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Quando imboccammo la M1, schiacciai l’acceleratore e il potente otto cilindri rombò. La lancetta del tachimetro raggiunse i centocinquanta e il mondo divenne indistinto. Guidare sotto la neve era come volare nell’iperspazio: i fiocchi si trasformavano in strisce bianche simili alle scie delle comete. La corsia esterna era tutta mia e chiunque fosse abbastanza stolto da mettersi in mezzo, veniva investito dal fascio dei fari abbaglianti e dal suono del clacson finché non si spostava.
Guidavo fin troppo veloce viste le condizioni, ma non avevo alternative. Templeton non corrispondeva al profilo delle vittime, il che mi preoccupava sopra ogni cosa. Qualsiasi piano avessero in mente quei due, lo avrebbero attuato in fretta ed era possibile che fosse già troppo tardi.
L’indicatore si avvicinò ai centosessanta mentre fissavo attentamente la strada dal parabrezza. Tutto ciò che vedevo erano le scie dei fiocchi di neve e ogni tanto due fanali rossi. Era una follia, un suicidio. Guidavo alla cieca. Diedi ancora gas e la lancetta superò i centosessanta.
«Chi è il Sezionatore?» domandò Hatcher.
«Lo sai che non posso» gli ricordai.
«Se qualcuno me lo chiederà, mentirò. Per quanto mi riguarda il Sezionatore è Darren Webster e così sarà finché non ti accorgerai di aver commesso uno sbaglio e me lo dirai.»
«Ne sei sicuro?»
«Sì.»
«D’accordo, si chiama Adam Grosvenor. Ero piuttosto sicuro che fosse lui, ma dovevo esserlo totalmente. Sumati mi ha dato l’informazione che mi serviva.»
«Perché lui?»
«Per via della geografia» risposi. «Adam vive a Waverley Hall, una grande casa di campagna nella periferia di Redbourn. Il paese si trova vicino allo svincolo nove della M1, il che gli consente un facile accesso a Londra. È a otto chilometri soltanto da St Albans, il che spiega perché abbia mollato lì Patricia Maynard. In poche parole, è diventato avido. L’ha scaricata e ventiquattr’ore dopo ha rapito Rachel Morris. Doveva fare in fretta, perciò l’ha lasciata vicino a casa. Inoltre, tra i sette possibili luoghi, Redbourn è il più lontano dal posto in cui è stato abbandonato Charles Brenner. Già allora voleva mettervi fuori strada.»
«Allora com’è la storia? Agisce da solo?»
«No. Adam è il partner sottomesso e la madre, Catherine Grosvenor, la partner dominante.»
«Quindi sua madre è viva?»
«A stento. Due anni e mezzo fa c’è stato un incidente d’auto. Guidava Adam. Lui se l’è cavata con un braccio rotto ma Catherine Grosvenor non è stata altrettanto fortunata. Ha subito una frattura della quarta vertebra ed è paralizzata dal collo in giù. Ha passato quasi un anno in ospedale: trazione, operazioni e altro. Una volta dimessa, è tornata a casa e Adam si è assunto il compito di assisterla.»
«Per questo hai voluto controllare le ditte di articoli sanitari? Adam ha bisogno di attrezzature per la madre. Sospettavi fosse accaduta una cosa del genere.»
Annuii. «Una cosa del genere o comunque simile. Qualcosa che avesse lasciato Catherine Grosvenor invalida, un ictus o una malattia neuronale. Questo spiega le lobotomie. Catherine Grosvenor è viva ma dipende da Adam per tutto: mangiare, vestirsi, andare in bagno. Vuole che le vittime soffrano come lei.»
«Ma non sono consapevoli delle proprie condizioni, perciò non è lo stesso.»
«Non importa. È un atto simbolico.»
«È uscita dall’ospedale diciotto mesi fa, all’incirca nel periodo in cui Charles Brenner è stato assassinato.»
«È stato il fattore scatenante» convenni. «Catherine Grosvenor è quasi al termine della sua vita. Ha perso la bellezza e adesso anche il suo corpo sta cedendo. È una donna molto arrabbiata e Adam ne fa le spese. Subisce abusi da quand’era ragazzo, fisici e psicologici, probabilmente anche sessuali.»
Hatcher annuì. «Sì, mi pare logico.»
«C’è dell’altro. Procurati una fotografia di Catherine Grosvenor nel fiore degli anni e ti ritroverai davanti una moretta dagli occhi castani, decisa e sicura di sé, proprio come Sarah Flight, Margaret Smith, Caroline Brant e Patricia Maynard. E Rachel Morris. Non sfoga la sua rabbia solo su Adam. Guarda quelle donne e vede tutto ciò che ha perso: la bellezza, la gioventù, la capacità di muoversi. Costringe Adam a torturarle mentre lei guarda, gioca a travestirle perché per un po’ le ricorda com’era essere giovane e bella.»
«E il marito? Che ruolo ha in tutto questo?»
«Nessuno. È morto quando Adam era piccolo.»
«Per cause naturali?»
«Secondo il coroner, d’infarto.»
«Ma non ne sei convinto?»
Scossi la testa. «Il marito la tradiva e sono sicuro che l’abbia assassinato riuscendo a farla franca. A quel tempo nessuno lo ha scoperto perché nessuno ha scavato abbastanza a fondo. L’hanno guardata, hanno visto una vedova affranta con un bambino piccolo e hanno smesso di indagare. Scava un po’ e vedrai che ho ragione. Tutti i mariti delle vittime erano infedeli: non è una coincidenza. Tutte le vittime erano mogli arrabbiate per i torti subiti dal coniuge. Neanche questa è una coincidenza. Catherine Grosvenor rivive il suo passato, Hatcher. Le vittime rappresentano la persona che era trent’anni fa.»