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Quando Hatcher tornò, ero al telefono, intento a ordinare del caffè al servizio in camera. Ci aspettava molto probabilmente un’intera notte in bianco, quindi ci serviva caffeina, e anche parecchia. Accesi il laptop, collegai la stampante, entrai in Internet e trovai una mappa della zona nord di Londra. La stampai su quattro fogli e li attaccai al muro. Le pareti erano di cartongesso e le puntine vi penetrarono facilmente. Lo svantaggio del cartongesso era che sentivamo la coppia accanto fare sesso.
Marcai i siti dei rapimenti in rosso, quelli dei ritrovamenti in verde. Alla casa di Templeton assegnai una croce verde e al luogo in cui era stato recuperato il corpo di Charles Brenner una nera, di grande effetto. Accanto alla mappa attaccai le foto postrapimento di Caroline Brant, Margaret Smith, Sarah Flight e Patricia Maynard.
Arrivò il caffè: due caffettiere con due tazze. Diedi la mancia alla ragazza e le dissi di tornare dopo un’ora con altre due. La mia glicemia stava precipitando, perciò misi tre cucchiaini di zucchero nella tazza, dopodiché feci razzia nel minibar e tornai con un pacchetto di arachidi e una barretta. Aprii la confezione di arachidi e ne mangiai un po’. Assaggiai anche la barretta.
«Allora, da dove diavolo partiamo?» chiese Hatcher.
«Torniamo all’inizio» risposi. «Rapendo Templeton, il maniaco ha abbandonato il suo modus operandi, il che è un’ottima notizia. Significa che dobbiamo azzerare tutte le ipotesi e fare tabula rasa. Confuteremo ogni congettura, ogni teoria e vedremo dove ci porta.»
«Ha preso Templeton per via della conferenza stampa, vero?»
Annuii e mangiai un’altra manciata di arachidi.
«Potrebbe essere morta» osservò Hatcher.
«Potrebbe» convenni.
«Non ti senti in colpa per questo?»
«La colpa non ci aiuterà. In questo momento ritrovarla deve essere il nostro obiettivo primario.»
«Sapevi che sarebbe accaduto?»
«Mi stai chiedendo se abbia usato Templeton come esca? La risposta è no. Se lo avessi fatto, l’avrei messa sotto protezione.»
«Ma?»
«Ma quando provochi un criminale, la sua reazione non è sempre prevedibile. Col senno di poi, capisco perché abbia fatto quello che ha fatto. È arrabbiato perché gli abbiamo mentito e Templeton è l’oggetto della sua rabbia.»
«Gesù.»
La voce di Hatcher era ridotta a un sussurro e il suo sguardo si era fatto assente. Sapevo dove fosse in quel momento. Stava osservando il riflesso di una lama che tagliava la carne, il sangue che affiorava, gocciolava e si raccoglieva in pozze.
«Hatcher!» esclamai con voce forte e chiara per richiamare la sua attenzione. «Al senso di colpa, agli “e se” e alle accuse penseremo dopo. In questo momento l’unica cosa che conta è ritrovare Templeton, okay?»
«Okay.»
Calò un breve silenzio, accentuato dai gemiti della coppia accanto. Sembrava fossero quasi al dunque. Me lo augurai. Meno distrazioni avevamo, meglio era. Mi riempi la bocca di arachidi e finii la barretta in tre morsi. La glicemia stava risalendo. Mi sentivo pieno di energie e il vago mal di testa che di solito precedeva un crollo era scomparso.
Presi un pacchetto nuovo di sigarette dalla valigia e ne accesi una. Hatcher mi guardò in cagnesco ma tenne la bocca chiusa. Fumai, bevvi il caffè e mi sforzai il più possibile di non pensare a quello che stava passando Templeton. Misi tutti quei pensieri in una scatola e sigillai il coperchio. Se fosse finita male l’avrei riaperta e affrontato il problema al momento opportuno. Come avevo detto a Hatcher, l’unica cosa che contava ora era ritrovarla.
Il telefono di Hatcher squillò: glielo sfilai di mano prima ancora che potesse rispondere.
«Che diamine, Winter!»
Lo girai in modo che potesse vedere il numero. «Fielding?»
Annuì.
Spensi il telefono e glielo lanciai.
«In questo momento non mi viene in mente nessuno con cui abbia necessità di parlare» affermai. Questo significa che neanche tu hai necessità di parlare con chicchessia. Non ci servono distrazioni.»
Non mi parve convinto, ma ripose il telefono.
«Bene,» dissi «l’ipotesi è che ci siano due criminali. Ritengo ancora sia così.»
«Però le prove che abbiamo ne evidenziano uno soltanto.»
«Ci sono due firme molto diverse. Questo significa due criminali.» Trovai un pennarello nero e una parte sgombra di muro. DUE FIRME DUE CRIMINALI, scrissi a grandi lettere. Hatcher mi lanciò un’occhiata.
«Vedi forse una lavagna bianca da qualche parte?»
Alzò le spalle. «Forse ha una doppia personalità» suggerì.
«Improbabile. Quei casi esistono nei film e nei libri perché facilitano il compito degli scrittori, ma nella vita vera sono molto rari.»
«Se il Sezionatore ha una partner, se ne sta molto buona.»
