RAGIONE DEGLI EFFETTI [ 1 ]

Il rispetto è: scomodatevi.

È cosa apparentemente vana, in realtà giustissima, perché è come dire: Certo che mi scomoderei se ne aveste bisogno, visto che lo faccio anche se non vi serve. Inoltre, il rispetto è per distinguere i Grandi. Ora, se il rispetto consistesse nello stare in poltrona, rispetteremmo tutti e così non si farebbero distinzioni. Ma siccome bisogna scomodarsi, si distingue benissimo. [115]

 

*

 

Le sole regole universali sono le leggi del paese per le cose ordinarie, e la maggioranza per le altre. Donde nasce questo? Dalla forza che è in essa.

E ne deriva che i re, la cui forza ha un’altra origine, non seguono la maggioranza dei loro ministri.

L’uguaglianza dei beni è certamente giusta, ma non potendo far sì che sia giocoforza l’obbedienza alla giustizia, si è fatto in modo che sia giusto obbedire alla forza. Non potendo fortificare la giustizia, si è giustificata la forza, affinché la giustizia e la forza stessero insieme e regnasse la pace, che è il sommo bene.

La Sapienza ci rinvia all’infanzia: Nisi efficiamini sicut parvuli2 ]. [116]

 

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Il mondo giudica bene le cose, perché è nell’ignoranza naturale, che è la vera assise dell’uomo. Le scienze hanno due estremi che si toccano. Il primo è la pura ignoranza naturale in cui si trovano alla nascita tutti gli uomini. L’altro è quello cui giungono le grandi anime che, avendo esplorato tutto ciò che gli uomini possono sapere, si accorgono di non sapere nulla e si ritrovano nella stessa ignoranza da cui erano partiti. Ma è una dotta ignoranza, che conosce se stessa. Quelli intermedi, che sono usciti dall’ignoranza naturale e non sono potuti giungere all’altra, hanno qualche coloritura di quella scienza presuntuosa e fanno i saccenti. Costoro turbano il mondo e giudicano male di tutto. Il popolo e i veri capaci determinano l’andamento del mondo, costoro lo disprezzano e sono disprezzati. Giudicano male di tutto, mentre il mondo ne giudica bene. [117]

 

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(Descartes3 ]

 

Bisogna dire all’ingrosso: «Questo avviene per figura e movimento», perché è vero. Ma dire quali, e comporre la macchina, è ridicolo, perché è cosa inutile e incerta e penosa. E quand’anche fosse vero, non stimiamo che tutta la filosofia valga un’ora di pena). [118]

 

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Summum jus, summa injuria4 ].

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La maggioranza è la via migliore, perché è visibile e ha la forza di farsi obbedire. Tuttavia è il parere dei meno capaci.

Se si fosse potuto, avremmo messo la forza nelle mani della giustizia, ma dato che la forza non si lascia maneggiare come vorremmo, perché è una qualità palpabile, mentre la giustizia è una qualità spirituale di cui si dispone come si vuole, si è messa la giustizia nelle mani della forza e così chiamiamo giusto ciò che è giocoforza osservare.

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[Ne] deriva il diritto della spada, perché la spada dà un vero diritto.

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Altrimenti si vedrebbe la violenza da una parte e la giustizia dall’altra.

Fine della 12a Provinciale.

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Ne deriva l’ingiustizia della Fronda, che esalta la sua pretesa giustizia contro la forza.

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Non è lo stesso nella Chiesa, perché c’è una giustizia vera e nessuna violenza. [119]

 

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Veri juris5 ]. Non ne abbiamo più. Se ne avessimo, non prenderemmo come regola della giustizia l’osservanza dei costumi del proprio paese.

È così che non potendo trovare il giusto, si è trovato il forte, ecc. [120]

 

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Il cancelliere è imponente e rivestito di ornamenti, perché la sua carica è falsa. E il re no: lui ha la forza. Non sa che farsene dell’immaginazione. Giudici, medici, ecc. hanno solo l’immaginazione. [121]

 

*

 

È effetto della forza, non dell’usanza, perché sono rari quelli che sono capaci di inventare. I più forti in numero vogliono solo seguire e rifiutano la gloria a quegl’inventori che la cercano tramite le loro invenzioni. E se si ostinano a volerla ottenere e disprezzano quanti non inventano, gli altri daranno loro dei nomi ridicoli, e darebbero loro volentieri dei colpi di bastone. Rinunciamo dunque a queste pretese di sottigliezza, oppure troviamo in noi stessi di che contentarci. [122]

 

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Ragione degli effetti

 

È straordinario: non volete che io onori un uomo vestito di broccatello, e seguito da sette od otto lacchè. Ma come, mi farà dare delle staffilate, se non lo saluto. Quell’abito è una forza. È proprio come un cavallo ben bardato rispetto a un altro. Montaigne [ 6 ] è divertente, a non vedere che differenza c’è, e a stupirsi che altri la trovino, e a domandarne la ragione. INVERO, dice, DONDE VIENE, ecc. [123]

 

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Ragione degli effetti

 

Gradazione. Il popolo onora le persone di grandi natali. Le persone di media capacità le disprezzano, dicendo che i natali non sono una superiorità della persona, ma del caso. I veri capaci le onorano, non perché pensano come il popolo, ma per un pensiero nascosto. I devoti, che hanno più zelo che scienza, le disprezzano, nonostante quella considerazione che li fa onorare dai capaci, perché le giudicano con una nuova luce data loro dalla pietà. Ma i cristiani perfetti li onorano grazie a un’altra luce ancora più alta.

