LA NATURA È CORROTTA
e
FALSITÀ DELLE ALTRE RELIGIONI [ 1 ]

Falsità delle altre religioni

 

Maometto privo di autorità.

Le sue ragioni dovrebbero dunque essere ben potenti, poiché non hanno che la propria forza.

Insomma, che dice? Che bisogna credergli. [235]

 

*

 

Falsità delle altre religioni

 

Non hanno testimoni. Questi qui ne hanno.

Dio sfida le altre religioni a produrre tali segni. Isaia 43, 9 - 44, 8. [236]

 

*

 

Se c’è un solo principio di tutto. Un solo fine di tutto. Tutto da lui, tutto per lui. Bisogna dunque che la vera religione ci insegni ad adorare lui solo e ad amare lui solo. Ma poiché ci troviamo nell’impossibilità di adorare quello che non conosciamo, e di amare qualcosa all’infuori di noi stessi, bisogna che la religione che ci istruisce di questi doveri ci istruisca anche di queste impotenze. E che ce ne insegni anche i rimedi. Essa ci insegna che a causa di un uomo tutto è stato perduto e rotto il rapporto tra Dio e noi, e che a causa di un uomo il rapporto è ristabilito.

Nasciamo così contrari a questo amore di Dio, ed è un amore così necessario, che bisogna che nasciamo colpevoli, oppure Dio sarebbe ingiusto2 ]. [237]

 

*

 

Rem viderunt, causam non viderunt [ 3 ]. [238]

 

*

 

Contro Maometto

 

Il Corano non è di Maometto più di quanto il Vangelo sia di san Matteo. È citato infatti da molti autori, di secolo in secolo. I nemici stessi, Celso e Porfirio, non l’hanno mai sconfessato [ 4 ].

Il Corano dice che san Matteo era un uomo dabbene. Dunque era falso profeta, o in quanto chiamava gente dabbene dei cattivi, o in quanto non era d’accordo con ciò che essi hanno detto di Gesù Cristo. [239]

 

*

 

Senza queste conoscenze divine5 ], che cosa hanno potuto fare gli uomini se non esaltarsi nel sentimento interiore che rimane loro della grandezza passata, o abbattersi alla vista della loro debolezza presente? Non vedendo infatti l’intera verità non sono potuti arrivare a una perfetta virtù; gli uni considerano la natura come incorrotta, gli altri come irreparabile, e così non sono potuti sfuggire all’orgoglio o all’ignavia, che sono le due fonti di tutti i vizi, non avendo altra alternativa che abbandonarvisi per viltà o uscirne per orgoglio. Perché se pure conoscevano l’eccellenza dell’uomo, ne ignora [va]no la corruzione, in modo che evitavano l’ignavia, ma si perdevano nella superbia; e se riconoscono l’infermità della natura ne ignorano la dignità, in modo che potevano, certo, evitare la vanità, ma a prezzo di precipitare nella disperazione.

Di là provengono le diverse scuole degli stoici e degli epicurei, dei dogmatici e degli accademici, ecc.

Solo la religione cristiana ha potuto sanare questi due vizi, non scacciando l’uno per mezzo dell’altro con la saggezza terrena, ma scacciando l’uno e l’altro con la semplicità del Vangelo. Poiché essa insegna ai giusti, che innalza fino alla partecipazione alla divinità stessa, che in quello stato sublime portano ancora in loro la sorgente di tutta la corruzione che li rende per la vita intera soggetti all’errore, alla miseria, alla morte, al peccato; e ai più empi grida che sono capaci della grazia del loro Redentore. In tal modo, facendo tremare quelli che giustifica e consolando quelli che condanna, tempera in così giusta misura il timore con la speranza, a causa della duplice capacità della grazia e del peccato che a tutti è comune, che abbassa infinitamente più di quanto potrebbe fare la sola ragione, ma senza indurre a disperare, e innalza infinitamente più di quanto potrebbe l’orgoglio della natura, ma senza indurre a gonfiarsi, mostrando così che compete solo a lei, unica esente da errore e da vizio, istruire e correggere gli uomini.

Chi può dunque rifiutare la fede e l’adorazione a questi lumi celesti? Non è chiaro più del giorno che avvertiamo in noi stessi caratteri incancellabili di eccellenza, e non è altrettanto vero che sperimentiamo continuamente gli effetti della nostra deplorevole condizione?

Questo caos, questa confusione mostruosa, che cosa gridano dunque se non la verità di questi due stati, con una voce così potente che è impossibile resistere? [240]

 

*

 

Differenza tra Gesù Cristo e Maometto

 

Maometto non predetto. Gesù Cristo predetto.

Maometto che uccide. Gesù Cristo che lascia uccidere i suoi.

