Legni rossi

Fino al XX secolo, il vermiglione non ebbe rivali come miglior pigmento rosso per Belle Arti. Ma i pittori medievali facevano largo uso di lacche-pigmento rosse ottenute da tinture. La lacca cremisi chermes era molto diffusa e quelle a base di gommalacca erano comuni nella Firenze del XV secolo. Un’altra tintura rossa era estratta dalla radice del brasile (Cœsalpinia braziliensis), che veniva importata nell’Europa medievale da Ceylon, via Alessandria; dopo la scoperta del Nuovo Mondo, essa fu ottenuta dalla specie di brasile originaria della Giamaica e del Sudamerica (Cœsalpinia crista), che finì col dare il proprio nome a una nazione.

La tintura rossa era estratta mettendo a bagno e poi facendo bollire in lisciva o allume il legno ridotto in polvere; la lacca si otteneva aggiungendo allume alla soluzione di lisciva, o altrimenti facendo precipitare particelle di allumina ricoperte di tinta. Aggiungendo durante il procedimento sostanze bianche come gesso, biacca, polvere di marmo o guscio d’uovo polverizzato, si conferiva al pigmento un colore rosato.

Alcuni storici ritengono che il brasile fornisse la più importante lacca rossa del Medioevo, ed era certamente più economico della lacca al chermes derivata da insetti. Daniel Thompson sostiene che «la quantità di colorante di legno di brasile usata nel Medioevo sia per dipingere sia per tingere fu colossale». Tuttavia, in nessun dipinto medievale è mai stata individuata con certezza la presenza di tale pigmento, quindi bisogna prendere queste affermazioni con cautela. Fino a tempi relativamente recenti, le tinture contenute nelle prime lacche-pigmento erano difficili da identificare sul piano chimico e molto di ciò che si sa sul loro uso è basato su supposizioni. Mentre ricettari come la Mappœ clavicula dimostrano che le tinture rosse come il chermes erano ben note, la loro trasformazione in lacche-pigmento è un procedimento difficile e complesso che probabilmente non fu perfezionato fino al Rinascimento. Per di più, si sa che il brasile è molto effimero quando esposto alla luce (sbiadisce), motivo per cui fu a volte bandito dalle gilde dei tintori; i pittori potrebbero averlo evitato per la stessa ragione.

Nel tardo Medioevo cominciarono ad apparire altre due tinture rosse: la robbia dal Nordeuropa e la cocciniglia dalla Polonia. La robbia è estratta dalla radice della pianta Rubia tinctorum, coltivata in Europa almeno dal XIII secolo; la lacca di robbia è più duratura di quella di brasile, ma anche più difficile da produrre; figura abbondantemente sulle tavolozze degli artisti dal XVII al XIX secolo, ma è raro trovarla nel Medioevo. Eraclio nel X secolo ne fornisce una ricetta, ma sembra improbabile che sia stata comunemente usata per dipingere su tavola se non molto tempo dopo. Venne utilizzata da Dierick Bouts nella Vergine con bambino e i santi Pietro e Paolo (1460 ca.) e le estese coltivazioni di robbia della Zelanda ne resero l’uso più comune tra i pittori olandesi del XV secolo, che non tra i loro contemporanei di altre zone d’Europa.

Se si voleva la lacca cremisi estratta dalla cocciniglia, bisognava spesso avere un portafogli ben fornito. Nell’Europa orientale, questa si ricavava dai parassiti di una erbacea perenne, lo Scleranthus, per raccoglierli, si estirpava la pianta dal terreno e si staccava a mano il grumo resinoso di insetti, rimettendola poi a dimora. Il periodo del raccolto durava solo due settimane, tradizionalmente quelle dopo la festa di san Giovanni, il 24 giugno. Se il raccolto era scarso, i prezzi andavano ovviamente alle stelle: nella Firenze del primo Quattrocento, la cocciniglia costava il doppio del chermes.

Sembra che esista qualcosa a proposito dei pigmenti rossi che crea confusione linguistica. Si è visto prima come la sinopis di Plinio, un ocra rosso spento proveniente da Sinope sul Mar Nero, abbia dato luogo al termine medievale sinopia, che poteva valere sia per rosso che per verde. Nell’Inghilterra e nella Francia medievali un altro pigmento che portava il nome latino di sinopis era una lacca rossa complessa composta di «robbia e gomma... e brasile e lacca». Questa sostanza divenne popolare nel XIV e XV secolo, però quando Cennini parla di "sinopia", si riferisce a un minerale, dicendo che è «un color naturale», noto anche come "porfido"; inoltre, chiama "cinabrese" la migliore e la più bella sinopia ottenibile, aumentando la confusione col cinabro. Sarebbe meglio stendere un velo su queste ambiguità, e concludere semplicemente che nel Medioevo esistevano sia i motivi sia i mezzi tecnici per preparare lacche rosse complesse, le distinzioni tra le quali, anche se allora erano chiare, oggi sono andate perdute.

Colore. Una biografia: tra arte, storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore
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