Che importa?
Senza dubbio la maggior parte degli artisti, viventi o scomparsi, sarebbe mortificata (e spesso lo è stata) nel vedere che cosa sono diventate le loro opere nelle riproduzioni. Ma non è detto che sia così. In un certo senso una riproduzione accuratamente eseguita diventa essa stessa un’opera d’arte, con colori scelti in modo che, anche se non imitano in modo esatto l’originale, si armonizzano tra loro, come è senz’altro evidente nelle stampe in tricromia di Le Blon, incise a mano con abilità e sensibilità davvero notevoli, mentre si può forse discutere sul valore artistico intrinseco delle incisioni in bianco e nero che nel XIX secolo si sforzavano di trasmettere l’essenza di un grande dipinto. La tecnologia elimina gran parte del duro lavoro, ma perché renda giustizia a un’immagine deve essere guidata dall’occhio umano.
Forse è quello che provava la pittrice americana Georgia O’Keefe quando le riproduzioni di alcune sue opere venivano approntate per essere stampate dalla Viking Press nel 1976. Artista molto attenta alle sfumature di colore, suggerì tuttavia all’editore: «Non ha molta importanza se i colori non sono esattamente gli stessi, basta che il quadro dia la giusta impressione quando la stampa è finita».18