Capitolo cinquantasei

 

 

 

 

 

Sedici anni prima

 

L’unica cosa che Rose ricordava chiaramente era il lamento primitivo che aveva pervaso la stanza.

Era partito come un gemito profondo per poi amplificarsi a spirale in un grido acutissimo.

La madre si era coperta le orecchie di scatto e il padre si era allontanato da lei, frastornato e impotente.

Rose era crollata a terra.

Solo con i primi singhiozzi il grido si era placato.

 

Quando Rose si risvegliò, la stanza era illuminata dai raggi del sole che si riflettevano sulle pareti bianche.

Non ci sarebbe stata nessuna lieta riconciliazione, nessun abbraccio con l’amica al ricordo dei vecchi tempi.

Cassie era morta.

«Non riusciva a superare l’aggressione, ha esagerato con i sedativi», le aveva spiegato la madre. «È una cosa molto, molto triste, ma tu devi cercare di rimetterti in forze, Rose. Dobbiamo tenere duro».

Perché Rose sentiva che in un certo senso la morte di Cassie era colpa sua?

Perché non era stata più insistente, non si era accampata sui gradini di casa dell’amica finché lei non avesse acconsentito a vederla, perché non aveva travolto Jed per correre in camera sua?

Ora l’intera famiglia di Cassie era stravolta e l’unica cosa che poteva ancora fare per l’amica – prendersi cura della madre e del fratello – non le era possibile, perché era bloccata .

Rose conficcò le unghie nelle lenzuola bianche e inamidate del letto, mentre il senso di colpa si ingigantiva sempre di più nella sua mente, come se sapesse di poter avere la meglio.

Perché non era andata con Billy a cercare l’aquilone?

«Ciao, Rose». Un’infermiera di mezza età, con i capelli scuri che le incorniciavano il viso tondo e sorridente, apparve accanto al suo letto. «Mi chiamo Avril».

«Dove sono?», sussurrò Rose.

«Sei in una stanza dell’Ashfield Community Hospital. Sei qui da tre giorni, ma confidiamo che…».

«Billy», gracchiò Rose, un’esclamazione più che una domanda. Aveva la gola secca e dolente, ma tentò di nuovo. «La prego, mi dica… dov’è mio fratello? Dov’è Billy?».

L’infermiera Avril le strinse la mano. «Vado a chiamare il dottor Chang», disse.

 

Billy e l’aquilone erano laggiù.

Quando l’aquilone perse quota, Rose cominciò a correre verso di loro. Aveva ancora tempo, se solo li avesse raggiunti prima…

«Corri!», diceva a se stessa. «Corri!».

E correva, per mettersi in salvo, per mettere in salvo Billy. Ma le sue gambe si spostavano al rallentatore, come se stesse avanzando nella melassa, e ogni volta che guardava avanti Billy sembrava sempre più lontano.

Abbassò gli occhi sui piedi nudi e li vide ricoperti di spine e sanguinanti.

Ma non smise di correre.

Non smise mai di correre.

 

Voci frammentate si intromisero nei suoi sogni. Suoni dapprima lontani, poi sempre più vicini.

Rose aprì gli occhi.

I suoi genitori erano in piedi in fondo al letto, accanto a un dottore e un’infermiera.

«Rose!». Sua madre si precipitò a carezzarle il viso.

«Ci vada piano, signora Tinsley», l’ammonì il dottore con tono lapidario. «Ciao, Rose. Sono il dottor Chang, ricordi?».

Rose strizzò gli occhi per sforzare la memoria.

«Mi ha… fatto un’iniezione», rispose con tono d’accusa.

Il medico sorrise. «Una piccola iniezione, è vero. Solo per farti stare tranquilla, Rose».

Lei osservò il padre, ancora ai piedi del suo letto. Sembrava più magro, più debole. Le parve… abbattuto.

«Da quanto tempo sono qui?». L’infermiera aveva detto tre giorni l’ultima volta che si era svegliata, ma poi si era assopita di nuovo…

Continuava a fissare il padre, ma fu il dottore a risponderle. «Sei qui da circa una settimana, mi sembra».

«Sì», annuì Stella, la mano ancora sulla guancia della figlia. «Otto giorni oggi. Hanno dovuto sedarti, Rose, hai avuto un… Non sei stata bene…».

«Dov’è Billy?», chiese lei a voce bassa, senza smettere di guardare il padre.

Lui si voltò verso la finestra. Rose seguì il suo sguardo.

Si vedevano solo il cielo e le nuvole, non il terreno sottostante. Come se fossero tutti sospesi in una bolla, fluttuanti nell’aria, lontani dalla realtà.

