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La temperatura esterna era inferiore di almeno dieci gradi a quella della Fizz. Fu come entrare in un freezer. La neve si era per lo più sciolta, lasciando il posto a una poltiglia grigia e a insidiose lastre di ghiaccio. Mi chiusi il giaccone fino al mento e mi misi il cappuccio. Quanto avrei voluto essere in California, alle Hawaii, a Rio, in qualsiasi luogo soleggiato e caldo, ma non lì.
«Vuoi denunciarlo?» chiese Templeton.
Le lanciai un’occhiata. «Perché diavolo dovrei farlo?»
«Be’, prima di tutto Greg Flight ti ha aggredito. Secondo, è uno stronzo. Sono due buone ragioni.»
«E terzo, mi ha detto quello che volevo sapere, che alla fine della fiera è ciò che conta. Se lo denunciassi, perderei solo tempo ed energie che posso usare in modo migliore, per esempio dando la caccia al nostro uomo.»
«D’accordo, ma se cambiassi idea, sarei più che lieta di farti da testimone.»
Mi accesi una sigaretta, gliene offrii una, poi presi il cellulare e scorsi l’elenco delle ultime chiamate.
«A chi telefoni?» Templeton avvicinò la fiamma dello Zippo alla sigaretta che teneva di lato, tra le labbra.
«Sei sempre così ficcanaso?»
Scoppiò a ridere. «Certo. Sono una poliziotta, è ovvio che lo sia. Allora, a chi telefoni?»
Ignorai la domanda e premetti il tasto per inviare la chiamata. Hatcher rispose al secondo squillo.
«Mi devi cinquanta sterline» dissi.
«Prima di pagare voglio le prove» ribatté.
«Templeton era presente quando Greg Flight ha confessato. Te lo confermerà. Flight aveva una relazione quando la moglie è stata rapita. Questo significa che la teoria regge. Tutti i mariti delle vittime avevano una storia. Corrispondenze con il profilo della vittima?»
«Finora niente, ma siamo ancora agli inizi.»
«Non appena trovate qualcosa, voglio le fotografie» affermai.
«Non c’è problema. A proposito, avevi ragione per quanto riguarda St Albans. Il nostro uomo ha parcheggiato a Grove Road. Un abitante lo ha visto.»
«Hai una descrizione?»
«Senti un po’ qui» rispose. «Quello che cerchiamo è un uomo di altezza media tra i trenta e i cinquanta. Potrebbe avere i capelli scuri, ma anche no. Probabilmente è bianco, ma forse no.»
«Che mi dici del veicolo?»
All’altro capo Hatcher stava sicuramente scuotendo la testa: lo avevo capito dal silenzio seguito alla mia domanda. «Era buio e ha parcheggiato lontano dai lampioni, di conseguenza la descrizione dell’auto è utile quanto quella del sospettato. Il nostro testimone sostiene che fosse una normale berlina quattro porte: una Ford, una Vauxhall o una Skoda. Forse di cinque anni, forse di dieci. Per quanto riguarda il colore, scegli tu una tonalità di grigio» disse dopo aver sospirato.
«Quanto sono adorabili i testimoni, eh?»
«Non me lo dire.»
«Guardando il lato positivo, il fatto che abbia parcheggiato a Grove Road significa che la mia teoria sul fatto che voglia sviare le indagini regge. Non sappiamo che aspetto abbia né che auto guidi, ma abbiamo un’idea più chiara del suo modus operandi. Ricorda, Hatcher, voglio quelle foto ASAP.»
Chiusi la telefonata e feci un tiro di sigaretta. Templeton mi stava fissando con quei suoi incredibili occhi azzurri.
«Che c’è?»
«Hai scommesso con Hatcher che Greg Flight avesse una relazione. Sono sicura che esistono codici e norme che proibiscono questo genere di cose.»
«Probabilmente, ma è sempre bene tenere a mente ciò che conta.»
«Cioè?»
«Il fatto che ora abbia cinquanta sterline in più significa che stasera offro io da bere.»
Lei socchiuse gli occhi lanciandomi una tipica occhiata da poliziotta. La differenza tra questa e quella che aveva rivolto a Flight stava nel fatto che ora stentava a restare impassibile. «Non ricordo di aver accettato di bere qualcosa con te.»
«Giusto» convenni. «Ma mettiamola in un altro modo. Quanti poliziotti conosci che rifiuterebbero l’offerta di un drink?»
Templeton tacque come se stesse riflettendo seriamente. «A che ora?»
«Alle otto?»
«Alle otto mi va bene. E solo per essere chiari, ci vorrà più di un drink per comprare il mio silenzio.»
«Potrai bere a volontà» risposi.
Raggiungemmo la BMW e spensi la sigaretta per terra. Gettai il mozzicone nel tombino, salii e mi misi al lavoro con il cellulare.
«Adesso chi stai chiamando?» chiese Templeton.
«Nessuno. Spero che il mio buon amico Google mi sappia dire chi è il miglior chirurgo cerebrale di Londra.»