«Come tutte le persone sottomesse. Il che ci porta a un’altra ipotesi. Presumiamo che la donna sia sottomessa. Le coppie si basano su dinamiche complesse e di solito, ma non sempre, il partner dominante è il maschio. Prendi i West. In origine si credeva che Fred fosse il soggetto dominante, mentre oggi si riconosce che fosse Rose a decidere. E se nel nostro caso il soggetto dominante fosse la donna?»
«Ci sono prove che lo indichino? Qualunque cosa?»
«Il sequestro di Templeton.» Stavo raccogliendo le idee, buttando lì alcune considerazioni. «In questo caso l’uomo ha agito al di fuori del suo perimetro di sicurezza. Il modus operandi è completamente diverso. È la prima volta che rapisce una persona dalla propria casa e ha fatto anche in fretta. Di solito agisce con calma. Adesca le vittime in Internet qualche mese prima di rapirle. Il sequestro di Templeton è stato pianificato e portato a termine in poche ore.»
«E cosa prova con esattezza?»
«Che non è lui a decidere» risposi. «Sappiamo che è lui a rapire le vittime. Il modo in cui lo fa è piuttosto rischioso, ma nel caso di Templeton il fattore rischio è notevolmente più alto. La donna non ha alcuna idea dei rischi perché non è coinvolta nei sequestri. Se ne sta a casa tranquilla, al sicuro, in attesa che lui torni con le vittime. Non sa che cosa significhi essere là fuori, in prima linea, con il cuore che batte all’impazzata e il pericolo costante d’essere preso.»
Ero soddisfatto di come si stavano incastrando i pezzi. «Se fosse stato per l’uomo, Templeton non sarebbe stata rapita. Ma non ha deciso lui, bensì la sua partner. È anche possibile che abbia cercato di dissuaderla, ma probabilmente si è trovato davanti un muro. Non lo ha ascoltato. Voleva Templeton e niente l’avrebbe fermata.»
Spensi la sigaretta nel piattino. LA DONNA È IL PARTNER DOMINANTE scrissi, seguito da L’UOMO HA UNA SCARSA AUTOSTIMA.
«Un’altra cosa» aggiunsi. «Il cambiamento del modus operandi è un’ulteriore prova che la coppia sta degenerando.»
«E avevi detto che era un bene.»
«Sì e no. È positivo perché vuol dire che prenderemo quei bastardi, e anche presto. Ma è negativo perché il loro comportamento diventerà sempre più imprevedibile.»
Hatcher sospirò e quando espirò, sembrò afflosciarsi come un fantoccio. «Il che potrebbe essere un male per Templeton.»
«Lascia perdere, Hatcher, questo non ci aiuterà. Concentrati sul problema, qui, ora. Quale altre ipotesi abbiamo fatto?»
«Che siano amanti» rispose.
«Bene» dissi. «Lo Strangolatore delle Colline erano in realtà due cugini, Kenneth Bianchi e Angelo Buono. Anche qui potremmo avere a che fare con due cugini o con un fratello e una sorella, una madre e un figlio.»
«Oppure potrebbero essere amanti.»
«Oppure potrebbero essere amanti» concordai.
Scrissi AMANTI, insieme a CUGINI, FRATELLO/SORELLA e MADRE/FIGLIO.
«Allora non consideriamo una coppia costituita da due uomini?»
Scossi la testa. «No. L’uso dei coltelli è una firma maschile, l’amore per le bambole, una firma femminile.»
«E sei sempre convinto che vivano a nord del Tamigi?»
«Non ci sono dubbi» risposi indicando con un cenno la carta. Il fiume forma un confine naturale e tutti i siti dei rapimenti e dei ritrovamenti sono a nord. È il suo terreno di caccia. Agisce in base a un istinto primordiale che l’uomo possiede fin dai tempi delle caverne. E lo fa inconsapevolmente. Allora, cosa sappiamo con certezza?»
«Sappiamo che è alto circa un metro e ottanta, ha i capelli castani e una corporatura media.»
Scrissi UOMO − UN METRO E OTTANTA, CORPORATURA MEDIA, CAPELLI CASTANI.
«Sappiamo che è un sadico» aggiunse Hatcher. «Che è scrupoloso e metodico.»
«Concordo» dissi e aggiunsi le caratteristiche all’elenco. «Anche nel caso di Templeton è stato attento. Scommetto che la Scientifica non troverà niente. Bene, cosa sappiamo della donna?»
«Quasi niente. Potrebbe tranquillamente essere un fantasma.»
Riflettei per un istante e poi aggiunsi: DONNA − FANTASMA.
«Il che ci porta all’altra questione che mi tormenta fin dall’inizio. Le lobotomie. Dobbiamo distaccarci dall’orrore della procedura. Quanti morti hai visto?»
Hatcher sbuffò. «Più di quanti riesca a ricordare.»
«Se avessimo a che fare con dei morti, il distacco sarebbe più facile perché ci siamo abituati. Il fatto che le vittime siano vive ci spiazza. Quando ho visto Patricia Maynard all’ospedale, non smettevo di chiedermi cosa significasse finire così. Il punto è che, se fosse stata stesa su un tavolo settorio, non mi sarei scomposto. Avrei fatto considerazioni utili, chiedendomi per esempio come fosse finita lì e che cosa ci potesse svelare la sua morte sul conto degli assassini.»
«Immagina che sia morta. Cosa ci svela?»
Guardai la fotografia fredda, sbiadita che il fotografo della Scientifica aveva scattato a Patricia Maynard. «Non ne ho idea» ammisi.