ECCELLENZA DI QUESTA MANIERA DI PROVARE DIO
Dio tramite Gesù Cristo.
Non conosciamo Dio se non per mezzo di Gesù Cristo. Senza questo mediatore è preclusa ogni comunicazione con Dio, tramite Gesù Cristo conosciamo Dio. Tutti quelli che hanno preteso conoscere Dio e provarlo senza Gesù Cristo avevano solo prove impotenti. Ma per provare Gesù Cristo abbiamo le profezie, che sono prove solide e tangibili. Tali profezie, una volta compiute e verificate dall’avvenimento, indicano la certezza di quelle verità e dunque offrono la prova della divinità di Gesù Cristo. In lui e per lui conosciamo dunque Dio. Per altra via, senza la Scrittura, senza il peccato originale, senza mediatore necessario, promesso e venuto, non si può provare assolutamente Dio né insegnare buona dottrina o buona morale. Ma per Gesù Cristo e in Gesù Cristo si prova Dio e si insegna la morale e la dottrina. Gesù Cristo è dunque il vero Dio degli uomini.
Ma noi conosciamo al tempo stesso la nostra miseria, perché quel Dio non è altro che il riparatore della nostra miseria. Così non possiamo ben conoscere Dio senza conoscere le nostre iniquità. E infatti chi ha conosciuto Dio senza conoscere la propria miseria non gli ha reso gloria, ma ha reso gloria a se stesso. Quia non cognovit per sapientiam, placuit Deo per stultitiam praedicationis salvos facere [ 1 ]. [221]
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Prefazione. Le prove metafisiche di Dio sono così
lontane dal ragionamento degli uomini e così involute che fanno
poca impressione. E quand’anche fossero utili ad alcuni, non lo
sarebbero se non nell’istante in cui ne vedono la dimostrazione.
Un’ora dopo, temono di essersi sbagliati [ 2 ].
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Quod curiositate cognoverunt, superbia
amiserunt [ 3 ].
[222]
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È ciò [ 4 ] che produce la conoscenza di Dio che si deduce senza Gesù Cristo: comunicare senza mediatore con il Dio che si è conosciuto senza mediatore.
Mentre quelli che hanno conosciuto Dio attraverso il mediatore conoscono la loro miseria. [223]
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È non solo impossibile ma anche inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo. Non si sono allontanati ma avvicinati; non si sono abbassati, ma quo quisque optimus eo pessimus si hoc ipsum quod sit optimus ascribat sibi [ 5 ]. [224]
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La conoscenza di Dio senza quella della propria miseria crea orgoglio.
La conoscenza della propria miseria senza quella di Dio crea disperazione.
La conoscenza di Gesù Cristo fa l’equilibrio, perché in lui troviamo Dio e la nostra miseria [ 6 ]. [225]
[ 1 ] Dopo un’allusione alla Lettera ai Romani 1, 21: «non l’hanno glorificato», Pascal cita la Prima lettera ai Corinzi 1, 21: «Dio, vedendo che il mondo, con l’umana sapienza, non lo aveva conosciuto nelle opere della sua sapienza divina, si è compiaciuto di salvare con la follia della predicazione quanti avrebbero creduto in lui».
[ 2 ] Come sant’Agostino, Pascal giudica queste prove inefficaci, a causa dello stato di debolezza in cui l’uomo giace oggi. Ma l’influenza degli Essais si sovrappone a quella dell’opera agostiniana. Pascal ha compreso la scoperta essenziale degli Essais: la «volubilità», «il vacillare della mente umana intorno a qualunque materia» (II, 12, p. 510).
[ 3 ] Agostino, Sermone 141, 1-2: «Il loro orgoglio ha fatto loro perdere ciò che la loro curiosità aveva trovato». Si tratta dei platonici, ai quali sant’Agostino applica di continuo i due versetti di Romani 1, 20-21.
[ 4 ] Questo frammento non è stato separato dal precedente se non nel 1711 da un colpo di forbici, sfortunato, a quanto pare, poiché sono stati incollati uno immediatamente di seguito all’altro nella Raccolta originale. È ciò che rinvia dunque a superbia, l’orgoglio.
[ 5 ] Bernardo, Sermoni sul Cantico, 84: «Migliori si è, peggiori si diventa, se si attribuisce a se stessi ciò per cui si è buoni».
[ 6 ] Agostino, Sermone 142, n. 1: «La lettura delle Scritture divine ci innalza e ci evita di essere spezzati dalla disperazione: inversamente, ci riempie di timore, perché non ci dissipiamo nelle nuvole dell’orgoglio. Ma stabilirci sulla via mediana (viam mediam), che è vera e retta, per così dire tra la disperazione a sinistra e la presunzione a destra, ci sarebbe estremamente difficile, se il Cristo non ci dicesse: Sono io che sono la Via, la Verità e la Vita [Giovanni 15, 6] ».