Capitolo quarantaquattro

 

 

 

 

 

Sedici anni prima

 

Rose si svegliò e, per qualche istante, non ricordò dove fosse.

Le pareti erano bianche, senza quadri. Una tenda con il disegno di una foglia pendeva dalla finestra.

Fuori sulla strada, l’occasionale brusio di un’automobile di passaggio.

D’un tratto capì. Era nel letto di Gareth.

Rose tentò di girare la testa, ma il dolore martellante che la assaliva al minimo movimento, anche solo di un millimetro, era insostenibile. Si sentiva debole e ammaccata. Dappertutto.

Percepì di essere sola nella stanza e ne ebbe la prova quando la porta si aprì e Gareth entrò con un vassoio.

«Ti ho preparato tè e pane tostato», disse allegro. «Siediti, principessa».

C’è qualcosa che non va, le disse la vocina nella testa. Sapeva che quell’uomo era Gareth Farnham, il suo ex ragazzo… ma non ricordava come fosse finita lì. In camera sua.

E perché era nel suo letto?

Scandagliò i ricordi, ma sembrava che qualcuno glieli avesse cancellati dalla memoria con la gomma.

Fece per parlare, ma la lingua gonfia e fiacca non le permetteva di articolare alcuna parola.

Gareth l’aiutò a sedersi e lei gridò per il mal di testa.

«Prendi un paio di pastiglie», suggerì lui impassibile, agitandole davanti al viso la confezione d’alluminio.

Rose chinò lo sguardo e sussultò. Era completamente nuda. Allungò la mano e si coprì con il lenzuolo.

Gareth scoppiò a ridere. «Troppo tardi, ho già visto tutto. E anche di più. Ho le prove».

Uscì dalla stanza e Rose chiuse gli occhi per contrastare il mal di testa furioso.

Un ricordo lampo… Stavo parlando con Jed sulla soglia di casa di Cassie.

Aprì gli occhi e udì stridere i freni di un’auto… La macchina di Gareth sull’altro lato della strada.

Rose prese la tazza dal vassoio, bevve un sorso di tè e il graffiante ricordo successivo le scorse fluido davanti agli occhi… Lei che lottava e si dimenava per liberarsi dalla presa salda di Gareth… lui che la costringeva a salire in macchina… e poi…

Non fidarti di lui
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