Controllare il colore

Perché si trattava di un problema? Perché le costrizioni imposte ai pittori sia dalle convenzioni sia dalla limitatezza dei materiali creavano una discrepanza tra il loro desiderio di dipingere fedelmente la natura, e i modi e i mezzi per catturarne i colori. Benché pigmenti come il vermiglione e, per un certo periodo, l’oltremare divenissero gradatamente meno proibitivi, e quindi meno riveriti nella loro forma pura, il tabù concernente la miscela di pigmenti rimaneva forte. Finché le tecniche della pittura a olio non resero la miscelazione più accettabile e più facile (come vedremo), ciò significava che il pittore rinascimentale aveva a disposizione una gamma di colori di poco più ampia di quella dell’artista medievale e nel contempo doveva affrontare la nuova necessità di usarli in modo più raffinato.

In effetti quindi i problemi erano due: primo, la natura ha più sfumature di quelle a disposizione dell’artista; secondo, le stridenti campiture vermiglie, oro e oltremare del Medioevo erano inaccettabili per un artista il cui pubblico non apprezzava più i pigmenti in quanto tali, e il cui obiettivo era l’armonia di colori piuttosto che un’ostentazione di ricchezza.

Una delle difficoltà di una composizione armoniosa è che le variazioni di vivacità dei colori creano squilibrio. Il bianco e il giallo sono luminosi; l’azzurro e il porpora saturi sono scuri. Ciò significa che le figure vestite di giallo spiccano tra la folla, mentre quelle vestite di azzurro attirano molto meno l’occhio. Questo è già negativo di per sé, specialmente quando il pittore non ha altra scelta se non usare ogni colore per le scene di folla in modo da ottenere tutta la varietà di cui è capace la sua tavolozza limitata e non miscelata; ma è ancor peggio se l’azzurro deve essere riservato a Cristo e il giallo a Giuda!

Ombreggiatura raccomandata da Cennini, che la riprendeva da Giotto, non risolveva questa situazione; egli afferma che il pigmento deve essere usato alla sua massima saturazione per le pieghe più profonde, ed essere progressivamente schiarito con biacca man mano che si affrontano le lumeggiature (tav. 5.2), permettendo così alle pieghe più profonde di una veste di non essere più scure della tonalità completamente satura (che per il giallo non è particolarmente cupa).

Alberti sosteneva invece che per le ombre si dovesse aggiungere il nero: il colore puro completamente saturo appare allora nei mezzitoni; ciò consente una gamma dinamica più ampia (un maggior contrasto tra chiaro e scuro) e una migliore rappresentazione del rilievo, oltre a permettere di compensare in qualche modo le differenze di luminosità. Ma può anche dare ai colori un aspetto leggermente "sporco": ne soffrono, per esempio, le opere di Antonio Pollaiolo (1431 ca.-98),

Colore. Una biografia: tra arte, storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore
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