Paura e disprezzo per il colore
Yves Klein invita a lasciarci conquistare dalla bellezza del colore crudo, ma ciò contrasta con la nostra educazione. Che cosa esibisce colori brillanti? I giocattoli dei bambini, il regno di Oz; ed ecco che il colore ci minaccia di regressione, d’infantilismo. La semiologa Julia Kristeva dichiara che «l’esperienza cromatica costituisce una minaccia per l’Ego... Il colore è la frantumazione dell’unità».12 Che altro c’è di colorato? Oggetti volgari, persone volgari. Il colore parla di emozioni violente, perfino linguisticamente, e di erotismo. Plinio non è il solo xenofobo ad attribuire i colori accesi a una sorta di orientalismo decadente; Le Corbusier asseriva che il colore si addice alle razze semplici, ai contadini e ai selvaggi. Inutile dirlo, ne trovò in abbondanza nel suo "viaggio verso Levante", e ne fu disgustato: «Che sete rutilanti, che marmi scintillanti ed elaborati, che bronzi e ori opulenti... facciamola finita con queste cose: è l’ora di bandire una crociata a favore del bianco calce e di Diogene»,13 cioè della fredda ragione invece di tutta questa sconveniente passionalità. Il teorico d’arte del XIX secolo Charles Blanc (un nome un destino?) insisteva che il «disegno deve mantenere la propria preponderanza sul colore; in caso contrario la pittura si precipita verso la sua rovina: cadrà a causa del colore, proprio come l’umanità cadde a causa di Eva».14 Ecco dunque un altro motivo per diffidare del colore: è femminile. Il critico d’arte contemporaneo David Batchelor dichiara che la paura del colore – la cromofobia – pervade la cultura occidentale.15 «L’uomo», diceva Yves Klein, «è esiliato lontano dalla sua anima colorata.»16
Ma forse i chimici, per i quali la materialità del colore è familiare, che hanno visto la maestosa progressione iridescente del manganese nei diversi stati di ossidazione, che hanno osservato il limpido blu reale del solfato di rame ammoniacale emergere dal pallido blu opaco del suo precipitato alcalino, forse loro sono particolarmente in sintonia, e amanti del colore schietto. Oliver Sachs ricorda il fascino dei colori liquidi della chimica nella sua infanzia: «Mio padre aveva il suo ambulatorio medico in casa, con ogni sorta di medicine, lozioni ed elisir nel dispensario – sembrava una farmacia d’altri tempi in miniatura – e un piccolo laboratorio con un fornelletto a spirito, provette e reagenti per analizzare l’urina dei pazienti, come la soluzione di Fehling azzurro vivo, che diventava gialla in presenza di zucchero. Vi erano pozioni e cordiali rosso ciliegia e giallo oro, e linimenti colorati come il violetto di genziana e il verde malachite». 17 Per il chimico, il colore è un indizio molto significativo della composizione, e, se misurato con cura sufficiente, può rivelare delicate verità sulla struttura molecolare. Ci vuole un atteggiamento mentale particolare per scorgere la bellezza cromatica celata nella struttura molecolare di alizarina e indaco, per percepire le ricche tonalità racchiuse all’interno delle nude, schematiche descrizioni di queste molecole di colore. Il noto scrittore, nonché chimico, Primo Levi suggerisce come questa relazione tra colore e struttura molecolare aumenti la sensibilità dello scienziato al colore dichiarando che si trovava più avvantaggiato di altri scrittori perché per lui parole come "brillante", "scuro", "pesante", "leggero" e "azzurro" hanno una gamma più estesa e più concreta di significati. Quindi l’Azzurro non è solo quello del cielo, avendo cinque o sei blu a disposizione. 18