«Sembra magnifico, proprio quello di cui il paese ha bisogno», commentò Rose raggiante. «Se le cose miglioreranno da queste parti, ti saremo tutti molto grati, Gareth».

Lui rise. «Faccio solo il mio lavoro; non sono il tipo a cui piace attirare l’attenzione. Presto ci sarà un’intera squadra di persone a lavorare al progetto, inclusi i volontari del posto. Sai, se volessi… oh, non importa».

Rose lo guardò. «Cosa volevi dire?»

«Solo che, se ti interessa, potrebbe farci comodo il tuo aiuto, ma so che presti già servizio volontario in biblioteca».

Rose pensò ai terribili pomeriggi con il signor Barrow, che scartava il suo panino all’insalata di pollo ogni giorno alle dodici in punto e misurava il dorso dei libri con il righello perché le etichette risultassero tutte alla stessa altezza.

Rose adorava quei libri meravigliosi, ma il tempo trascorso in biblioteca era più monotono e prevedibile che eccitante, come invece sarebbe stato aiutare Gareth e il suo team.

«Lavoro in biblioteca solo il mercoledì pomeriggio», precisò. «Sono sicura che potrei ritagliarmi un po’ di tempo per il tuo progetto».

«Sarebbe splendido, Rose». Gli occhi di Gareth si soffermarono su di lei troppo a lungo, dovendo prestare attenzione alla strada. Rose trattenne il fiato finché lui non voltò di nuovo lo sguardo. «Il progetto rimetterà in piedi il paese e sarebbe magnifico che ne facessi parte».

«Spero tanto che tu abbia ragione», disse Rose, provando una tristezza improvvisa. «Mio padre è l’ombra dell’uomo di un tempo. Il giorno in cui hanno chiuso la miniera ha iniziato a spegnersi».

«Non ha trovato altro?».

Rose scosse il capo. «Non per mancanza di tentativi, ma da queste parti non si muove niente».

Gareth svoltò a destra con una manovra secca e Rose si accorse che erano arrivati in un parcheggio. Alla fine, il viaggio verso Mansfield le era sembrato brevissimo. Aveva chiacchierato senza problemi e ora si sentiva molto più rilassata. Anche il suo viso aveva ripreso un colorito normale.

Gareth spense il motore.

«Io ho ragione sulle migliorie che apporteremo in paese. La mia speranza è che imparerai a fidarti del mio giudizio». Ammiccò e Rose avvertì una nuova ondata di calore salirle lungo il collo. «Resta con me e la tua vita migliorerà. Credi di farcela? Ti fidi di me, Rose?»

«Be’… sì, credo di sì». Rose esitò sotto lo sguardo penetrante di Gareth e si chiese se lui intendesse già proporle un secondo appuntamento.

Solo in seguito, rivivendo quella conversazione nella mente, Rose avrebbe notato la stranezza di quella domanda dal momento che si erano appena conosciuti.

Non fidarti di lui
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