MANOSCRITTO JOLY DE FLEURY [ 1 ]

È bene portare le persone rinnovate interiormente dalla grazia a fare opere di pietà e di penitenza proporzionate alla loro portata, perché l’uomo e le opere sono salvaguardati dalla proporzione che c’è fra la bontà delle opere e lo spirito con cui sono fatte. Quando si costringe a opere straordinarie di pietà e di penitenza colui che non è ancora rinnovato interiormente, si guastano entrambi, poiché l’uomo con la sua malizia corrompe le opere, e le opere opprimono la debolezza dell’uomo incapace di reggerle. È brutto segno vedere una persona fare frutti esterni sin dall’istante della sua conversione. L’ordine della carità è di radicarsi nel cuore prima di produrre esternamente buone opere. [772]

 

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Sento in me una malignità che m’impedisce di consentire a quanto dice Montaigne, che la vivacità e la fermezza s’indeboliscono in noi con l’età. Non vorrei che questo accadesse. Invidio me stesso. Quell’io di vent’anni non è più me [ 2 ]. [773]

 

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Il sonno è l’immagine della morte, dite voi; e io dico piuttosto che è l’immagine della vita [ 3 ]. [774]

 

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Aristotele, che ha scritto un trattato Dell’anima, non parla, secondo Montaigne [ 4 ], se non degli effetti dell’anima, cosa che nessuno ignora; non dice niente della sua essenza, né della sua origine, né della sua natura, ed è quel che si vorrebbe saperne. [775]

 

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Ci si ritira e nasconde otto mesi in campagna, per viverne splendidamente quattro a corte. [776]

 

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Nessun piacere ha sapore per me, dice Montaigne [ 5 ], senza comunicazione: segno della stima che l’uomo ha per l’uomo. [777]

 

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La Scrittura rinvia l’uomo alle formiche [ 6 ]: grande segno della corruzione della sua natura. Com’è bello vedere il padrone del mondo rinviato alle bestie come maestre di saggezza! [778]

 

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Chi si accorge di aver detto o fatto una sciocchezza crede sempre che sarà l’ultima. Lungi dal dedurne che ne farà molte altre, ne deduce che essa gli impedirà di farne ancora. [779]

 

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I filosofi della scuola parlano della virtù e i retori dell’eloquenza senza conoscerle. Presentate agli uni un uomo veramente virtuoso, ma senza apparenza, e agli altri un discorso colmo di bellezze, ma senza arguzie: non ci capiranno nulla. [780]

 

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La morte improvvisa è la sola che bisogna temere, e per questo i confessori risiedono presso i Grandi. [781]

 

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Fa il discepolo senza ignoranza, e il maestro senza presunzione. Annat. [782]

 

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Niente mi sembra così facile che trattare tutto questo come una favola. Ma niente mi sembra più difficile che darvi risposta. [783]

 

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Perché Dio non si manifesta? Ne siete degni? «Sì». Siete ben presuntuosi, e dunque indegni. «No». Dunque ne siete indegni. [784]

 

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Dio è nascosto. Ma si lascia trovare da quelli che lo cercano.

Ci sono stati sempre, in tutti i tempi, segni visibili di lui. I nostri sono le profezie. Gli altri tempi ne hanno avuti altri.

Tutte queste prove sono interdipendenti fra loro. Se una è vera, lo è anche l’altra. Così ogni tempo, avendo avuto quelle che erano sue proprie, per loro tramite ha conosciuto le altre.

Quelli che hanno visto il Diluvio hanno creduto alla Creazione, e hanno creduto al Messia che doveva venire. Quelli che hanno visto Mosè hanno creduto al Diluvio e al compimento delle profezie.

E noi che vediamo il compimento delle profezie dobbiamo credere al Diluvio e alla Creazione. [785]

 


 

1 ] Quattordici Pensieri sono stati scoperti da Jean Mesnard in un quaderno manoscritto intitolato «Carte da stampare», che fa parte del manoscritto 2466 della collezione Joly de Fleury, nella Biblioteca Nazionale di Francia. Sono stati pubblicati per la prima volta nel 1962.

2 ] Essais, I, 57, pp. 327-328: «È possibile che per chi impiega bene il tempo, la scienza e l’esperienza crescano con la vita: ma la vivacità, la prontezza, la fermezza, e altre parti ben più nostre, più importanti e essenziali, appassiscono e languono». Ibid., II, 13, p. 1102: «Ho dei ritratti del mio aspetto di venticinque e trentacinque anni: li paragono con quello di oggi: quante volte, non sono più io: quanto la mia immagine presente è più lontana da quelle là, che dall’immagine del mio trapasso!».

3 ] Questo luogo comune è sviluppato, tra l’altro, da Montaigne (II, 6, p. 372, con in margine il titolo: «Sonno, immagine della morte»).

4 ] Essais, II, 12, p. 543: «Aristotele [...] non parla né dell’essenza, né dell’origine, né della natura dell’anima, ma ne osserva solamente l’effetto. Lattanzio, Terenzio e i migliori fra i dogmatici hanno confessato che era cosa che non capivano. E dopo tutto questo inventario di opinioni, Harum sententiarum, quae vera sit, Deus aliquis viderit, dice Cicerone» (Tuscolane, I, 11). «Quale di queste opinioni è vera? solo un dio può dirlo!».

5 ] Citazione testuale (III, 9, p. 986), dall’edizione del 1652.

6 ] Proverbi 6, 6-8: «Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio». Proverbi 30, 24-28.

Pensieri [Nuova edizione a cura di Philippe Sellier secondo l’“ordine” pascaliano]
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