Così le opinioni vanno susseguendosi dal pro al contro, a seconda della luce che si ha. [124]

 

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Ragione degli effetti

 

Bisogna avere un pensiero nascosto, e giudicare di tutto in base ad esso, parlando tuttavia come il popolo. [125]

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Ragione degli effetti

 

È dunque vero: tutti sono nell’illusione, poiché per quanto le opinioni del popolo siano sane, non sono tali nella sua testa. Esso infatti pensa che la verità sia dove non è. La verità è nelle loro opinioni, ma non nel punto dove se la figurano. È vero che bisogna onorare i gentiluomini, ma non perché i natali siano una superiorità effettiva, ecc. [126]

 

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Ragione degli effetti

 

Ribaltamento continuo dal pro al contro.

Abbiamo dunque mostrato che l’uomo è vano per la stima che porta a cose non essenziali. E tutte queste opinioni sono demolite.

Abbiamo poi mostrato che tutte queste opinioni sono sanissime e dunque, dato l’ottimo fondamento di tutte queste vanità, il popolo non è così vano come si dice. E così abbiamo demolito l’opinione che demoliva quella del popolo.

Ma bisogna ora demolire quest’ultima proposizione e mostrare che rimane sempre vero che il popolo è vano, per quanto le sue opinioni siano sane, perché esso non ne percepisce la verità dove è, e siccome la ripone dove non è, le sue opinioni sono sempre falsissime e molto malsane. [127]

 

*

 

Opinioni del popolo sane

 

Il più grande dei mali sono le guerre civili.

Sicuramente scoppieranno, se si vogliono ricompensare i meriti, perché tutti diranno di averne. Il male che c’è da temere da parte di uno sciocco che succede per diritto di nascita non è né così grande, né così sicuro. [128]

 

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Opinioni del popolo sane

 

Sfoggiare eleganza non è cosa troppo vana, perché significa mostrare che un gran numero di persone lavorano per noi. È mostrare con la propria acconciatura che si ha un cameriere, un profumiere, ecc. Con il proprio soggolo, il filo, il nastro, ecc. Ora, avere molte braccia non è pura superficie né semplice bardatura.

Più braccia si hanno, più si è forti. Sfoggiare eleganza, è mostrare la propria forza. [129]

 

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Ragione degli effetti

 

La debolezza dell’uomo è la causa di tante bellezze di cui si fa conto, ad esempio saper suonare bene il liuto. [Non suonare il liuto] non è un male se non a causa della nostra debolezza. [130]

 

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Ragione degli effetti

 

La concupiscenza e la forza sono le sorgenti di tutte le nostre azioni. La concupiscenza genera quelle volontarie, la forza quelle involontarie [ 7 ]. [131]

 

*

 

Donde viene che uno zoppo non ci irrita e una mente claudicante ci irrita? È perché uno zoppo riconosce che noi camminiamo diritti, mentre una mente zoppa dice che siamo noi a zoppicare. Se non fosse per questo, ne avremmo pietà, non rabbia.

Epitteto pone una domanda assai più forte: perché non ci arrabbiamo se dicono che abbiamo mal di testa, e ci arrabbiamo se dicono che ragioniamo male o che scegliamo male?

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La ragione è che siamo ben sicuri di non aver mal di testa, e di non essere zoppi, ma non siamo così sicuri di scegliere il vero. In modo che, non essendone sicuri se non in quanto lo vediamo con tutta evidenza, quando un altro vede con tutta evidenza il contrario, ne rimaniamo sorpresi e sospesi, e ancor più quando altri mille si fanno gioco della nostra scelta, perché si tratta di anteporre i nostri lumi a quelli di tanti altri. Ed è cosa ardita e difficile. Non c’è mai questa contraddizione nei sensi riguardo a uno zoppo.

L’uomo è fatto in modo tale che a forza di dirgli che è uno sciocco, ci crede. E a forza di dirselo per sé, uno se lo fa credere. Perché l’uomo da solo intrattiene una conversazione interiore, che è importante regolare bene. Corrumpunt bonos mores colloquia prava8 ]. Bisogna tenersi in silenzio il più possibile, e intrattenersi solo di Dio, che sappiamo essere la verità. E così ne persuadiamo noi stessi. [132]

 

*

 

Ragione degli effetti

 

Epitteto, quelli che dicono: voi avete mal di testa.