Fu allora che comprese che Billy non c’era più, prima ancora che glielo riferisse la madre.

«Voglio morire anch’io», disse con un filo di voce.

 

Ed era proprio quello che aveva cercato di fare, rifletté Rose con il senno di poi, mentre era seduta a leggere accanto alla porta aperta della cucina.

Leggere aiutava. Almeno così una parte del suo cervello si distraeva con la storia, se era un buon libro. Stringendolo tra le mani, Rose si sentiva al sicuro, come fosse una sorta di portafortuna.

Chissà perché, le venne voglia di rileggere i vecchi romanzi di Enid Blyton della sua infanzia. Il caro signor Barrow le aveva mandato una scatola colma dei suoi titoli preferiti.

Non La banda dei cinque – non era certo in vena di avventure – ma altre serie. Al contrario delle persone, i libri non tenevano sotto controllo le sue reazioni, non facevano domande, né si scambiavano sospiri di disapprovazione.

Anzi, fungevano da balsamo per il suo cuore scottato e ferito.

L’esaurimento nervoso era durato quasi un mese.

L’avevano sedata durante la parte peggiore, quando tentava di scappare da tutto e da tutti, di fuggire con indosso soltanto il camice d’ospedale.

«Eccoti tornata sulla via della guarigione», le aveva annunciato sorridente il dottor Chang, il giorno in cui l’avevano dimessa.

Era vero che aveva smesso di gridare, di lasciarsi morire di fame, di tentare di fuggire.

Si era tagliata i capelli fino alle spalle da sola e li aveva tinti di castano scuro per non vedere più allo specchio quelle lunghe trecce rosse che a lui piacevano tanto e che adorava avvolgersi attorno alle dita.

Ora, due mesi dopo, Rose si sentiva semplicemente morta dentro. Quando era sveglia somigliava a uno zombi e quando chiudeva gli occhi non faceva che vedere i volti di Billy e Cassie.

Non voleva uscire, non ci riusciva.

«È in prigione, Rose», le ripeteva la madre di continuo. «Non può più farti del male».

«Rimarrà a marcire lì dentro», aggiungeva il padre. «Non uscirà mai più».

Rose notò che avevano smesso di nominarlo da molto tempo. Tutti si muovevano attorno a lei in punta di piedi, pensandoci due volte prima di parlare.

I suoi genitori avevano i volti smunti, una pallida imitazione di quello che erano stati un tempo. Si sforzavano di andare avanti nonostante il lutto per Billy e lei sapeva di aver aggiunto ulteriori preoccupazioni a quel peso già di per sé insopportabile.

Loro facevano di tutto per farla stare meglio e Rose non poteva che essergliene grata.

Ma c’era una cosa che non capivano: non importava dove fosse Gareth Farnham o che non potesse raggiungerla fisicamente.

Perché la sua voce era sempre lì. Nella sua testa.

Non fidarti di lui
titlepage.xhtml
index_split_000.html
index_split_001.html
index_split_002.html
index_split_003.html
index_split_004.html
index_split_005.html
index_split_006.html
index_split_007.html
index_split_008.html
index_split_009.html
index_split_010.html
index_split_011.html
index_split_012.html
index_split_013.html
index_split_014.html
index_split_015.html
index_split_016.html
index_split_017.html
index_split_018.html
index_split_019.html
index_split_020.html
index_split_021.html
index_split_022.html
index_split_023.html
index_split_024.html
index_split_025.html
index_split_026.html
index_split_027.html
index_split_028.html
index_split_029.html
index_split_030.html
index_split_031.html
index_split_032.html
index_split_033.html
index_split_034.html
index_split_035.html
index_split_036.html
index_split_037.html
index_split_038.html
index_split_039.html
index_split_040.html
index_split_041.html
index_split_042.html
index_split_043.html
index_split_044.html
index_split_045.html
index_split_046.html
index_split_047.html
index_split_048.html
index_split_049.html
index_split_050.html
index_split_051.html
index_split_052.html
index_split_053.html
index_split_054.html
index_split_055.html
index_split_056.html
index_split_057.html
index_split_058.html
index_split_059.html
index_split_060.html
index_split_061.html
index_split_062.html
index_split_063.html
index_split_064.html
index_split_065.html
index_split_066.html
index_split_067.html
index_split_068.html
index_split_069.html
index_split_070.html
index_split_071.html
index_split_072.html
index_split_073.html
index_split_074.html
index_split_075.html
index_split_076.html
index_split_077.html
index_split_078.html
index_split_079.html
index_split_080.html