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Mi fermai davanti alle finestre di Springers e mi guardai bene attorno studiando il territorio. A destra, a sinistra. A nord, sud, est e ovest. La sera precedente il nostro uomo era da Mulberry, dall’altra parte della strada. Cosa aveva visto? Cosa aveva udito? Cosa aveva fatto? Dalla mia sigaretta si levavano spirali di fumo che salivano lente nella luce del bar. Il bicchiere usa e getta scottava nonostante il bordo di cartone. Sentii il battito e il respiro accelerare via via che mi confondevo nell’ambiente. Odori, immagini e suoni divennero d’un tratto più distinti.

«Bene, tu sei Rachel Morris» dissi a Templeton. «Ti hanno dato buca e sei arrabbiata. Il tempo fa schifo. Nevica e fa freddo. Esci dal bar. Qual è la prima cosa che fai?»

«Vado a casa. Ho avuto una serata di merda e voglio solo infilarmi sotto le coperte.»

Scossi la testa. «Stai mettendo il carro davanti ai buoi. Sì, vuoi arrivare a casa quanto prima ma, malgrado il gelo, ti fermi su quella porta e osservi la strada per l’ultima volta, per verificare se stia arrivando il tuo uomo. E la ragione per cui lo fai è che ti senti un’idiota per esserti cacciata in una situazione del genere; però, se per miracolo lui arrivasse, non ti sentiresti più così stupida. È la natura umana. Psicologia di base.»

Templeton si mise sulla soglia e prese a controllare la strada. «Guardo a sinistra, guardo a destra» disse. «Nessuna traccia del maniaco.»

«Questo perché sono da Mulberry e ti sto osservando. Bene, sei venuta qui in metropolitana. Le telecamere di sicurezza della stazione lo hanno mostrato. È probabile che torni a casa nello stesso modo. Però non lo fai, e le telecamere hanno mostrato anche questo.»

«Forse mi concedo il lusso di un taxi.»

Scossi di nuovo la testa. «Non regge. Sei una pendolare. Usi la metropolitana tutti i giorni. È un mezzo con cui hai familiarità, e proprio a questa ci aggrappiamo per avere un’illusione di sicurezza. Inoltre, i taxi costano e sei già demoralizzata per aver buttato soldi in una serata andata male. Inoltre dovresti riuscire a trovarne uno. No, non prendi assolutamente un taxi.»

Girammo a destra e ci incamminammo verso la stazione del metrò. Non era lontana, circa ottocento metri. Vedevo l’insegna davanti a noi.

«Adesso che ti sei avviata, vuoi arrivare a casa quanto prima, perciò cammini svelta per coprire la distanza. Nel frattempo io esco da Mulberry e attraverso la strada per raggiungerti. Tu non mi vedi perché tieni la testa china e pensi solo a rientrare. Ti chiamo per attirare la tua attenzione. Ti fermi e ti volti.»

Templeton si bloccò e si voltò a guardare dietro di sé.

«Cosa vedi?» chiesi.

«Tu che mi vieni incontro.»

«È buio e non mi hai mai visto prima, ma non hai paura. Perché?»

«Perché ti riconosco. Mi hai mandato una fotografia o una descrizione.»

Scossi la testa. «Non una fotografia. Sarebbe troppo rischioso. Se la polizia ne venisse in possesso, i miei giochi e il mio divertimento finirebbero prima ancora d’iniziare. Una descrizione scritta è più probabile, perché può essere precisa e ambigua nello stesso tempo. Se ti dico cosa indosso, di che colore ho i capelli e la mia età, sarai in grado di riconoscermi, ma in realtà non ti rivelo niente di importante. Però voglio vedere quella descrizione, quindi di’ ai tuoi colleghi informatici che continuino a scavare.»

«Non hanno trovato niente.»

«Non hanno ancora trovato niente.» Feci un tiro, bevvi un po’ di caffè e lasciai che nicotina e caffeina facessero effetto. «Poi che accade?»

«Ti avvicini. I tuoi movimenti sono rilassati. Non rappresenti una minaccia.»

«E qual è la prima cosa che ti dico?»

«Mi dispiace.»

Sorrisi e lei ricambiò. Erano sorrisi compiaciuti, tutti e due.

«Il che mi fa apparire ancor meno minaccioso» proseguii. «Ti dico che mi dispiace, ti racconto una storia per giustificare il ritardo, mi scuso ancora e alla fine tu mi giudichi pericoloso quanto Madre Teresa.»

«Grazie a quei due bicchieri di vino sono cordiale e stordita, perciò mi lascio felicemente trasportare dalla fantasia» aggiunse Templeton.

«È l’occasione per salvare in parte la serata, pertanto quando ti propongo di andare a bere o a mangiare qualcosa, accetti subito. Ti dico che ho parcheggiato nelle vicinanze.»

«Dove?»

«Buona domanda.»

Rimasi fermo per un istante a fumare e a osservare la strada. Cento metri più avanti c’era una strada laterale e ci avviammo in quella direzione. Era stretta, con le righe gialle doppie su entrambi i lati.

«Ha parcheggiato qui» affermai.

«Faccio controllare se ieri sera abbiano fatto multe per divieto di sosta. In questa zona di Kensington mi stupirei se non l’avesse presa.»

«Buona idea.»

Templeton socchiuse gli occhi, sospettosa, ma riuscì lo stesso a essere affascinante. Simpatica dote.

«Che intendi?» indagò.

«Che è una buona idea.»

«Sì, è quello che hai detto. Ma dal modo in cui l’hai detto sembra stupida.»

«Chiedi a qualcuno di verificare» affermai. «Allora, Rachel Morris sale in macchina e i due si allontanano nella notte. Cosa c’è ancora da aggiungere?»

«Due cose. Primo, il posto in cui il Sezionatore entra in contatto con Rachel è completamente sbagliato. Se ha fatto tardi e ha parcheggiato qui, perché arrivarti alle spalle? Dovrebbe arrivarti di fronte. Hai bevuto un paio di bicchieri, ma penso lo vedresti.»

«Semplice. Aspetta che tu abbia superato questa strada per avvicinarti. Così possono tornare alla macchina senza che tu ti spaventi. Qual è la seconda cosa?»

«Immobilizzare Rachel non appena sale in auto» rispose Templeton. «Prima o poi capirebbe che c’è qualcosa che non va e se accadesse mentre guida, si ritroverebbe in una posizione vulnerabile. Non può legarti, imbavagliarti e gettarti nel baule perché lo vedrebbero. Quindi ti droga e ti lega al sedile con la cintura. Anche se lo fermasse la polizia, può sempre sostenere che tu stia dormendo o che tu abbia bevuto troppo, il che sarebbe plausibile.»

«Direi che sono d’accordo. Abbiamo dunque il modus operandi dei rapimenti. La domanda seguente è: come dà loro la caccia?»

Templeton sospirò. «Usa internet.»

«È l’unica spiegazione. Bene, la prossima tappa è dai vostri informatici. Voglio parlare col miglior esperto di computer che avete.»