Non è la stessa cosa. Si è sicuri della salute, e non della giustizia. E infatti la sua era inconsistente.

E tuttavia credeva di dimostrarla dicendo: O in nostro potere, o no.

Ma non si accorgeva che non è in nostro potere regolare il cuore, e aveva torto di argomentarlo dal fatto che vi fossero dei cristiani. [133]

 

*

 

Il popolo ha opinioni sanissime. Per esempio:

1. Aver scelto il divertimento, e la caccia anziché la presa. Le persone di media capacità se ne fanno gioco, e trionfalmente dimostrano, su questo, la follia del mondo. Ma per una ragione che essi non penetrano, è ragionevole.

2. Aver distinto gli uomini dall’esterno, per esempio dalla nobiltà o dai beni. Il mondo trionfalmente dimostra, di nuovo, quanto ciò sia irragionevole. Ma è ragionevolissimo. I cannibali si fanno gioco di un re bambino [ 9 ].

3. Offendersi per aver ricevuto uno schiaffo [ 10 ], o desiderare tanto la gloria.

Ma essa è molto desiderabile, a causa degli altri beni sostanziali che le sono uniti. E un uomo che ha ricevuto uno schiaffo senza risentirsene, è coperto d’improperi e lasciato in preda al bisogno.

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4. Lavorare per l’incerto, andare per mare, passare su una tavola. [134]

 

*

 

Giustizia forza

 

È giusto che si segua il giusto. È necessario che si segua il più forte.

La giustizia senza la forza è impotente. La forza senza la giustizia è tirannica.

La giustizia senza forza è contraddetta perché vi sono sempre dei malvagi. La forza senza la giustizia è messa sotto accusa. Bisogna dunque mettere insieme la giustizia e la forza e, a questo scopo, fare in modo che ciò che è giusto sia forte o che ciò che è forte sia giusto.

La giustizia è soggetta a contestazione. La forza è riconoscibilissima e indiscussa. Così non si è potuto dare la forza alla giustizia, perché la forza ha contraddetto la giustizia, e ha detto che essa era ingiusta, e ha detto che era lei a essere giusta.

E così, non potendo far sì che ciò che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che ciò che è forte fosse giusto. [135]

 

*

 

Quale vantaggio è la nobiltà, che fino dai diciotto anni mette un uomo in posizione vincente, conosciuto e rispettato come un altro potrebbe averlo meritato a cinquant’anni! Sono trent’anni guadagnati senza fatica. [136]

 


 

1 ] Pascal chiama qui effetto «un fenomeno scelto, considerato come il luogo di una questione» (L. Thirouin). Fra le pratiche umane l’effetto si presenta sempre come un paradosso, un’assurdità apparente, di cui si fanno gioco le persone di media capacità (Montaigne), ma dietro il quale le menti acute sanno scoprire una saggezza, la loro “ragione” profonda.

2 ] Matteo 18, 3, dove Gesù dice: «Se non vi convertite, e se non diventate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli».

3 ] Critica del Traité des passions di Descartes.

4 ] «Il colmo del diritto è il colmo dell’ingiustizia» (Terenzio, Heautontimoroumenos, IV, 5, 47; cit. da Charron, De la Sagesse, I, 37, 5).

5 ] «Del vero diritto e della giustizia perfetta non possediamo alcun modello» (Cicerone, De officiis, III, 17; dagli Essais, III, 1, p. 796).

6 ] Bell’esempio di gioco che Pascal fa col testo degli Essais: «Lodiamo un cavallo perché è destro e vigoroso [...] non per il suo equipaggiamento [...] . Perché non stimiamo un uomo, ugualmente, per ciò che è suo? Vive nel lusso, ha un bel palazzo, tanto credito, tanta rendita; tutto ciò è intorno a lui, non in lui» (I, 42, pp. 259-260).

7 ] Tesi fondamentale degli agostiniani: la spontaneità e le scelte affettive («volontà») dell’uomo decaduto non sono altro che «concupiscenza». I politici astuti possono lusingare questa «volontà», o ricorrere alla costrizione.

8 ] Prima lettera ai Corinzi 15, 33: «Le cattive conversazioni rovinano i buoni costumi».

9 ] In «Dei cannibali» (Essais, I, 30, pp. 141-142), Montaigne racconta lo stupore di indigeni brasiliani di passaggio a Rouen, nel vedere «omaccioni barbuti, forti e armati» obbedire a un re bambino.

10 ] Analisi sarcastica della logica infernale della corruzione, come in tante riflessioni politiche di Pascal.

Pensieri [Nuova edizione a cura di Philippe Sellier secondo l’“ordine” pascaliano]
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