Capitolo quarantanove
Rose
Oggi
Con il peggior tempismo possibile, la signora Brewster e la signorina Carter sopraggiungono in quell’istante, tra risate e chiacchiere.
«Buon pomeriggio, Rose», mi saluta la prima, scaricando sulla mia scrivania almeno una dozzina di libri da consegnare, provenienti dagli abissi del suo trolley per la spesa.
In circostanze normali, sorriderei e avvierei una conversazione amichevole con le utenti, ma non oggi. Più cerco di mettere in ordine la scrivania e più la signora Brewster vanifica i miei sforzi. Sospiro e mi arrendo, spostandomi verso l’angolo di lettura dei bambini.
«Sembri agitata, Rose», osserva lei. «Qualcosa non va?».
Mi guardo attorno furtiva e spiego sottovoce: «Ci sono i funzionari della contea per l’ispezione».
«Per la chiusura della biblioteca?», chiede la signorina Carter, allargando le narici.
«Temo di sì», rispondo annuendo. «L’ispezione fa parte delle consultazioni finali. Per valutare quanto siamo inutili, suppongo. Comunque sia, me ne ero completamente dimenticata e…».
D’un tratto non ricordo più cosa volessi dire.
«Ti senti bene, mia cara?». La signorina Carter e la signora Brewster si scambiano un’occhiata. «Sembri un tantino… disorientata».
Mi si secca la bocca e comincio a sudare così tanto che la camicia mi si incolla alla schiena e alle braccia. Non rispondo.
Sento la voce tonante di Jim.
«E come facciamo, secondo voi, se eliminiamo i secchi? Finiremo con i piedi a mollo».
«È proprio questo il punto, signor Greaves», replica Greg con tono monocorde. «Per questioni di sicurezza e di igiene non dovreste affatto occupare uno spazio soggetto ad allagamenti».
«Sono solo un paio di piccole perdite dal soffitto, amico mio», risponde Jim con noncuranza. «Quando ero ragazzo, casa mia era piena di secchi per lo stesso motivo, eppure sono ancora vivo».
Tento di respirare a fondo per mantenere la calma, ma è inutile. Ringrazio che almeno non faccia freddo e non si debba accendere il riscaldamento. Se sapessero che la caldaia fa le bizze un giorno sì e uno no, avrebbero certamente qualcosa da ridire.
«Lascio i due… funzionari nelle sue mani, Rose, che dice?», bofonchia Jim quando raggiungono la mia postazione.
«Grazie, Jim», rispondo gioviale. Mi volto e sorrido a Cynthia e Greg, ma loro mi fissano imperturbabili.
«Allora, questa è la sala principale». Li accompagno verso la parete opposta. «Offriamo una bella e ampia selezione di titoli di narrativa e saggistica. E cerchiamo di mantenere ben fornita la sezione didattica scegliendo i volumi più utili sulla base dei programmi ministeriali. La signorina Jennings, insegnante locale, ci aiuta a selezionare…».
«Quanti fruitori utilizzano la struttura al momento?», chiede Cynthia consultando il suo tastierino. «Sembra che i numeri abbiano subìto un netto ribasso di recente».
«Intende dire utenti? Lettori?»
«Noi li definiamo fruitori», replica Cynthia impassibile.
«Se la biblioteca chiudesse, cosa ne sarebbe del nostro lavoro?», sbotto. «Quindi è così, siamo spacciati?»
«Verreste ricollocati altrove, se ci sono posti vacanti, magari in una scuola, o…».
«Ma io non posso!». Goccioline di sudore mi imperlano la fronte e cerco sostegno contro uno scaffale finché non mi passa il capogiro.
«Si sente bene, signorina Tinsley?»
«Sì». Mi raddrizzo. «Ma una ricollocazione non sarebbe appropriata al mio caso, capite. Per… ragioni di salute».
«Forse stiamo correndo troppo», sbuffa Cynthia. «Non è stata presa ancora alcuna decisione sul futuro della biblioteca».
Completiamo il giro della sala.
«E questo è l’angolo dedicato ai bambini», spiego, recuperando il contegno. «È molto apprezzato. La scuola primaria porta qui le sue classi un paio di volte alla settimana durante il periodo scolastico e organizziamo anche delle letture per madri e figli piccoli due volte alla settimana, a cavallo del pranzo».
Cynthia sgrana gli occhi. «Direi che una bella pulita non nuocerebbe!».
«Sì, c’è un po’ di confusione, ma la lettura si è conclusa poco prima che arrivaste», preciso. «Oggi sono sola in servizio, ma me ne occuperò prima della chiusura».
«Credo di poter aggiungere senza troppi scrupoli che anche la moquette dell’intera struttura andrebbe sostituita», osserva Greg.
«Facciamo del nostro meglio, sa?», mi sento replicare stizzita. «Facciamo del nostro meglio in circostanze difficili».
Noto con una certa preoccupazione che gli occhi della signora Brewster stanno per uscire dalle orbite, ma ormai è troppo tardi. Quel che è detto è detto.
«Ne siamo consapevoli, signorina Tinsley…».
«Volete scusarmi?». Li scanso entrambi, diretta all’ufficio sul retro. «Perdonatemi, mi serve… solo un momento».