Maometto che proibisce di leggere, gli apostoli che comandano di leggere [ 6 ]. [241]

 

*

 

In definitiva, sono così all’opposto che se Maometto ha preso la via di riuscire umanamente, Gesù Cristo ha preso quella di perire umanamente, e invece di concludere che là dove è riuscito Maometto, Gesù Cristo poteva ben riuscire, bisogna concludere che là dove è riuscito Maometto, Gesù Cristo doveva perire [ 7 ]. [242]

 

*

 

Tutti gli uomini si odiano naturalmente l’un l’altro. Ci si è serviti come si è potuto della concupiscenza per farla giovare al bene pubblico. Ma è solo finzione, e una falsa immagine della carità. Perché in fondo è puro odio. [243]

 

*

 

Sono state fondate e derivate dalla concupiscenza regole mirabili di vita civile, di morale e di giustizia.

Ma nel fondo, nello spregevole fondo dell’uomo, quel figmentum malum [ 8 ] è solo coperto, non rimosso. [244]

 

*

 

Gesù Cristo è un Dio cui ci si avvicina senza orgoglio, e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione. [245]

 

*

 

Dignior plagis quam osculis

non timeo quia amo [ 9 ]. [246]

 

*

 

La vera religione deve avere come caratteristica l’obbligo di amare il proprio Dio. Questo è ben giusto, e tuttavia nessuna lo ha comandato. La nostra lo ha fatto.

Deve, inoltre, aver riconosciuto la concupiscenza e l’impotenza. La nostra lo ha fatto.

Deve avervi apportato i rimedi. Uno è la preghiera. Nessuna religione ha chiesto a Dio di amarlo e seguirlo. [247]

 

*

 

Una volta compresa tutta la natura dell’uomo, bisogna10 ], per far sì che una religione sia vera, che abbia conosciuto la nostra natura. Deve averne conosciuto la grandezza e la piccolezza, e la ragione dell’una e dell’altra. Chi lo ha fatto, se non la religione cristiana? [248]

 

*

 

La vera religione ci insegna i nostri doveri, le nostre impotenze, orgoglio e concupiscenza, e i rimedi, umiltà, mortificazione. [249]

 

*

 

Ci sono delle figure chiare e dimostrative, ma ce ne sono altre che sembrano un po’ tirate per i capelli, e che non sono probanti se non per chi è già persuaso per altra via. Queste ultime sono simili agli apocalittici [ 11 ]. Ma la differenza è che essi non ne hanno di certe. Cosicché niente è così ingiusto come quando vogliono dimostrare che le loro sono altrettanto ben fondate quanto alcune delle nostre. Perché non ne hanno di probanti, come lo sono alcune delle nostre. Dunque la partita non è a pareggio. Non bisogna trattare queste cose alla stessa stregua e confonderle perché sembrano simili per un verso, mentre per l’altro sono così diverse. Sono le chiarezze che meritano, quando sono divine, che si guardi con reverenza alle oscurità. [250]

 

*

 

Non voglio che si giudichi di Maometto [ 12 ] per quanto vi è di oscuro e che si può far passare per un senso misterioso, ma per quanto vi è di chiaro: il suo paradiso, e il resto. È in questo che è ridicolo. E perciò non è giusto prendere le sue oscurità come misteri, visto che le sue chiarezze sono ridicole. Non è così per la Scrittura. Ammetto che vi siano oscurità altrettanto bizzarre come quelle di Maometto, ma vi sono meravigliose chiarezze e profezie manifeste e compiute. Dunque la partita non è equilibrata. Non bisogna confondere e pareggiare le cose che si somigliano solo nel lato oscuro, e non nel lato chiaro, che merita che si guardi con reverenza alle oscurità. [251]

 

*

 

Le altre religioni, come quelle pagane, sono più popolari, perché sono esteriori, ma non sono per chi comprende. Una religione puramente intellettuale sarebbe più proporzionata a quelli che comprendono, ma non servirebbe al popolo. Soltanto la religione cristiana è proporzionata a tutti, associando l’esteriorità e l’interiorità. Essa eleva il popolo all’interiorità, e abbassa i superbi all’esteriorità, e non è perfetta senza entrambi gli aspetti, perché bisogna che il popolo capisca lo spirito della lettera e che chi comprende sottometta alla lettera il proprio spirito. [252]

 

*

 

Nessun’altra religione ha proposto di odiare se stessi. Nessun’altra religione può dunque piacere a quelli che odiano se stessi e che cercano un essere veramente degno di amore. E costoro, se sentissero parlare per la prima volta della religione di un Dio umiliato, l’abbraccerebbero subito. [253]

 


 

