Lacche colorate
Il cinabro e il minio hanno una sfumatura arancione, e l’ocra rossa è opaca. I tintori dell’antico Egitto amavano la sfumatura più scura e ricca del chermes, ma i coloranti tessili, con rare eccezioni come l’indaco, sono troppo trasparenti per poter essere usati per dipingere pietra, legno o intonaco. Gli Egizi conoscevano una soluzione che permetteva di superare questa difficoltà, anche se si ignora se siano stati loro a trovarla: la tinta cremisi solubile in acqua viene aggiunta a un "vettore" inorganico e incolore, in polvere, e ne risulta una sostanza solida relativamente opaca detta "lacca-pigmento".
"Lacca" è oggi una definizione generica per qualsiasi sostanza colorante a base animale, vegetale o artificiale, ma una volta era attribuita solo al pigmento rosso. Nel Medioevo la lacca rossa non era prodotta solo dalla secrezione gommosa (che divenne nota come lacca carminio) di una cocciniglia, ma anche da una resina similare chiamata lac, lak o lack, che incrosta i ramoscelli di alberi originari dell’India e del Sud-Est asiatico ed è essudata dall’insetto Laccifer lacca. La moderna gommalacca è ottenuta dalla raffinazione di tale resina. Questa lacca veniva importata in Europa in grandissime quantità fin dall’inizio del XIII secolo, e di conseguenza divenne un termine generico per tutti i rossi derivati da coloranti tessili, compresi quelli già in circolazione come il carminio.
Per la chimica agli albori ricavare una lacca carminio dal chermes costituiva un tour-de-force. Le ricette sono molto dettagliate, e non c’è motivo di supporre che i procedimenti degli Egizi fossero sostanzialmente diversi. Un metodo comune, ma molto tortuoso, consisteva nel tingere prima il panno o la seta nel colorante grezzo estratto dagli insetti schiacciati, facendo poi bollire i ritagli delle stoffe nella lisciva per sciogliere di nuovo la tintura. La tinta veniva allora estratta dalla soluzione alcalina bollente, aggiungendo allume che precipita sotto forma di granelli di allumina (idrossido d’alluminio), quando la soluzione si raffredda. La tinta è assorbita dalla superficie delle particelle di allumina, che asciugandosi formano una polvere rosso scuro.
La lacca colorata era quindi spesso un sottoprodotto che veniva ricavato dai ritagli e dagli avanzi dell’industria tintoria. Cennini, tuttavia, mette in guardia contro questo genere di prodotto di seconda scelta, dicendo: «non dura niente... e di subito perde suo colore».
Gli Egizi estraevano anche una tintura rosso cupo dalla radice della robbia, di cui si parla più diffusamente nel Capitolo 9. A giudicare dal testo di Eraclio del X secolo, l’arte di fabbricare lacca robbia era ben nota ai Romani.