1 ] Pascal ha riunito in uno stesso dossier i suoi appunti sulla «Falsità delle altre religioni», inchiesta che non ha avuto il tempo di sviluppare (undici frammenti), e delle indicazioni su ciò che doveva seguire immediatamente: la conclusione della sua prima parte, «Conoscenza dell’uomo», per la quale considerava anche come titolo «Che la natura è corrotta» (secondo il dossier «Ordine»). Per rispetto dell’integrità del dossier, gli appunti destinati alla conclusione sono stati lasciati là dove si trovavano; per distinguerli è stata scelta la stampa in grassetto. L’opposizione «false religioni» / condizioni a priori perché una religione sia vera, è ovunque percepibile. Pascal contava di iniziare la sua conclusione con una riflessione su tali condizioni a priori, prima di mostrare con lirismo che la Rivelazione biblica le realizza tutte. Così l’incredulo sarà preparato ad affrontare il secondo pannello del dittico: «Conoscenza di Dio».

2 ] Affermazione fondamentale dell’agostinismo: lo stato presente dell’uomo è così miserabile, che sarebbe blasfemo sostenere che Dio ha creato una creatura così derisoria. Questo mondo di accecamento, di odio, di sofferenza e di morte non può essere opera di un Dio buono! Che la natura umana sia corrotta, «l’evidenza della realtà» (rerum evidentia) e la Scrittura si accordano a dimostrarlo (Contro Giuliano, IV, 16, n. 78; Opera incompiuta contro Giuliano, III, 89). Gli agostiniani hanno solo sarcasmi per coloro che trovano che il nostro stato presente non è tanto male (cf. B. Pascal, Lettre sur la mort de son père).

3 ] «Hanno visto il nostro stato reale, ma non ne hanno visto la causa». Pascal generalizza una sentenza che Agostino aveva espresso a proposito di Cicerone. Nel terzo libro della sua Repubblica questi presenta l’uomo come prodotto da una natura matrigna, nudo, fragile, miserabile... e tuttavia abitato da una scintilla del fuoco divino. Ha dunque ben visto il nostro stato reale, ma ne ha ignorato la causa: «Rem vidit, causam nescivit» (Contro Giuliano, IV, 12, n. 60). Cf. tutto il dossier «Ragione degli effetti».

4 ] Celso e Porfirio non hanno mai sconfessato san Matteo (Grotius, Della verità della religione, II, 5).

5 ] Questo testo è il più importante dei frammenti raccolti in questo dossier per la conclusione della prima parte «La natura è corrotta». Come nell’Entretien avec M. de Sacy, Pascal sviluppa la diade orgoglio/pigrizia, invece della triade piaceri/curiosità/orgoglio.

6 ] Grozio scrive di Maometto in Della verità...: «La lettura dei suoi libri, pretesi santi, è interdetta al popolo» (VI, 2). Tutta la Chiesa primitiva si è nutrita della Scrittura, e il Nuovo Testamento ne raccomanda la lettura assidua (Lettera ai Romani 15, 4; Prima lettera di Pietro 1, 19; Prima lettera a Timoteo 4, 13; Seconda lettera a Timoteo 3, 16...).

7 ] Doveva: avrebbe dovuto (si tratta del Cristo considerato nella sua Chiesa).

8 ] «La composizione del cuore dell’uomo è cattiva fin dalla sua infanzia» (Genesi 8, 21). Figmentum malum è la traduzione latina dall’ebraico, come Pascal la leggeva nella Bibbia di Vatable. L’opposizione coprire/rimuovere, che servirà a denunciare l’insufficienza della honnêteté, potrebbe venire dagli Essais. Montaigne, dopo aver ricordato che le fiere, anche addomesticate in apparenza, ridiventano feroci alla vista di una goccia di sangue, aggiunge: «Non si estirpano queste qualità originarie, le si copre, le si nasconde».

9 ] Bernardo, Sermone sul Cantico, 84: «Più degno di percosse che di baci, non temo perché amo». Questo frammento e i due che lo inquadrano erano stati redatti di seguito su uno stesso foglio di carta; sono stati separati da Pascal stesso, come attestano i buchi di infilaggio.

10 ] Pascal aveva scritto dapprima: «bisogna trovarne la ragione». Si osservi la nitidezza dell’indicazione sull’ordine: «Dopo aver compreso tutta la natura dell’uomo», cioè per concludere tutta la prima parte dell’apologia.

11 ] L’edizione di Port-Royal designa sotto questo nome «coloro che fondano delle profezie sull’Apocalisse, che spiegano a loro fantasia».

12 ] Tourneur ha decifrato sotto questo testo il titolo «Falsità delle altre religioni», scritto a matita.

Pensieri [Nuova edizione a cura di Philippe Sellier secondo l’“ordine” pascaliano]
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